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E se Bossi istituisse un’enclave padana in Tirolo?

Creato il 18 luglio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
E se Bossi istituisse un’enclave padana in Tirolo?Evidentemente il Senatur legge i nostri post. Ieri abbiamo scritto che la decisione di votare “no” all’arresto di Papa con la scusa che le manette non si mettono prima di un regolare processo, ci era sembrata una motivazione balzana e anche un po’ malsana e non per un accostamento birichino all’arresto di Totò Riina, ma semplicemente perché non esiste che un indiziato di reati gravi e con tanto di prove a carico, possa girare indisturbato per l’Italia. Ieri sera da Podenziano, puntuale come un’offesa agli Imam da parte di Gentilini, è arrivata l’ennesima, nuova versione di Bossi sul caso Alfonso Papa:”....eve...sere...stato”, che Rosy Mauro ha tradotto con un “deve essere arrestato” che contraddiceva completamente quanto affermato il giorno prima. La frequentazione pluriennale con Berlusconi deve aver prodotto anche nel Senatur quella distorsione schizofrenica del dire tutto e il suo contrario, dichiarare e smentire, negare e affermare al tempo stesso che spiazza coloro che ascoltano con una soglia minima di attenzione, l’esternazione dei pensieri e delle parole del successore di Odino, e ne seguono le azioni. Però Bossi, al quale l’ictus ha minato l’uso del verbo ma non sicuramente l’unica sinapsi che gli si agita da sempre nel cervello, ha tenuto a precisare che resta “....trario...le....nette...rima...el...cesso” (“contrario alle manette prima del processo”, n.d.t. – che significa “nota del traduttore”). A conferma della lettura attenta e meditata dei nostri cattivi e rivoluzionari pensieri, Umbertino ha fatto un’altra affermazione sulla quale occorrerà meditare. Evitando ulteriori citazioni testuali, altrimenti non ne veniamo fuori, Bossi in poche parole ha detto: “Arrivati a questo punto meglio fare la secessione che andrebbe bene al sud e al nord, con patti chiari e amicizia lunga. La secessione sarebbe la migliore medicina". Dimenticandosi che la Padania è solo un assurdo geografico inventato di sana pianta qualche tempo fa dal professor Gianfranco Miglio, che le regioni del Nord appartengono all’Italia che le ha pagate con il sangue del Risorgimento e della Resistenza, che se facesse un referendum pro-scissione la gente lo manderebbe a cagare, il Senatur insiste a portare avanti una strategia politica che è il frutto più eclatante e maturo di quella demagogia spicciola tanto cara alla Democrazia Cristiana di Fanfani e di Gava. Porterà anche qualche voto ma sicuramente non porta da nessuna parte se non a far sragionare di quisquiglie e pinzillacchere gli ubriachi del Bar dello Sport di Adro travestiti una volta l’anno da vichinghi a Pontida. Siccome però gli adepti di Odino (“Sono un celtico”, affermò a Pontida Roberto Castelli provocando le risate di mezzo mondo), non stanno bene in Italia e hanno bisogno dello spazio necessario alla produzione delle eccedenze delle quote latte da vendere alla borsa nera, resta valida la proposta fatta ieri ai leghisti dalla colonna centrale di questo blog: ma perché non ve ne andate in Tirolo, in Svizzera e in Francia? L’idea potrebbe essere quella di un’enclave nella quale poter mettere sui tetti delle scuole il sole padano, nei parchi le statue di Alberto da Giussano, Gianfranco Miglio e di Umberto Bossi in vita (oddio, si fa presto a dire “in vita”), nelle chiese la croce celtica al posto di quella cristiano-cattolica e gli affreschi che narrano la vita di Odino, nei luoghi pubblici cartelli tri-lingue in milanese, bresciano e bergamasco e, finalmente, i ministeri padani nei bar, nelle cantine e nei pub perché la politica deve essere vicina alla gente. Per non correre il rischio che si possa ripetere la storia di quello che è già successo in Palestina, gli svizzeri, i tirolesi e i francesi meridionali, si vedrebbero però costretti a innalzare un muro divisorio che impedisca ai leghisti la libera frequentazione di Innsbruck, di Lugano e di Chambéry intenzionati soprattutto a tutelare la buona educazione (che da quelle parti esiste) dagli improperi, dalle volgarità, dai rutti e dalle pernacchie di un popolo di valligiani e montanari ai quali la sola parola “mare” provoca fastidiosissimi eritemi solari. L’Onu potrebbe occuparsene preventivamente onde evitare il ripetersi di una secolare ormai “questione palestinese” e non avendo alcuna intenzione di inviare Caschi Blu a tutela della “questione padana”. Pensateci. Calderoli avrebbe finalmente il suo banano personale, Maroni l’unica band di blues in grado di esibirsi ai matrimoni e ai funerali, Castelli potrebbe dormire tutte le ore che vuole, Borghezio i mussulmani e i negher in giardino da frustare, Gentilini tutti i culattoni da appendere agli alberi delle Golden e Bossi il suo agognato harem (quello che invidia da sempre al suo amicone Silvio) soprattutto dopo che Berlusconi gli ha regalato uno scatolone delle “Scapagnini pill’s”. Ecco, un’enclave padana non ci dispiacerebbe affatto. Loro starebbero meglio e gli italiani si scrollerebbero di dosso un fardello che sta iniziando a essere duro da portare sulle spalle. È preferibile una sana sgrullata dopo un rapido cambio di acqua alle olive nei cessi di un centro commerciale che continuare a sentire Gentilini tentare di parlare italiano. Ma attenti a come lo sgrullate, Giancarlo e Mario sono pronti a tagliarvelo con un colpo secco di roncola dopo avervi scambiato per gay. Loro odiano i cazzi liberi.

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