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La fusione delle aziende del Gruppo EAV fallisceE SE CALDORO COMMISSARIASSE L’EAV?Quando una strategia fallisce, chi l’ha sostenuta deve dignitosamente farsi da parteL’Italia è il Paese delle dimissioni presentate fra urla e strepiti, ma sempre (o quasi) altrettanto rapidamente ritirate. La storia della Repubblica è costellata da una miriade di episodi – alcuni risibili – in cui uomini politici, grand commis di Stato, amministratori pubblici, ma anche giornalisti famosi ed allenatori di grandi club calcistici, messi alle strette da qualche evento che li chiama in causa direttamente (e dei quali vengono indicati come unici “capri espiatori”) fanno scattare le dimissioni, giustificate da senso di responsabilità e difesa delle istituzioni. Passata la bufera, alla chetichella e con il minimo dell’enfasi possibile, le dimissioni vengono rifiutate o, spesso e volentieri, vengono ritirate dal dimissionario stesso, anche in questo per alto senso delle istituzioni e di responsabilità.Ma fatta questa debita ed utile premessa (chiamiamola storico-metodologica), veniamo a noi. Circa un anno fa, abbiamo assistito al cambio della guardia al vertice delle principali aziende di trasporto pubblico di questa regione, Ente Autonomo Volturno e controllate. Il naturale, e perfino scontato turn-over (figlio dello spoil system), portò al vertice una nutrita schiera di manager (di estrazione politica, per la maggior parte) che ricevettero un incarico limitato nel tempo e con una strategia ben definita da predisporre e realizzare: la fusione per incorporazione delle controllate (Circumvesuviana, SEPSA e Metro Campania Nordest). Pur tra mille comprensibilissimi stop and go, in qualche modo, il processo pareva irreversibile ed era stato perfino metabolizzato dai lavoratori stessi, inizialmente riottosissimi. Nonostante le difficoltà tecniche, giuridiche ed economiche il processo aveva prodotto, agli inizi di gennaio, anche il suo primo atto ufficiale di tipo organizzativo: organigramma e funzionigramma. Tutto lasciava prevedere, insomma, che si procedesse speditamente, soprattutto per evidenti ragioni economiche. Il mega debito che pesa sul groppone del Gruppone (che cacofonia!) aveva fatto esprimere il vertice dell’azienda in termini lusinghieri rispetto alla strategia fusione, tanto da magnificarne i vantaggi a destra e a manca attraverso i media e anche nel corso di pubbliche apparizioni (convegni ed happening politici). In quelle occasioni, la fusione veniva propagandata come la panacea per tutti i mali, quasi un evento salvifico che ci avrebbe fatto “attraversare il deserto” come se fossimo a bordo di un comodo SUV dotato di aria condizionata, che non ci avrebbe fatto risentire delle fatiche e dell’arsura.Invece, eccoci qua - a metà marzo - ancora “sciolti”, ma per niente fusi. Anzi, forse fusi sì ma nel senso che nessuno pare avere il bandolo di una matassa intricata non solo dai debiti ma anche da un’assenza di strategia per il medio-lungo termine. Pare consolidarsi, anche nel TPL, l’italica propensione ad adottare una governance pigra che subisce gli eventi, piuttosto che guidarli.È notizia odierna che attraverso modalità assimilabili a quelle adottate per la sanità, la Giunta Regionale abbia deciso di sbloccare una quota dei pagamenti da destinare alle opere infrastrutturali, ferrovie comprese. Quest’iniezione di liquidità non può che giovare al sistema economico ma, ovviamente, si tratta di briciole che non possono sfamare totalmente, un mostro che sta morendo di inedia finanziaria.Peraltro, pare che l’alta direzione EAV stia provando a dirottare parte di queste risorse – utilizzando qualche alchimia giuridico-interpretativa – con la finalità di soddisfare parzialmente i grandi creditori della ricambistica per ottenere dagli stessi la parzialissima consegna di materiale di ricambio, in quantità almeno sufficiente a rimettere in circolazione qualche treno, per ora bloccato nelle officine di manutenzione.Ma, come l’osservatore avveduto intuirà, si tratta di deboli palliativi che non guariranno il “male oscuro” che ha aggredito le imprese del TPL. La questione, da tempo, non è più soltanto economica, ma piuttosto politica, nel senso alto del termine. È giunto il momento, non più rimandabile, di porsi l’interrogativo, tutto politico, su quale possa essere la visione strategica di questa regione (ma anche di tutta la nazione) riguardo la mobilità in generale, e il trasporto pubblico in particolare. In altre parole, come si proietta nel medio termina la politica dei trasporti e quale deve esserne la funzione economico-sociale? Ai due estremi oggi abbiamo: da una parte, l’Alta Velocità (con i suoi treni superveloci e superaccessoriati e relative tariffe alte); dall’altra, il trasporto locale (con mezzi obsoleti, condizioni di viaggio pessime e tariffe bassissime). Questi due mondi sembrano non colloquiare, anzi riproducono fedelmente, anche nella mobilità, le due Italie che si fronteggiano da qualche anno: da una parte, i pochi ricchi e privilegiati proiettati nel futuro e, dall’altra, i tantissimi nuovi poveri riconsegnati ad un passato di sacrifici e scarsa qualità della vita.Ecco perché potrebbe essere un segnale forte se il Presidente della Giunta Regionale della Campania, Caldoro, decidesse di commissariare EAV (e le sue controllate) ponendo ipso facto il trasporto locale al centro dell’Agenda istituzionale regionale. Un Caldoro, sempre meno Re Travicello, che mostra le unghie ai suoi alleati (?), sorretto da un sempre più folto gruppo di consiglieri confluiti nelle fila della Lista eponima. Caldoro, dicevo, dovrebbe autonominarsi Commissario della holding regionale dei trasporti, che tra ferro e gomma conta più di 4mila dipendenti i quali servono un bacino di traffico di circa 3 milioni di cittadini campani.Caldoro Commissario EAVrestituirebbe centralità al problema mobilità e, allo stesso tempo, darebbe un concreto segnale “Politico” che la partita trasporto pubblico coinvolge la Regione in maniera totalizzante, così come è stato per la sanità. Sanità e trasporto, peraltro, sono le due principali prerogative regionali (visto che l’urbanistica nel nostro territorio vive un momento delicato a causa della vicenda abbattimenti).Insomma, Caldoro “der Commissar” che prende in mano (e non solo simbolicamente) le redini del TPL regionale, mettendoci la faccia. È pur vero che la situazione è complicata assai e si rischia anche l’integrità del LATO B (metaforicamente parlando, ovvio). Nella malaugurata ipotesi di un dissesto totale del comparto, sempre possibile, peraltro, esporsi in prima persona avrebbe conseguenze inevitabili. Ma anche questa può essere una prova di conquistata maturità per il non più giovane virgulto, cresciuto a “pane e garofani”.Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli
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