L’abbiamo letto tutti perchè ci faceva ridere, poi abbiamo capito che la sua ironia aveva un fondo molto più profondo; non era solamente la facile caciara delle rime scurrili a cui certi contesti ci hanno abituati…
Così, l’abbiamo letto tutti perchè ci avrebbe sorpresi: un post, un’attesa… Centinaia di commenti, come una lunga partita a tennis e al posto della pallina le parole.
Le parole, i registri linguistici usati scambiati alternati senza sforzo apparente, soprattutto per chi legge; immagini divertenti e a tratti malinconiche, racconti plausibili, verosimili non sempre ma spesso, la verità dove sembra di no e viceversa.
Uno pseudonimo che chissà dove nasconde qualcosa di vero, un nome vero che magari è falso: una porta nuova si è aperta, e al di qua dell’uscio vi sono le logiche commerciali delle case editrici, scrittori che non sanno scrivere – e forse neppure leggere – ma pubblicano e vendono. Al di là, oltre l’uscio, un territorio nuovo, quello di chi se ne infischia e si mette in gioco usando sapienza ed intelletto, coraggio e spavalderia.
Avvocatolo, Massimo della Penna
– o comunque chiunque tu sia, qualunque sia il tuo vero nome –
hai oltrepassato la porta dell’attesa di una risposta, la soggezione che porta a sperare e basta.
A noi, ora, l’ardua sentenza:
sarà vero talento?

evvai, Avvo’… certo che ti leggeremo!
buona domenica

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