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E tu e noi e lei tra noi: le corna, queste (s)conosciute

Creato il 01 dicembre 2011 da Rory

E tu e noi e lei tra noi: le corna, queste (s)conosciute

Una gaia immagine di me che leggo il nuovo libro dell’amico e collega Gianni Riotta detto affettuosamente Johnny. Tale immagine ha fatto scalpore nella rete ma di questo ne parleremo poi, intanto vi consiglio di leggere questo suo testo perché è veramente bello!

Oggi parliamo delle famose corna, dette anche cornazze o, in italiano standard, tradimenti. Non mi fate i moralisti: tutti, almeno una volta, abbiamo tradito qualcuno. Magari anche solo col pensiero, magari anche col classico “what if” ma insomma, ci siamo passati tutti. L’idea mi è venuta ieri alle 4 di notte, mentre per tentare di addormentarmi ascoltavo “Io confesso” (chiariamo: la canzone non mi mette sonno, è che… va bene, meglio glissare).

La canzone dice proprio:

Lo so di aver tradito/ ma tradire poi cos’è/ non credo nel peccato, amore mio/ perché non credo in Dio

E nel testo, l’ipotetico “lui” torna dalla donna amata dopo averla cornificata perché capisce d’aver sbagliato ma capisce anche d’amarla davvero. Personalmente (anche se credo in Dio) sono concorde con l’ipotesi che il tradimento non costituisca peccato. Uno può tradire perché è un po’ brillo, perché l’ormone gli girava a tremila, perché magari in quel momento aveva dei dubbi esistenziali o peggio…

Con questo non intendo dire che il tradimento sia giustificabile ma semplicemente che succede e quindi va fronteggiato, nolenti o volenti dobbiamo fronteggiarlo. Si, perché tolte le frasi di circostanza tipo “tesoro scusa ero ubriaco”, poi come la mettiamo a nome, direbbero a Napoli?  Penso sia un melodramma sia per il tradente che per il tradito, non è una cosa certo facile, anche perché dissipare gli eventuali dubbi è cosa lunga e complicata.

Se si è i tradenti, le cose si mettono male, sia perché potremmo acchiappare le mazzate, sia perché siamo comunque costretti a riflettere sulle origini del nostro tradimento, che spesso e volentieri risiedono in qualcosa che non va nella nostra relazione, bisogna mettere sul piatto della bilancia i pro e i contro e c’è da capire se vale veramente la pena riparare al danno fatto oppure se è meglio tirare i remi in barca e chiudere in bellezza.

Se si è i traditi, i dolori sono anche maggiori. Innanzi tutto per il fantasma della domanda ricorrente “ma perché mi ha tradito? perché? perché proprio a me?” domanda ovviamente che ci sembrerà sempre priva di risposte. Anche qui, si dovrà operare un bilancio, quindi capire se il pentimento della persona è sincero e soprattutto, se vogliamo riprendercela, col dubbio di un nuovo tradimento che serpeggerà sempre dentro di noi.

Non fatico ad ammettere di aver tradito (ma non so se sono anche stata tradita… probabilmente sì), non sono tipo da tiratoni moraleggianti di tipo catoniano che mal si sopportano anche al liceo, però dopo varie esperienze anche molto dolorose, ho capito alcune cose che vorrei condividere con voi, o amati lettori:

Prima dell’atto del tradimento, conviene riflettere: perché lo stiamo facendo? Perché la persona che abbiamo davanti ci manda in subbuglio? Perché abbiamo bevuto troppo? Perché ogni lasciata e persa?

o forse…

accade perché qualcosa col nostro partner non va più come prima? o perché magari questo di questo fantomatico partner non è che ci interessa poi così tanto? C’è da riflettere. Se lo merita davvero questo ragazzo/a un simpatico palchetto di corna genere Festival di Sanscemo? Come reagirebbe se venisse a scoprirlo? Con che faccia lo guarderemo domani negli occhi? Ne vale davvero la pena?

Non per fare la solita marzulliana della situazione ma se vi fate delle domande, otterrete delle risposte e capirete (o almeno ci andrete vicini) quello che provate davvero e come vi dovete comportare.

E voi? Avete mai tradito? che ne pensate delle cornazze?

p.s. è uscito questo mio pezzo sul Cormezz, se vi fa piacere dateci un’occhiata!


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