La distribuzione in Piazza San Pietro di “misercordina” ossia di rosari dentro scatole con un cuore rosso e scritte farmaceutiche blu, sembra proprio una trovata di quelle che le agenzie pubblicitarie sfornano per rendere attraente un articolo in crisi di vendite. Non so se si possa chiamarla una caduta di stile, ma illustra benissimo il fatto che lo stesso Papa è in fondo una nuova amabile confezione per un prodotto in difficoltà: la sostituzione del Pontefice con un buon parroco comprensivo che, come si dice, si è svestito della ieraticità e della pompa, per “parlare alla gente”.
Ed è vero, papa Francesco denuncia i guasti del capitalismo con toni che nessun leader politico osa fare, cerca di riformare una curia corrotta, avida e intrigante che, come dimostra il ruolo di monsignor Fisichella nella scissione Pdl, fa le sue ignobili batttaglie di potere e di denaro, sembra voler attenuare il ruolo dell’infallibilità papale, ha persino inaugurato un armistizio nella guerra contro il sesso condotta dai suoi predecessori. Però tutto questo rimane nella predica, ma non sembra tradursi in dottrina: il fatto di non attaccare gay, donne, preservativi aborto, non si presenta come un mutamento della politica della chiesa, ma semplicemente come un glissare su un discorso spinoso.
Tre esempi di ben altra portata rispetto alle frasi ad effetto, dimostrano chiaramente come ben poco della sostanza sia cambiata: Francesco ha accettato tranquillamente e partecipato in video conferenza ad ottobre alla beatificazione di 522 franchisti, ovviamente cattolici, rimasti uccisi nella guerra civile: una rivendicazione palese e orgogliosa del ruolo svolto dalla Chiesa a fianco della dittatura e un chiaro segnale circa le visioni politiche della Chiesa e forse del papa stesso visto il ruolo di sostegno o comunque di non belligeranza durante la dittatura militare in Argentina.
Nello scorso luglio ha taciuto sui quattro ordini religiosi che schiavizzavano le donne irlandesi nelle famigerate “Lavanderie Magdalene” e che si sono rifiutati di fornire un indennizzo alle superstiti. Nonostante fosse stato chiamato in causa direttamente il papa ha messo a freno la benigna facondia che gli è propria e se ne è stato con le labbra incollate.
Infine il Papa si appresta a fare santo un personaggio già beatificato da papa Wojtyla, ossia quel Junipero Serra, missionario francescano che tra un’orazione e l’altra si rese responsabile del genocidio dei nativi californiani, sterminandoli nei lager ante litteram dove dovevano lavorare pesantemente 14 ore al giorno e ricevevano cibo per circa 800 calorie come alcuni storici si sono dati la pena di dimostrare. Il prossimo santo frate attirava con astuzie e promesse i nativi nelle missioni da lui fondate (quasi tutte trasformatesi nelle città califoniane con il “San”) per poi schiavizzarli nel lavoro dei campi a scopo di lucro e ucciderli a bastonate se tentavano la fuga. Ne morirono a decine di migliaia, consentendo al beato di entrare a far parte della mitologica “menzogna americana”. Per cui capite che non vedo l’ora di accendere una candela per San Junipero.
Di tutto questo, ovviamente, i media italiani non danno alcuna notizia, come se i cittadini fossero nativi da convertire e magari schiavizzare sul lavoro in un prossimo futuro. Ed è così che è difficile accorgersi che dentro la scatola di misericordina, non c’è alcuna misericordia, ma solo una nuova tecnica di vendita. Che il bugiardino mente sugli orribili effetti collaterali. E che può far bene al massimo ai reni che filtrano la cattiva coscienza.