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E se vivessimo tutti insieme? (Et si on vivait tous ensemble?)

Creato il 20 novembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

E se vivessimo tutti insieme? (Et si on vivait tous ensemble?)

Anno: 2011

Durata: 96′

Nazionalità: Francia, Germania

Genere: Commedia

Regia:  Stéphane Robelin 

 Distribuzione: Parthénos 

Uscita: 29 Novembre

E se vivessimo tutti insieme?, film di chiusura della sessantaquattresima edizione del Festival di Locarno, è il vero banco di prova del regista francese Stéphane Robelin, al suo secondo lungometraggio; il primo Real Movie del 2004, che narra l’avventura di uno studente di cinema che filma il suo migliore amico, e ne drammatizza la storia per compiacere gli spettatori, si rivela un esperimento girato in digitale e con pochissimi mezzi, distribuito in una decina di copie.
Sfruttando la propria sfera personale e familiare – il regista ha conosciuto quasi tutti i suoi bisnonni, instaurando con loro un legame profondo – Robelin concepisce un film in cui si parla dell’età che avanza e dei problemi legati ad una società che dovrà sempre di più fare i conti con una popolazione anagraficamente vecchia. “In passato, i genitori anziani venivano accuditi dai propri figli, ma dall’inizio degli anni ’70 hanno smesso di vivere con le proprie famiglie”; ed è proprio dagli anni Settanta che viene mutuata l’idea che dà origine al titolo, il concetto di “comune”, che univa i giovani di quell’epoca, diventa il filo conduttore dei cinque protagonisti di questa commedia; eh già, nonostante il tema, amaro e impegnativo, Robelin, formatosi grazie ai film di Ettore Scola, Dino Risi, Marco Ferreri e Nanni Moretti, sceglie il genere Commedia per raccontare in maniera corale e allegra anche i momenti più seri, alleggeriti dall’umorismo.
Un gruppo di amici di vecchia data, che hanno passato da un bel po’ la settantina, decidono di andare a vivere insieme, per condividere le difficoltà di salute e aiutarsi reciprocamente; così, dopo l’infarto di Claude (Claude Riche), che non regge il consueto incontro amoroso con una giovane prostituta, Albert e Jeanne (Pierre Richard e Jane Fonda) e Claude decidono di trasferirsi nella grande casa di Annie e Jean (Geraldine Chaplin e Guy Bedos); la convivenza ha i suoi problemi, che scaturiscono non tanto dalle differenti abitudini dei cinque amici, ma dal rendersi conto che il tempo passa e bisogna fare i conti con la perdita di memoria di Albert, la malattia di Jeanne, e alcuni fantasmi del passato.

Insieme al gruppo vive anche Dirk, interpretato da Daniel Bruhl, (che ha lavorato con Wolfgang Becke nel nostalgico Goodbye Lenin e con Quentin Tarantino in Bastardi Senza Gloria), un ragazzone tedesco studente di etnologia, alle prese con la tesi sulle condizioni degli anziani presso gli aborigeni australiani e qualche litigio con la sua fidanzata; Dirk è il dog-sitter del cane di Albert, e il suo personaggio, sebbene secondario, è forse quello che matura e si evolve, fino a prendere coscienza di sé e di quello che realmente vuole dalla vita.
Nonostante l’intento del regista, “parlare di temi seri con gli strumenti dell’umorismo e dell’emozione” e la bravura dei singoli attori, oltre al loro curriculum eccellente (Jane Fonda torna a girare un film in francese dopo circa quarant’anni da  Crepa padrone, va tutto bene di Jean Luc Godard), il film appare inverosimile, specialmente se paragonato all’attuale situazione economica e sociale europea; i cinque protagonisti sono chiaramente appartenenti ad una classe sociale agiata (Jeanne era una docente di filosofia all’università e Annie una psicologa), che in parecchie scene si perdono in vino, champagne e sontuosi aperitivi; vestono abiti eleganti e abitano case arredate con gusto; i risvolti sociali dell’aumento della popolazione anziana di oggi vanno ben oltre i problemi di salute: nel film i protagonisti possono curarsi, anche senza ricorrere alla sanità pubblica, mentre in Francia, così come negli altri Paesi d’Europa, il vero problema è la perdita dei pilastri di una società sana, la sicurezza, la sanità e l’istruzione.

E Robelin ci prova a ricordare, tra una coppa di champagne e i lavori per la costruzione della piscina nella casa di Annie e Jean, che l’Europa è attraversata da una profonda crisi sociale ed economica: all’inizio del film, attraverso il notiziario radio che annuncia che il governo francese immetterà liquidità nelle banche per sostenerle, e nella scena dello sgombero di uno spazio occupato dagli immigrati, durante il quale Claude si oppone alla polizia in assedio anti-sommossa (e nasce spontanea la domanda, se sono più figli del popolo i poliziotti, costretti a caricare, oppure il borghese Claude, che si mette dalla parte degli immigrati per sentirsi ancora vivo, ma non perché ci creda fermamente); restano comunque due tentativi isolati, in un film, che seppur godibile e piacevole, non sembra andare a fondo del problema.

Anna Quaranta


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