Io avevo il rossetto rosso e il cappotto aperto ma la sciarpa a coprire il collo, sotto il sole di febbraio che non è mai sincero, come questi tempi pieni di rumore e di vociare.
Piazza Dante era piena e via Toledo gremita di una fiumana di persone che onestamente non mi aspettavo. La manifestazione, sì, alla fine si può dire riuscita nonostante il dubbio forte fino alla fine e questo, a livello strettamente personale, è un atteggiamento di sfiducia e di disillusione che inizia a farmi paura.
Ho visto molte persone, bimbi bellissimi nei marsupi in braccio a belle mamme, ho visto anche quelle che si sentono sempre più a sinistra, più arrabbiate e più femmine delle altre, quelle che bisogna cambiare gli slogan e adottare un dress code, come nei peggiori party, perché altrimenti ci si omologa troppo.
Ho visto molte giovani donne ma non tutte quelle che avrei voluto vedere, ho visto tante facce note ma poche di quelle che avrebbero potuto davvero stupirmi.
Abbiamo lasciato piazza Dante e quanto più era alle nostre spalle e ci avvicinavamo al resto della città, tanto più tutto era uguale a ieri, all’anno scorso e a fra due anni forse.
E la vocina disillusa e sfiduciata ha ripreso a gridare. Perché poi la domenica Napoli è sempre stranamente silenziosa e già oltre Port’Alba le grida e la musica si sentivano meno.
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