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È morto Umberto Eco, a 84 anni, alle 22.30 del 19 febbraio 2016, a Milano. Il suo ultimo romanzo, pubblicato l’anno scorso, è Numero zero ambientato nell’Italia del 1992, quella di mani pulite; il primo, quello che gli ha dato la celebrità mondiale, è Il nome della rosa, uscito nel 1980, un classico, un pastiche riuscitissimo. Un feuilleton colto ambientato in un’abbazia medievale dove accadono misteriosi omicidi e Eco sfodera tutta la sua arguzia, la sua cultura e mette in piedi uno scenario storicamente accuratissimo.
Ma tra questi due romanzi ci sono tante altre opere, alcune riuscite, altre meno, ma sempre intellettualmente stimolanti. Come Il pendolo di Foucault che, quindici anni prima del Codice da Vinci (e in una chiave molto più colta e accurata), trattava il tema del complottismo storico, facendosene beffe; poi L’isola del giorno prima, La misteriosa fiamma della regina Loana, Il cimitero di Praga. L’Eco scrittore migliore, per molti, rimane quello medievale, e difatti non pochi sostengono che la sua opera narrativa più riuscita, dopo Il nome della rosa, sia Baudolino.
Eco, però, è stato tante altre cose. Semiologo, filosofo, saggista, era un grande intellettuale che riusciva a far percepire la complessità del mondo con un registro semplice e a far perdere i suoi lettori nei labirinti della post modernità senza farli sentire smarriti, ma incuriosendoli. Non si può non citare, tra i saggi, Diario minimo, una serie di scritti dove analizza vari fenomeni. Bellissimo quello su Franti (Fenomenologia di Franti), il “ragazzo cattivo” del libro Cuore, l’unico elemento, secondo Eco, da salvare in una classe di alunni dove regna il paternalismo borghese più bieco. Ma rimane nella memoria anche Fenomenologia di Mike Bongiorno dove Eco analizza il presentatore e rivela nella mediocrità il segreto del suo successo.
Professore e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna, fondatore del Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino, Eco si era sempre schierato contro Berlusconi, una politica di destra che strumentalizzava la stampa per farne una macchina del fango e questo emerge chiaramente nel suo ultimo romanzo. L’ultimo suo gesto di ribellione, non contro una cultura di massa ma una massificazione della cultura, era stata la fondazione, insieme a Elisabetta Sgarbi, di una nuova casa editrice, La Nave di Teseo, dopo l’assimilazione del gruppo Rcs Libri in Mondadori.
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