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È tempo di Zambiamento

Da Giorgiocaccamo
Lo Zambia, già Rhodesia del Nord, è uno stato dell'Africa australe. Conosciuto perlopiù per le meravigliose cascate Vittoria. Un paese povero, o meglio con accentuata sperequazione nella distribuzione della ricchezza. Un paese con basso indice di sviluppo umano (Hdi), nonostante un buon tasso di alfabetizzazione: sono purtroppo alte la mortalità infantile e l'incidenza dell'Hiv/Aids. Nella classifica di Transparency International per il 2010, lo Zambia è alla 101esima posizione (punteggio 3,0), cioè è un paese piuttosto corrotto, anche se la situazione è migliorata negli ultimi anni, durante i quali, tra l'altro, l'economia nazionale è cresciuta molto.
La domanda è legittima: che c'entra questa divagazione enciclopedica con un blog sulla Sicilia? C'entra, c'entra. L'Italia è messa sicuramente meglio dello Zambia. Crisi a parte, gli indicatori dello sviluppo sono migliori di quelli africani, non c'è dubbio. Però, se lo Zambia fa 3, noi non arriviamo a 4: il punteggio italiano nella classifica dei paesi corrotti è 3,9 (67esima posizione). C'è però qualcosa che fino a oggi ci rendeva più arretrati dello Zambia.
È tempo di ZambiamentoCristina Fazzi è una pediatra di Enna. Da anni lavora in Africa, è un medico missionario a Ndola, nella regione zambiana del Copperbelt, la "cintura di rame" al confine con la "mia" Repubblica Democratica del Congo. Un medico single. Aveva adottato legalmente cinque bambini in Zambia. Legalmente, non stiamo parlando di Madonna che preleva bambini in Malawi. Ora il tribunale di Caltanissetta (giudici Piergiorgio Ferreri e Francesco Pallini) ha recepito la sentenza di una corte zambiana e riconosce la dottoressa Fazzi come madre adottiva di Joseph, un bambino di sette anni.
Forse solo chi in Africa c'è stato (e io sono rimasto solo pochi mesi) può capire cosa significa vedere bambini soli e sofferenti. La comprensibile ma a tratti ipocrita emotività delle immagini televisive spiega poco. Cristina Fazzi è una madre single. Cristina Fazzi è una madre. Questo conta, Joseph è suo figlio, e il riconoscimento di un tribunale italiano sicuramente nulla aggiunge all'amore e all'affetto di una madre. Però è una sentenza che finalmente potrebbe renderci a pieno titolo un membro di quel cosiddetto mondo civile. Mondo civile nel quale non meriteremmo di stare finché saremo così arretrati in materia di adozioni e affidamento dei minori.
Tanto ci sarà sempre qualcuno che metterà in dubbio l'opportunità di dare un bambino in adozione a una donna non sposata. Si dirà che la priorità è il bene del bambino, che deve avere un padre e una madre. Nel caso specifico, siccome in Africa ci sono stato, immagino – con cattiveria  che la priorità vera sia quella di mantenere orfanotrofi e istituti di accoglienza, ai quali è facile far arrivare fondi di sostegno e offerte per le cosiddette adozioni a distanza. Ma, ripeto, penso male.
Sei mesi fa la Cassazione aveva invitato il Parlamento ad aprire, in casi limitati, all'adozione per i single. Come spesso accade, non se la prendano cardinali e prelati, è la legge stessa che lo prevede. Secondo l'interpretazione corrente, la Convenzione europea sull'adozione dei minori, firmata a Strasburgo nel 1967, non preclude esplicitamente ai single la possibilità di adottare un minore. Naturalmente ciascun caso va trattato singolarmente secondo le proprie caratteristiche, è per questo che esistono giudici e tribunali.
Non so se la sentenza di Caltanissetta diventerà un importante precedente. Intanto Joseph ha una mamma.

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