28 FEBBRAIO 2014 – Alzi la mano chi solo pensava di potersi ritrovare dopo appena 25 giornate – ne rimangono ben 13 ancora da disputare – con 39 punti in classifica ed una salvezza, se non matematicamente, quantomeno virtualmente già in cassaforte. Ora la domanda nasce per forza spontanea: “ottenuta la salvezza, cosa facciamo?”. Un simpatico dilemma al quale dare una risposta non sembra certo cosa semplice. E’ fuor di dubbio che il risultato sin qui raggiunto rappresenta per una neopromossa come il Verona un piazzamento di tutto rispetto, che và oltre ogni più rosea aspettativa e che se non ci fa parlare di miracolo, poco ci manca. Il successo esterno di Livorno poi, ottenuto contro una squadra in lotta per non retrocedere e quindi per nulla arrendevole, oltre a dimostrare che la sconfitta casalinga della scorsa settimana contro il Torino è stata niente più che un semplice incidente di percorso, ha confermato l’invidiabile stato di forma dei gialloblù, che con una prestazione di grande qualità e quantità, hanno avuto ragione della squadra guidata da Di Carlo. Ma il tema di fondo è che da qui in poi sognare si può e non farlo sembra quasi un delitto. Ecco quindi che l’aver raggiunto con incredibile anticipo l’obiettivo minimo della salvezza, non può far altro che alzare in maniera direi quasi inevitabile l’asticella delle aspettative, che nel caso dei gialloblù assume le “conturbanti” sembianze dell’Europa League. Diventa oggettivamente assai difficile capire se un eventuale piazzamento europeo possa rappresentare per il Verona un vantaggio o meno, indipendentemente dal fatto di arrivarci dalla porta principale dell’accesso diretto piuttosto che dalla “porta di servizio” del turno preliminare. Le ambizioni della tifoseria, dopo anni di trascorsi tra Lega Pro e Serie B, sono sicuramente quelle di un campionato finalmente importante, senza dimenticare che gli stessi Setti, Sogliano e Mandorlini non sono certo uomini di calcio disposti facilmente ad “accontentarsi” di vivere alla giornata. E’ innegabile che una partecipazione al torneo continentale già al primo anno richieda soprattutto un investimento finanziario non certo di poco conto quando forse la strada migliore sembra invece quella di un processo di crescita più graduale e pragmatico, senza alimentare facili illusioni. La scelta appare quindi tutt’altro che facile. Credo tuttavia che la cosa più importante – e sono certo che in questo caso i gialloblù non lasceranno nulla di intentato – sia quella comunque di giocarsela, tirando le somme solo alla fine. In buona sostanza, giochiamo ogni partita come se fosse l’ultima, poi sarà sempre il campo a dare il suo insindacabile giudizio. La salvezza pressoché raggiunta mette però sul piatto della bilancia anche il tema altrettanto scottante dell’allenatore, visto che Mandorlini ha il contratto in scadenza. Se la società intende proseguire in questa crescita – Europa League o meno – il primo mattone è sicuramente rappresentato dalla riconferma del tecnico. Il resto, viene poi tutto da sé. Non credete?
Enrico Brigi
twitter @enrico_brigi
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