In questo paese così strano, così mal gestito, in cui in tanti, troppi siamo ormai parte solo di una burocrazia inutile, ciascuno sempre più egoista e orgoglioso della sua presunta indispensabilità, accade di non poter gioire, in un mercoledì anonimo di Febbraio, del turno infrasettimanale del Campionato di Calcio. Già. Due gravissime notizie hanno sconvolto il mondo del calcio in generale, in particolare a Torino.
La Juventus ha acquistato Matri dal Cagliari. Nulla da eccepire. Ma fa una certa impressione dover applaudire i gol di chi un gol ha segnato nella porta della Juventus solo poche settimane fa quando vestiva la maglia del Cagliari. Come si può accettare di vedere completamente rivoluzionate le squadre che partecipano al Campionato. Squadre che mantengono i colori delle maglie ma quasi nessun volto al di sopra di esse. Per caso è anche questo un effetto della globalizzazione?
No, è piuttosto una nevrastenica voglia di vittoria. Una bulimica necessità di fare notizia, di fare risultato. Una frenesia che contagia giocatori, allenatori, preparatori atletici, porta bibite. Una frenesia che ha lo spiacevole effetto di distruggere quel fascino che in un passato prossimo legava la squadra con la sua città. C’erano una volta i cosiddetti portabandiera. Prendete Torino, aveva un grande bandiera in Alex Del Piero. Malgrado l’ingordigia pallonara, malgrado l’indulgenza che la società civile e lo stato di diritto riconoscono al mondo del Calcio, spesso esente da certi controlli sulle operazioni finanziarie necessarie ai Presidenti per soddisfare le urla del popolo la domenica nel moderni Colossei.
Del Piero, già, uno che è qui da sempre. E sempre sarà. Direbbero i gobbi più curvi e deformi. I fighters.
E Del Piero cosa fa? Chiede al Comune di Torino 7 pass ZTL, uno per ogni automobile per poter accedere al centro svicolando da fans troppo euforici. Ci piacerebbe pensare a Del Piero come ad uno che è anormale perché gioca e fa vincere ancora anche se la sua carriera vede il sole ad Ovest. Perché è uno che non cede alle lusinghe del denaro, dell’estero e/o di altri club.
Perché è un non pazzo in un mondo, quello del calcio, di pazzi. Pazzo di denaro, di ristrettezze economiche, di scandali, di arbitri nel mirino, di mancanza di tecnologia, di mancanza ricambio, di mancanza di vivai. Pazzo di televisione e di diritti televisivi. La televisione ha allontanato il calcio dagli stadi. Spettacolarizzandolo. Wrestlinglizzandolo.
Livesicilia.it titola: “Quando la Juve si guardava solo alla TV”. Stasera al Barbera va in scena Palermo - Juventus. I Piemontesi, dopo l’infausta discesa garibaldina, raramente hanno fatto ritorno in Sicilia. Solo recentemente, dal momento che il Palermo stabilmente frequenta la massima serie, i Piemontesi della Juventus sono stati costretti a fare, sempre più spesso, ritorno al Barbera. Là, sotto il Monte Pellegrino. Dove il rosa del sole che tramonta si riflette sulla terra giallissima della Montagna che sovrasta Capaci e Punta Raisi, le spiagge di Mondello e la Riserva dello Zingaro, cose che sono per Piemontesi “comu u sticchiu per i ricchiuni”. Dove il rosa dei riflessi del sole si mescola col nero di una terra disgraziata cui la cappa di malavita e malgoverno toglie la speranza.
Mentre nel resto d’Italia in pochi vedranno la sfida di Palermo, siamo sicuri che stasera il Barbera sarà stracolmo. Con il rischio, ahimè, che ci siano tanti, troppi Juventini. Juventini di Sicilia. Ammincialuti da Garibaldi prima, dalla Fiat poi e da Del Piero oggi. Io tiferò Palermo!
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vg