E se il Festival di Sanremo fosse un antipasto di quello che sarà il prossimo governo di centrosinistra? Chiudete gli occhi:
Fazio è Bersani,
la Littizzetto è Vendola,
la giuria di qualità sono i giornali e le case editrici filogovernative,
i dati positivi dell’audience sono gli indicatori macroeconomici (Pil, debito pubblico, spread, disoccupazione),
Toto Cutugno che canta con l’Armata Rossa è una riedizione dell’amnistia togliattiana verso i reduci della Repubblica di Salò
Albano è una possibile soluzione della questione meridionale attraverso un’intesa con la Coldiretti,
Bar Refaeli è una scelta di campo in Medio Oriente,
gli Almamegretta sono un’apertura all’ala destra dei movimenti,
Pippo Baudo rappresenta la continuità con la prima Repubblica,
la serata nostalgia è un omaggio al centrosinistra degli anni 60 (Moro e Nenni),
il dominio assoluto dei cantanti provenienti dai talent show è una politica di contrasto alla disoccupazione: è l’alleanza fra Merito e Bisogno propugnata nei primi anni 80 dal socialismo liberale in salsa craxiana…
Insomma il prossimo governo di centrosinistra sarebbe un Festival di Sanremo migliore. Non sarà mai un premio Tenco, né tantomeno un festival di rock indipendente. Scordatevi Woodstock. Scordatevi “l’alternativa”. Un altro spettacolo NON è possibile.
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