Nel gennaio 2008 il gruppo Rcs decise di chiudere la rivista Newton, mentre il cugino Focus aumentava ulteriormente la tiratura. La differenza tra Newton e Focus era come quella tra Anno Zero e Porta a Porta, tra Sorrentino e Vanzina; Newton aveva meno pagine e meno articoli, ma una maggiore precisione negli argomenti trattati, Focus era una mitragliata di notiziole, spesso riciclate da numeri precedenti, sbrodolava test come una qualsiasi rivista femminile di quart’ordine, e non lesinava tette e culi in copertina, specialmente nei numeri estivi, nei quali non mancava un “dossier sesso” richiamato a caratteri cubitali. Scopro che Newton è tornata in edicola a febbraio 2010, devo dire che mi ero incazzato non poco quando avevo saputo della sua chiusura; anche se non la leggevo più da un po’ di tempo, ero partito per la tangente, per me era l’ennesima vittoria dell’ignoranza* sull’onestà intellettuale, ci avevo ricamato un po’ troppo insomma, anche perché non consideravo che resisteva il Le Scienze del gruppo L’Espresso, ma ora che Newton è redivivo, possiamo dare a Focus quel che è di Focus, rivalutarla come i filmetti zozzi degli anni settanta. Un merito è senz’altro la passione per le foto, forse per fare volume, o forse per la legge per cui il lettore fa finta di leggere, ma in realtà guarda le immagini. La filosofia del “Lo sapevate che?” non aiuta la comprensione delle nozioni pubblicate ma può dare spunti per approfondimenti. Infine la propensione per la fantascienza, l’estetica alla “confini della realtà”; in ogni numero c’è almeno un richiamo agli extraterrestri, ai fantasmi, ai fenomeni paranormali, spesso accompagnati da illustrazioni che fanno tanto cronaca vera, una cosa che non sarebbe un merito se non fosse associata a una vena di sana goliardia, perché, parafrasando Wilde, non c’è nulla di più autentico dell’illusorio.
*Mi riferisco ovviamente al progetto editoriale, agli intenti e agli obbiettivi di marketing, e non all’istruzione di chi la rivista la legge e la scrive