“La gabbia del politicamente corretto, praticamente, oggi come oggi, è quasi impossibile da rompere, perché il politicamente corretto è un codice di accesso. È il codice di accesso per arrivare a quella che viene chiamata “opinione pubblica”, il politicamente corretto rappresenta oggi quello che un tempo era il conformismo religioso medievale, quello che un tempo era il costume borghese, cioè rappresenta un insieme di interdetti, un insieme di tabù. Il politicamente corretto è l’equivalente postmoderno dei tabù delle tribù primitive, dove alcune cose non le potevi fare. Non puoi toccare l’impero americano, non puoi toccare l’olocausto, non puoi toccare la dicotomia sinistra-destra, non puoi toccare il primato dei gay sulle persone dette “normali”, non puoi toccare il primato simbolico delle femministe, sono tutte cose politicamente corrette, no? Chi si mette fuori dal politicamente corretto è subito stigmatizzato come fascista, nazista pericolosissimo. Però questo non riguarda la gente, riguarda i settori che hanno in mano le chiavi dell’opinione pubblica politicamente corretta, che sono gli intellettuali universitari e giornalistici.”
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