L’ultima volta che ho messo piede in una chiesa cattolica apostolica romana al fine di assistere a un qualsivoglia rituale risale probabilmente a un’altra era geologica. Figurarsi in una chiesa luterana. Fatto sta che quest’anno gli organizzatori dell’Off Festival di Katowice (uno degli eventi preferiti dagli hipster locali) hanno deciso di ambientare l’esibizione di Dylan Carlson & co. nella bellissima Chiesa della Diocesi Luterana del capoluogo della provincia della Slesia. Scelta davvero azzeccata.
L’importanza degli Earth nella scena drone/doom/stoner è nota e non c’è bisogno di sottolinearla. Carlson, famoso anche per essere stato amico fraterno e coinquilino di Kurt Cobain nonche’ l’ultima persona ad averlo visto in vita dopo avergli prestato il fucile che poi usò per spararsi, è un tossico da paura. Guance scavate, folta barba grigia e Telecaster a tracolla, entra in scena accompagnato dagli altri due membri fissi della band: Karl Blau al basso e la robusta Adrienne Davies alla batteria. Ma prima della loro esibizione accade purtroppo qualcosa di orrendo. L’apertura del concerto doveva essere affidata al compositore minimalista Eugeniusz Rudnik, il quale aveva annunciato forfait pochi giorni prima dell’evento e non è quindi presente. Tuttavia decide di punirci lo stesso, annunciando tramite messaggio registrato che ci farà sentire la registrazione del commento musicale di un reportage a cui sta lavorando. Una roba allucinante. Una sorta di mutilazione di Beethoven apre l’opus in questione, seguita da dialoghi tratti dal suddetto reportage, che segue l’attivita’ di alcuni insegnanti e musicisti che cercano di insegnare canto a bambini con problemi di udito. Semplicemente terrificante. Mezz’ora di dialoghi alternati con Beethoven + rutti e scuregge. A un certo punto io e Ania, la mia ragazza, ci guardiamo sconsolati e inizio a chiedermi cosa mai abbia fatto per meritare tutto ciò. La gente intorno a me è disperata. La tortura finisce e si sente qualche applauso (molto ritardato e assai fiacco) di cortesia.
Poi gli Earth, finalmente.
I posti sono a sedere e l’ambientazione è fantastica. Una chiesa dell’Ottocento illuminata da flebili luci rosse e blu. Un trip. Attorno a me è un tripudio di barbe hipster. Mi fa ridere pensare che quella che può sembrare trascuratezza è in verità una cura maniacale del look. Io potrei a volte essere scambiato per uno di loro ma si tratta di pura pigrizia e poca voglia di maneggiare lamette.
Dylan annuncia subito l’uscita di un nuovo album in settembre e inizia a presentare i primi pezzi che verranno eseguiti, tutti tratti dall’imminente fatica discografica. C’e’ ovviamente spazio anche per i pezzi piu’ vecchi, su cui spicca una delle loro prime creazioni, la pesante Ouroboros is broken, tratta dal primo EP griffato Sub Pop, quell’Extra-Capsular Extraction che vide la luce nel 1991. Prima dell’inizio del concerto mi son recato al banchetto del merchandise dove ho preso la consigliatissima raccolta A Bureaucratic Desire for Extra-Capsular Extraction, contenente l’intero EP più delle registrazioni destinate ad un album che poi non uscì. Tutte risalenti ai primi anni ’90. Arriva pure la spaziale The bees made honey in the lion’s skull, tratta dall’album omonimo, quello di maggior successo per la band di Olympia.
Un totale di cinque pezzi eseguiti (ognuno di una lunghezza media di 15 minuti) per una serata davvero speciale, che fa contenti tutti, dall’alternativo modaiolo al metallaro. Lasciamo il luogo soddisfatti e andiamo a bere una birretta o due nelle vie del centro per poi far ritorno al tristissimo Hotel Katowice, una sorta di gigantesco dormitorio/pensione per minatori dell’era comunista convertito in albergo. Seguiranno tre giorni di indie sui palchi dell’OFF Fest. L’anno scorso ci hanno suonato pure i Brutal Truth, tra gli altri. Chissà che le prossime edizioni non riservino qualcosa di stuzzicante, per quanto riguarda il metallo.