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È ora di buttare le cassette: V/H/S (2012)

Creato il 13 dicembre 2012 da Silente

È ora di buttare le cassette: V/H/S (2012)
2012, USA, colore, 111 minuti  Regia: Adam Wingard, David Bruckner, Ti West, Glenn McQuaid, Joe Swanberg, Radio Silence  Sceneggiatura: Adam Wingard, David Bruckner, Ti West, Glenn McQuaid, Joe Swanberg, Radio Silence 
Ad attendere qualcosa per troppo tempo e con troppa gola c’è sempre il rischio di ricevere un prodotto ben al di sotto delle aspettative, in fondo l’attesa, si sa, può far deragliare opinioni e pareri portando a liquidare il tutto con un bruttissimo embè!?, che è bene o male unica mia espressione ogni qualvolta guardo un horror yankee. Ho seguito lo sviluppo di V/H/S dai primi annunci, l’idea di un mockumentary a episodi spinto e prodotto da Bloody Disgusting e, più che altro, con la partecipazione di Ti West, mi ha fatto abbondantemente salivare nell’ipotesi di un’opera che, data la firma di giovincelli interessanti e indipendenti, potesse dare respiro al genere finto-documentaristico, svecchiandolo e portandolo comunque verso mete da troppo tempo stantie. E invece V/H/S è il peggior esperimento ipotizzabile, è l’insieme delle insulsità e dei cliché, non solo del mockumentary, ma del cinema horror e teen in generale.
Cinque episodi più uno a farne da collante, ma non una sola idea davvero valida e convincente, non un momento di cinema riuscito, di invenzione, di spunto narrativo, di capacità di analisi della materia e riflessione su di essa, solo una manciata di storiacce tremende, vecchie, vecchissime e a tratti insopportabili. Siamo infatti alle prese con giovinastri svogliati che spaccano mobili e rubano nelle case, giovinastri idioti che si sballano in disco e rimorchiano belle figliole, giovinastri ridicoli che vanno a campeggiare nei boschi per farsi ammazzare dal Jason di turno, giovinastri scemi che chattano su skype perché, ehi, è l’horror moderno e tecnologico, insomma, sempre il solito tran tran orrorifico a uso e consumo del solo pubblico americano.
Perché io non trovo interesse nel seguire le vicende di branchi di scemonzi ubriachi che gridano e trombano e si trastullano nel bosco e mostrano le tette su skype con una gratuità così fastidiosa da togliere qualsiasi carica erotica alle immagini, è più forte di me, se i personaggi non hanno un minimo di psicologia che vada oltre il party all night io non ce la faccio, per me è una storia di merda a prescindere. E infatti gli unici momenti in cui V/H/S ha realmente qualcosa da dire è proprio negli episodi in cui i protagonisti mostrano qualcosa in più, un sostegno narrativo che li renda quantomeno degni di una chance.
La sensibilità narrativa di Ti West si sente tutta nel suo frammento, una storia di due sposini in seconda luna di miele dove sostanzialmente non succede nulla, ma è un nulla legato al quotidiano, alle chiacchiere tra lui e lei, è un nulla normale. Per il resto, no, non è un buon corto, piace la lunga ricerca dialogica e il fatto che maritino e mogliettina riescano a dire qualcosa di più di fuck shit e beer, ma la rasoiata finale arriva troppo bruscamente e sinceramente non è che si capisce bene il perché e il percome, se non che succede quello che succede perché serviva un cazzo di colpo di scena e voialtri silenzio.
10/31/98, del collettivo Radio Silence, è invece l’unico episodio che mi è piaciuto, perché è breve, perché presenta protagonisti che non urlano ubriachi e non così giovani, e perché è un discreto incrocio tra una qualche ghost house e la follia di un Evil Dead, con invocazioni demoniache, apparizioni ectoplasmatiche, mani che spuntano dalle pareti e vie d’uscita che svaniscono: insomma, simpatico e piacevole, caratteristiche che cerco più in un horror tradizionale che in un mockumentary, ma in quest’insieme di porcherie è bene accontentarsi.
Il resto, come detto, è vuoto, sterile, scopiazzato, a tratti irritante, a tratti ridicolo: insensati i ladri di Tape 56, che guardano vhs con il cadavere di un vecchio in casa senza accorgersi che questo si muove tranquillamente, ignobile Tuesday the 17th, con un killer che sventra a caso senza motivi e moventi ragazzi che non hanno motivi e moventi nelle loro azioni, esilarante The Sick Thing That Happened To Emily When She Was Young, con questi due fidanzatini falsissimi che skypeizzano tranquillamente nonostante ci siano i fantasmi in casa e guarda caso le lampadine sono tutte rotte e l’unica fonte d’illuminazione è il computer. Nel miasma di pura dissenteria filmica, solo la discreta mazzata finale del primo episodio regala qualcosa, una bella evil woman che magna e s’ingozza di carne umana, ma sono pochi istanti, veramente pochi soprattutto se arrivano dopo venti e passa minuti di risate sguaiate, ubriachi che strillano, voyeurismi gratuiti e fastidiosi e I fuck her fuck fuck fuck I’m drunk fuck but I want to fuck.
Tardi ormai per disincentivare la visione di questa porcheria, in fondo la presenza di Ti West difficilmente fermerebbe chi bazzica nella blogosfera (forse, boh, solo questo tizio qui che mena bottigliate a tutti), ma, se potete, evitate, davvero.

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