E’ un po’ intontito e per un attimo osserva tutti i colori di quel fiore. Poi, all’improvviso, si posa di nuovo la mano sul petto e cerca ancora il battito del suo cuore. Controllare il battito cardiaco prima di alzarsi è un’abitudine che ha preso da poco. Immagina il flusso lento del sangue che scorre sotto quel battito, sotto la sua mano. C’è la vita, pensa. La sua vita che sente fremere, sussultare, martellare. Ma quel suono simile al ticchettio delle lancette di un orologio è anche un segnale di allarme che gli fa ricordare la morte. Se solo potesse vivere senza percepire quel rumore… Quanti pensieri in meno! Allora sì potrebbe godere pienamente il piacere della vita…
Di tutti gli scrittori giapponesi, Soseki è in un certo modo il padre della letteratura giapponese contemporanea, ma è anche tra i più enigmatici e indecifrabili. Le sue opere non possono essere definite belle come quelle di Kawabata, ma hanno una loro ammaliante precisione che descrive in modo efficace certe complicate verità emotive.
La scrittura di Soseki è acuta, coincisa, sagace. E poi è forse la sua più grande opera e, come tutte le sue opere, si muove molto lentamente, con calma, senza fretta. Non c’è alcuna azione reale, eppure, quando si finisce di leggere, si sente che si è verificato una sorta di sconvolgimento. Forse per questo E poi è un libro da leggere in tempi di crisi personale, quando si è spinti all’autoanalisi.
Natsume Sōseki
E poi
(traduzione di Antonietta Pastore)
Neri Pozza
2012