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E se il debito pubblico italiano fosse inferiore di 200 miliardi?

Da Davix89 @diariofinanza

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C’è debito e debito. E c’è debito pubblico e debito pubblico. Lo abbiamo imparato (anche a nostre spese) in questi ultimi mesi, dove venivamo dipinti come “the elephant in the room” dell’eurozona.

La scorsa settimana, nel mio precedente post, avevo evidenziato come la dinamica del debito pubblico sembrasse, negli ultimi tre mesi, in miglioramento. Ed è vero, ma solo se ci fermiamo all’analisi del debito pubblico lordo.

Infatti, grazie alla disponibilità (e sotto le dritte!) di GPG Imperatrice, nota blogger che scrive sia nel network in cui posto anch’io (RischioCalcolato) e sia su ScenariPolitici, siamo riusciti a ricreare quello che, almeno approssimativamente, potrebbe definirsi come il debito pubblico “netto” (1).

Proviamo a schematizzare il concetto.

Schema debito pubblico

Il debito che viene spesso menzionato dalla stampa specializzata e dai mezzi di informazioni è il debito lordo delle amministrazioni pubbliche. Ma come vedete dal schema, vi sono, in base a quello che Gpg Imperatrice mi ha suggerito, una componente negativa che è il vero debito pubblico italiano “netto”, e tre componenti positive, rappresentate da tutti i depositi delle amministrazione e le riserve ufficiali che Bankitalia gestisce e detiene per lo Stato Italiano (anche qui però ci sarebbe da chiarire il rapporto Stato-Bankitalia, sempre molto difficile da inquadrare), che quindi vanno a correggere il debito netto. Ed è un ragionamento che, se nel settore privato si fa spesso (l’impresa XYZ ha 30 miliardi di debiti, però avendo una liquidità a breve di 20 miliardi non preoccupa di fatto il debitore), nel settore pubblico difficilmente viene proposto.

Dopo quindi aver accennato la composizione di questo debito pubblico “netto”, passiamo a qualche dato.

DEBITO NETTO

Su questa tabella potete vedere tutti i dati salienti dell’ultimo anno. Importante è analizzare come le tre voci, se sommate (2+3+4 nella tabella), vanno a ridurre di molto il debito pubblico nazionale (nel 2011 una media di 205 miliardi), portando quindi il rapporto debito/pil molto più basso del 119% attuale (secondo Gpg siamo vicini al 107%).

Importante è poi notare anche il diverso andamento delle due tipologie di debito (che si può notare con facilità grazie alla colorazione dei valori: verso il rosso –> debito alto, verso il verde –> debito basso): mentre il debito lordo in valore nominale aveva fissato il suo massimo a luglio dello scorso anno, il debito netto ha fissato il suo massimo nel mese di novembre, in un chiaro trend di crescita che si sviluppa da inizio anno.

E tale trend lo si riesce a cogliere anche dal seguente grafico, che mostra come i due debiti si siano mossi in questi ultimi 10 anni e, nell’ultima rilevazione di novembre, si vede chiaramente come la divergenza si stia ampliando.

variaizone debito

In questo grafico poi ho volutamente riportato il tasso medio annuo di crescita del Pil pro-capite di quest’ultimo decennio (dal 1999 al 2009), al fine di semplificare la comprensione di molti lettori che guardando questi grafici non riescono a comprenderne il significato.

Ebbene, in questo grafico si può cogliere il reale funzionamento del (discutibile) rapporto debito/Pil: quando la variazione del debito è in “zona verde” (quindi minore della crescita del Pil) si avrà una riduzione del rapporto, se maggiore viceversa.

Ed ecco qui la spiegazione delle due manovre del governo Monti:

  1. La Salva-Italia per fare in modo di far rientrare i tassi di crescita del debito nella zona verde (ndr ridurli…)
  2. Il Cresci-Italia, che dovrebbe alzare quella zona verde, rendendo quindi il debito più sostenibile.

 

E qui sta il giochetto: il tuo debito può anche crescere a tassi altissimi, ma se il tuo Pil cresce ad un tasso maggiore il giocattolo funzionerà sempre e nessuno si lamenterà della crescita del tuo debito.

Ma quando il “giocattolo Pil” si rompe (vedasi Grecia), comincia una spirale che porta inevitabilmente a drastiche riduzioni di spesa pubblica o, in casi estremi, il default.

 

 

Note

(1): “debito pubblico netto” è una definizione impropria, visto che, secondo Gpg Imperatrice, ci sarebbero anche altre voci che ad oggi sono impossibili da contabilizzare con puntualità.

Note bibliografiche

Per i dati riguardanti il debito pubblico si è utilizzato il database pubblico di bankitalia, estrapolando i dati dalle tavole TCCE0300 e TIAA0450 [link]

Per i dati riguardo la crescita del Pil, si sono fatte delle elaborazioni partendo dai dati Istat, reperibili a questo [link] (file excel)


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