Beh, con l'Antotipia, inventata da sir John Herschel negli anni '40 del XIX secolo (e di cui ho parlato recentemente in un altro post), a questo traguardo ci si può avvicinare moltissimo, sempre che si rinunci a "scattare" foto e si accetti invece di realizzare "fotogrammi" di oggetti solidi e non trasparenti (foglie, fiori, oggetti in plastica, sagome e così via). Date un'occhiata a questo video dove illustro tutta la procedura.
Come avrete notato, il procedimento è assolutamente fotografico, sebbene molto limitato nella scelta di soggetti e tempi di... scatto! In realtà, accettando un procedimento "ibrido", di possono utilizzare dei positivi trasparenti ottenuti stampando (con la metodologia inkjet, ad esempio) foto in bianco e nero su fogli di acetato (lucidi da proiezione), collocandoli a sandwich con il foglio sensibilizzato con succhi vegetali ed esponendo il tutto al sole. Certo, in tal modo è solo la stampa finale ad essere ecologica, mentre non lo è la realizzazione della foto di partenza, ma.... meglio di niente!
Betulla
Naturalmente, è consigliabile utilizzare come supporto della carta ecologica, meglio se riciclata o prodotta grazie a risorse rinnvabili (stracci, legno da foreste certificate, e così via). L'Antotipia, oltre ad essere una tecnica fotografica creativa "Lo-Fi" ecocompatibile, è naturalmente utilissima per cercare strade nuove nella nostra ricerca fotografica. Io, ad esempio, la sto utilizzando per il mio progetto "Lucus", allo scopo di creare una sorta di "erbario" delle specie arboree e delle piante che vivono nei boschi.Salice
Naturalmente il processo che crea gli Antotipi (lo scolorimento dovuto ai raggi UV del sole) non può essere arrestato. Dunque le Antotipie non sono eterne, e per durare più a lungo vanno conservate al buio. Non è certo l'ideale per una mostra! A questo punto subentra però l'aspetto tecnologico del procedimento: si riproduce o si scansiona la stampa antotipica, la si sistema o elabora al computer e la si stampa con metodi tradizionali. In tal modo l'Antotipia è davvero come il negativo da cui si ricava la stampa analogica...