Proponiamo un estratto dall’intervista che Roberto Gilli, promotore del Manifesto del #VandalismoLetterario, ha rilasciato a Storiedilibri.it, come spunto per parlare ancora di letteratura digitale e, in particolare, di e-poetry.
L’e-poetry è il sottoinsieme che si forma dall’unione tra poesia e medium digitale. La poesia è l’anima dell’umanità e da sempre ha preso infinite forme: danza e canto, scrittura, sussurro, lieder o poesia concreta. Ora la poesia può utilizzare il multimedia e il digitale: ma è sempre poesia, è sempre quel respiro di vita che ha attraversato la storia dell’uomo.
A differenza dell’e-Literature in generale, la e-poetry non si concentra sulla narrazione e lo storyelling ma descrive “piccoli frammenti di universo”. Il rapporto tra questi due mondi è semplice: proprio come la differenza tra una poesia e un romanzo.
Una classificazione:
Poesia 3D: una poesia che utilizza aspetti spaziali 3D (virtuali) per il suo svolgersi: una verso che scorre su un palazzo, un quartiere come un sonetto, una città come una raccolta di poesie. Il lettore esplora le poesie camminando e guardandosi in giro. Lo spazio stesso diventa significativo: ambienti ampi o opprimenti saranno usati con finalità diverse (vedi il mio lavoro Wanderung Digitale).
Poesia dinamica: è una poesia che sfrutta il movimento delle parole sul video: oscillazioni, parole che scorrono, lampi. Spesso questa dinamicità introduce degli aspetti “orali” alla parola scritta: come in una recitazione, infatti, nella poesia dinamica il testo non si lascia afferrare e ci costringere a scorrere con lui (vedi per esempio il mio Avatar7, “Foglie” o la mia op9).
Poesia multimediale: è una poesia che unisce diversi media come per esempio i suoni, le immagini, i video, la voce recitante e la parola scritta. È la forma più complessa e sfidante per un poeta (vedi per esempio tutti i “quattro poemi” del ciclo “quattro uomini”).
Poesia generativa: è una poesia che sfrutta le potenzialità di calcolo del computer per generare di volta in volta un’opera diversa. È forse uno degli aspetti più decisamente digitali in quanto tutto ciò che è multimedia può essere fatto anche con video o performance o installazioni. La generazione casuale ma controllata dell’opera è uno stacco completo dall’arte come la conosciamo (a parte qualche esperimento dada o della scuola Oulipo) e offre grandi potenzialità ma anche grandi difficoltà. Per esempio è necessario decidere a che livello, a che “granulosità, applicare il “caso controllato”: per esempio può essere a livello di verso (vedi la mia opera “parole digitali”) o a livello di poesia (come nel caso del mio lavoro “quattro uomini”).
Poesia ipertestuale: è una poesia che non offre un unico flusso e in cui, in genere, il lettore sceglie dove e come procedere. L’ipertestualità si sposa, secondo me, più con la prosa che con la poesia ma si possono fare esperimenti anche in versi se, per esempio, ci si stacca dalla lirica e ci si avvicina al poema (la mia opera ULE del 1996, per quanto scritta con un linguaggio che adesso non considererei poetico, tenta questa ricerca).
Sono termini, etichette, che descrivono diverse forme: la sostanza non cambia. Sono sempre poesie che vivono sul supporto digitale e che di questo medium prendono di volta in volta degli aspetti, delle potenzialità, che possono sposarsi con i contenuti e con la parola.
Qui potete leggere l’intervista integrale a Roberto Gilli e questo, invece, è il sito dove poter leggere le sue opere di e-Literature & e-potery.
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