Magazine Cinema
(clicca sul titolo per leggere la recensione)
1 - ON THE ROAD (Walter Salles)
Un film arrivato clamorosamente fuori tempo massimo. La colpa non è di Walter Salles, che ha fatto il possibile per adattare al meglio il romanzo di Kerouac, ma proprio del libro stesso... un libro ormai prigioniero del tempo e terribilmente datato, che risente malauguratamente del peso degli anni. Ciò che ai tempi era dirompente e trasgressivo, oggi fa oggettivamente ridere. Malgrado l'impegno e le buone prestazioni di (alcuni) attori.
2 - GLI AMANTI PASSEGGERI (Pedro Almodòvar)
Tutto sa di vecchio e stravisto in questa deludentissima ultima opera di Almodòvar: Don Pedro prova a ritornare al suo cinema degli esordi raccontandoci una storia che vorrebbe essere grottesca e comica, con i consueti intermezzi a sfondo sessuale-libertino-follemente ironico, ma che invece, stavolta, scadono solo nella volgarità più triviale. Un film stanco, spento e che non riesce a sorprendere più nessuno. Un brutto passo indietro che segue, in maniera preoccupante, il flop de La pelle che abito.
3 - AFTER EARTH (M.Night Shyamalan)
Cronaca di una paurosa involuzione: quella di un cineasta di culto che non ne imbrocca più una e si vede costretto a girare film su commissione per tirare a campare, umiliandosi anche ad accettare per il ruolo di protagonista l'improbabile figlio di Will Smith, in una pellicola tutta 'in famiglia' (papà Smith fa da spalla e la moglie produce). Un nepotismo peggio della prima repubblica... che brutta fine per il regista de Il sesto senso!
4 - TO THE WONDER (Terrence Malick)
Malick ormai se ne frega altamente del pubblico, questo è un dato di fatto. Ma è anche oggettivo che i suoi film sono diventati tanto banali quanto pretenziosi, autoreferenziali, fini a se stessi. To the Wonder è una comunissima storia di corna che Malick dilata fino all'umana sopportazione, rendendola terribilmente noiosa e insostenibile anche allo spettatore meglio predisposto. Adesso basta, non ci facciamo più abbindolare.
STOKER (Park Chan-Wook)
L'attesa faceva venire l'acquolina in bocca: il regista di Old Boy al suo debutto americano, che porta sullo schermo una torbida vicenda famigliare. Peccato che la sceneggiatura è scritta da un attore televisivo, il film (già rifiutato da mezza Hollywood) è commissionato dagli studios e il regista coreano debba accettare tutto a scatola chiusa. Il risultato è deludente: una confezione impeccabile che nasconde un clamoroso vuoto di idee. La classica montagna che partorisce il topolino.
6 - SPRING BREAKERS (Harmony Korine)
Uno dei film più ipocriti, bigotti e perbenisti che mai ci sia capitato di vedere. Falso e affabulatorio come pochi, vorrebbe prendere in giro una generazione (quale, poi?) di ragazzi ricchi e decerebrati disposti a tutto pur di sballarsi. Peccato che per giungere allo scopo (lodevole, per carità) ricorra allo stesso trash che tanto disprezza, pur di ottenere visibilità: Spring Breakers è una specie di versione 'scorretta' di Beverly Hills 90210 con quattro protagoniste in bikini dalla prima all'ultima inquadratura, e con generosa esposizione di certe parti anatomiche che sappiamo. Vorrebbe essere alternativo, invece è solo spazzatura.
7 - UN GIORNO SPECIALE (Francesca Comencini)
Il peggio del peggio del peggio del cinema italiano. Talmente qualunquista da far venire la nausea. Pellicola insopportabilmente attuale, che sfrutta ruffianamente il momento per scagliarsi contro la classe politica e vomitar(ci) addosso una caterva di banalità e luoghi comuni sull'Italietta di oggi. Non si capisce come film del genere possano essere in concorso per il Leone d'Oro a discapito di altre opere forse meno 'sponsorizzate' ma sicuramente più meritevoli...
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