C’è un sottile filo rosso che collega l’approvazione di ieri del Consiglio Regionale della Lombardia di una mozione a favore della famiglia naturale, la parziale retromarcia della Francia sull’indottrinamento gender ed altre realtà in sorprendente controtendenza. E’ la disobbedienza. Il laico e determinato rifiuto, che le anima, ad accettare qualsiasi cosa, come per esempio che vi siano infiniti modelli di famiglia e che papà e mamma, quei due, siano un’ancestrale imposizione culturale anziché il diritto fondamentale di ogni bambino.
Dunque è possibile, signore e signori. L’avanzata del Pensiero Unico non è inarrestabile, può e deve essere arginata. Ora lo sappiamo e la pigrizia fino a ieri tollerata non lo è più. Certo, si tratta di segnali di ribellione ancora parziali e il duello non sarà facile anche perché l’ideologia dominante, questo festival permanente di soli diritti che unisce aule parlamentari e corti di giustizia, piazze e redazioni, è radicata ovunque, persino in parti non irrilevanti del mondo cattolico. E’ dunque fortissima – dicevamo – ma non invincibile. Se sfidata seriamente, inizia cioè a tremare.
Perché possono propagandare la novità, ma non dire che il Nuovo sia sempre il Meglio. Possono dichiarare la famiglia in crisi, ma non affermare che siccome è in crisi è un orrore. Possono giustamente denunciare l’intolleranza, ma non far credere che chiunque difenda le ragioni della famiglia sia un potenziale picchiatore di persone con tendenze sessuali diverse. Possono mentire – e lo fanno spesso e bene – ma la saggezza popolare non si chiama così a caso. E a casa mia – e non solo mia – le bugie hanno sempre, in fondo, le gambe corte.