Magazine Diario personale

E non c'è niente da capire

Da Pamirilla

 

E non c'è niente da capire

Siedo sul lato destro della chiacchiere del bar. Ha piovuto tutta la mattina ed ora l’aria sa di pioggia e d’autunno, le nuvole si aprono intorno ad un sole pallido ed affaticato.
Cerco con tenacia la solitudine ma poi trovo conforto in quell’amore che mi segue, mi reclama, che mi vuole accanto. Scappo per poter tornare, per potermene stupire. Mi allontano per guardare le cose da angoli inconsueti ed evitare inutili turbamenti . Poi mi riavvicino come una gatta selvatica e circospetta.
Vorrei un amore soffice, il peso dell’aria.

Come sono poetica, eh? E invece lo sapete quanto mi girano le scatole oggi?!!
Non capita anche a voi? Oggi è capitato a me.
FERMI LI’, guai a chi si muove!!
Ve lo dico subito: non ho nessuna bella storia da raccontare oggi, non ho neanche niente da dire e non è coerente che mi comporti così e non è bene. Lo so. Un grave danno alla mia immagine, persino.
GUAI A CHI SI MUOVE!
Certo non dovrei sbattere i piedi per terra e far capricci. Non è bello.
TU, ferma dove vai?
Oggi parleremo del niente e lo faremo insieme perché non ho voglia di star sola. Come? Quello che ho scritto sopra? Ah, sciocchezze, lasciate stare.
Che ci vuole a far un po’ di poesia ma qua la cosa è seria, il danno è grave.
Trattasi di:
a) blocco dello scrittore anche detto sindrome da pagina bianca;
b) tracce evidenti di ansia da prestazione miste ad ansia da “nun gliela possò fa” che pur sembrando due cose simili presentano però lievi sfumature che le differenziano in maniera sostanziale. Differenze che lascio troviate da soli per passare al punto
c) acuto e diffuso nervosismo causato dai punti a e b dei quali è a sua volta causa, vedasi :“il gatto che si morde la coda” o era il cane?
d) Il punto d mi sfugge perché mi sono distratta a causa delle patologie già descritte ai punti a, b e c;
Il punto e) non esiste e il punto g? sembra una chimera benché, a questo punto, basterebbe individuare un misero punto f per avvicinarglisi.
Ma non sono in vena.

Ecco l’orologio della torre che suona la mezza. Tra un po’ cominciano le campane. Forse a qualcuno questo ricorda qualcosa. Eggià….sono di nuovo qui, e ne parlavo anche qui e qui.
QUI è il mio posto, la mia casa d’elezione ma tra non molti giorni dovrò nuovamente auto-espellermi e tornare nel solito mondo. Tornare alla routine, ammesso che io ne abbia una, tornare indietro, andare da un’altra parte: quella da cui vengo. Forse è questo che mi rende nervosa. Sapere che tutto questo è per poco e invece vorrei che fosse per sempre. Come se i sogni potessero diventare una cosa vera e la realtà un sogno indistinto, un contorno vagamente inutile. Ecco le campane!!!
Mi sento precaria; io che sono una precaria per definizione, per vocazione, per scelta, ho trovato, inaspettatamente, una precarietà nella precarietà che non mi piace. Cammino in bilico su una corda tesa e tesa male; ci sarebbe da stupirsi se riuscissi a rimanere in bilico davvero.
Mi sta precipitando la vita e cade da una corda. Di bucato. Con i panni stesi e mollette di legno.
Ansia da prestazione. Brutta cosa.
Davanti a me la finestra aperta: quello che si vede dentro la finestra è talmente bello che mi sembra un poster. È vero o è un sogno? Per tenere la finestra aperta, con il freddo che fa, i piedi mi si sono realmente gelati.
E frego i piedi ascoltando la mia musica preferita, quella che mi sostiene sempre nei momenti di bisogno, che mi rende felice nei momenti felici ed in quelli difficili. Come un sogno, come un mondo migliore impossibile e reale al tempo stesso.
Ma stasera ho ospiti a cena, uno di loro è l’autore di questa musica. Cioè un uomo VERO. Che mangia, persino e non oso immaginare le conseguenze di tale atto. Allora il sogno è una realtà, la realtà è fatta di sogni oppure le campane mi hanno fatto del male al cervello?
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Qui sotto c’è un fiume (sì quello con le lumache, per chi ha letto gli altri post) e questo fiume parla. Ma magari l’ho sognato. Quella volta che ho pestato una lumaca, per sbaglio si capisce, sembrava una cosa reale.
L’odore di cannella è reale, la torta che ho fatto per stasera l’ho preparata sognando e muovendomi dentro la musica del musicista che si mangerà al torta. L’idea ha effetti devastanti sulle mie poche certezze e mi sento vittima di una sorta di cannibalismo estremo.
È evidente che io sia confusa.
È il niente che c’è nella mia testa e ve lo avevo detto che non sarebbe stata una cosa piacevole. Ma tant’è.
Sul piccione che semina i suoi bisogni qui accanto non ho nulla da dire: è evidente che sia tanto reale quanto odioso e che dire dell’insetto non identificato e cattivissimo che mi ha punto (due volte!) e fatto correre in farmacia con un braccio che sembra una pagnotta?! Reale, reale. Oppure un incubo…..anche…..potrebbe essere…..
    SIETE ANCORA LI’?
Magari me ne vado anche io.
Oggi è andata così.
Per quanto, pensavo che non ci fosse niente di cui parlare e invece ho finito per trovare un sasso nella scarpa e non è neanche tanto piccolo.
Ma si sarebbe potuto far finta di niente e mantenere una certa dignità.
Invece ho scelto di essere onesta.
E sono stremata.  
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  Voi….siete ancora lì?
La ricetta non c’è perché le torte che ho fatto per stasera le avevo già postate.

Sono una persona poco seria e ora lo sapete tutti.
Una pasticcera confusa.
Una donna sincera.
Una povera blogger in crisi.
E tant’è.

Ma perché questo non sia solo tempo perso e per premiare chi è sopravvissuto fin qui segnalo un blog che mi piace molto, di una persona che mi piace molto: Il circolo vizioso di Polepole.
Se poi seguite la storia della “Ficata” sappiate che c’ero anche io e ci siamo divertite un sacco. Un bacio a tutti gli altri che c'erano pure loro e a tutti quelli che sono stati con me in questo difficile momento!!!

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