“Perdiamo con Armando una radice, uno sguardo lungo di civiltà e passione democratica, un punto fermo di responsabilità e amore per il Paese e la sua gente.” si legge sulla pagina ufficiale dell’ A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) per la morte di Armando Cossutta, 89 anni, comunista italiano e partigiano durante il secondo conflitto mondiale. Nel 1943, infatti, si iscrive al Partito Comunista, entrando nella Brigata Garibaldi. Siamo in piena guerra. Dopo l’armistizio dell’8 settembre gli alleati risalivano lo stivale, mentre nelle città italiane il vento della resistenza combatteva i tedeschi. Era tempo di paura e confusione, di morte e stermini indiscriminati. In “Una storia comunista”, edito Rizzoli, nel 2004, Cossutta racconta di esser stato catturato e condannato alla fucilazione quando, tuttavia, il plotone sparò in aria.
È stato il rappresentate comunista più filosovietivo del partito. Esponente del Pci dal dopoguerra fino lo smembramento del partito, entrò in Parlamento nel 1972, in cui è restato fino al 2006.
Rappresentava quasi l’antagonista di Berlinguer se non nelle fondamenta ideologiche del partito, nelle loro evoluzioni storiche, poiché i due leader si sono allontanati proprio sul prospettivo rapporto con Mosca. Cossutta si schierò radicalmente contro il revisionismo di Berlinguer e il distacco col blocco sovietico.
Cossutta fonderà poi La Rifondazione Comunista e in seguito, in polemica con Bertinotti, darà vita, con un distaccamento, al Partito dei Comunisti Italiani.
Nel 2009, inoltre, contrasta il progetto di legge 1360 che mirava a parificare i partigiani con i repubblichini di Salò e diviene poco dopo Vicepresidente dell’A.N.P.I., dedicandosi alla creazione di nuovi comitati dell’Associazione nelle varie città italiane.