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E tu, che tipo di giornalista sei? Ecco i 10 più comuni…

Creato il 20 ottobre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Fare il direttore di un giornale, al giorno d’oggi, è un impegno non indifferente e non poco confusionario. Chiunque abbia visto una puntata di “House of Cards” ha potuto notare una dei personaggi destreggiarsi efficacemente tra tweet, post pubblicati, blog e voglia di affermarsi senza un minimo di “timore reverenziale”. O di gerarchia redazionale. E di contro, il direttore della testata per cui Zoe lavora, all’inizio, dimostra quanto vetusti e simili ai dinosauri siano quei giornalisti che pensano ancora di poter far stare in un riquadro di carta, con una cadenza quotidiana, le novità che interessano alla gente. Il giornalismo è racconto, condivisione, presa di coscienza: e viaggia sui canali che i lettori preferiscono, con il registro che amano leggere.

C’è anarchia, signori, e oltre all’anarchia ci sono tanti modi nuovi di essere giornalisti. Di contro, è però facile uscire dal seminato di un mestiere rispettabile e finire nel mare magnum del web: in mezzo a complottisti, fonti inattendibili e diffamatori di ogni genere e sorta. In questo articolo non ci prodigheremo ad approfondire le difficili tematiche del giornalismo partecipato, dei nuovi “modelli redazionali” e quant’altro, ma proveremo a sorriderci su e chiedere a voi in quale categoria vi sentite più a vostro agio. E, a nostro modesto avviso, ci permetteremo di dirvi che un bravo giornalista corrisponde un po’ a tutti gli stereotipi descritti, con un giusto mix di dosi e buon senso. Buona lettura.

I dieci tipi di giornalista del giorno d’oggi

1) Il blogger: di giornalistico ha poco. Passa molto tempo online, legge e commenta le notizie parlando in prima persona ed esprimendo giudizi personali su cose di cui non è minimamente in grado di occuparsi. Può affascinare e, spesso, ha una prosa piacevole da leggere, ma rischia di essere solo un grande creatore di fumo negli occhi. Condivide sui social come se non ci fosse un domani.

2) Il tradizionalista: per lui esiste solo la carta stampata e una notizia è vera solo se la legge su un giornale “affermato”. Ricorda un po’ un bradipo, tende ad essere saccente ma impara il raro dono della sintesi: ogni avverbio sono battute in più, che tolgono spazio a preziosi virgolettati di qualche personaggio di secondo (o terzo) livello. Gli serve una macchina da scrivere Olivetti, al più tardi di fine anni ’80.

3) L’Hemingway: no, non è un cocktail, ma di solito ne beve molti. È un’evoluzione del tradizionalista, che però si radica maggiormente in una specie di tempio narcisistico ed autoreferenziale. In lui c’è il dramma del cronista anni ’20, il pathos del reporter di guerra, lo stile – sia nel vestire che nell’atteggiarsi – della persona un po’ cinica e molto vissuta. Sturm un drang dal sapore torbato.

4) Il SEO: per lui un articolo non vale nulla se non ha migliaia di visualizzazioni. Non importa che la notizia, in sé, valga meno di una buccia di banana buttata per terra. Che siano gattini coccolosi, che siano tragedie immani senza alcun rispetto per le vittime, o che siano fatti puramente inventati o male interpretati, l’importante è che ci siano tanti click. Il motore di ricerca è il suo unico Dio.

5) L’investigatore: più che un giornalista è un detective. Vive costantemente all’erta, si guarda attorno e scova complotti o notizie semi-occultate per rivelarle al mondo. È più aggressivo della media, incalza con le proprie domande chi si trova di fronte, porta a dire qualsiasi cosa chi intervista. È l’evoluzione del giornalista d’assalto dei grandi classici. Implacabile.

6) L’opinionista: indipendentemente da come sia solito preparare i suoi pezzi, è un individuo che ama la propria voce. Similmente al “blogger” sputa sentenze e commenti su materie a caso, forte del fatto che in Italia “siamo tutti allenatori”. A differenza del blogger però, sa millantare meglio la propria posizione e fa cadere dall’alto i propri giudizi: difficile contestarli, visto che a volte sono talmente presenti nei suoi scritti da non essere identificabili distintamente. Manipolatore.

7) Il data enter: figura quasi mitologica si occupa di pubblicare contenuti a più non posso, prendendoli dalla rete, dalla vita reale, dai vicini di casa. Normalmente ha una direttiva di base su cui impostare la propria ricerca, per il resto è tutto un gran “copia e incolla” degli argomenti più discussi. Un serial killer insomma.

8) Il cronometro svizzero: probabilmente ha una app sul suo smartphone per intercettare le comunicazioni della polizia. La sua forza è il tempismo e si avvale della velocità del web per essere sempre il primo ad informare il mondo di qualcosa successo sotto i suoi occhi (anche nel caso stia bighellonando sulla sua bacheca di Facebook). Breaking news 2.0.

9) Il pettegolo: figura ibrida, un po’ tradizionalista un po’ investigatore. Solo che non ha voglia di mettersi impermeabile ed occhiali neri ed allora si avvale di una fitta rete relazionale, fatta di addetti stampa, personaggi politici, presidenti di associazioni varie. Le sue fonti sono sempre “qualcuno ha detto”, “è stato riferito” e la sua vita è più simile a quella di un PR.

10) Il multimediale: per lui la scrittura è superata. Anche la televisione. Anche la radio. Anche la fotografia. L’unico contenuto che valga la pena di esistere è qualcosa di completo, che contenga video, immagini, qualche testo, molti tag, e soprattutto sia responsive se visto su smartphone o tablet. È un vero creativo, un artista del montaggio che, possibilmente, adotta anche uno stile molto urbano che ammicca agli skater. D’altra parte lui è il futuro.

Al di là degli scherzi, indipendentemente da che tipo di giornalista pensiate di essere, nessuna di queste figure deve più mancare nel vostro intimo. Un po’ come in “Inside Out” ma in versione competenze professionali, invece che schizofrenia. Tempismo, precisione, cognizione di causa e attenzione alla leggibilità dei vostri pezzi sono la formula per non finire nel tritacarte. Andate in giro, con gli occhi aperti e confessatelo: non è forse il lavoro più bello del mondo?

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