Magazine Politica

East Journal compie tre anni. Parole in libertà

Creato il 17 marzo 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 17 marzo 2013 in Opinioni ed eresie, Slider with 0 Comments
di Matteo Zola

800px Staudammkrone Lünersee 2

East Journal compie tre anni, ce ne eravamo quasi dimenticati. Il 15 marzo 2010, in un’umida mansarda torinese, con un  gesto nient’affatto epico, veniva aperto uno spazio in cui scrivere di est Europa. Un timido progetto di giornalismo partecipativo che ha, pian piano, raccolto intorno a sé giovani emigrati, precari o disoccupati. Saremmo stati sempre di più in quelle condizioni, chi l’avrebbe mai detto allora: fatto sta che partimmo, prima come piccolo blog, poi costituendoci in testata quotidiana, con la nostra buona dose di sogni di gloria. La cosa buona dei sogni è che non si consumano con l’uso. E anche oggi, consapevoli delle difficoltà, non li smettiamo. Essere un giornale, un giornale “vero”, che potesse avere qualche introito e pagare collaboratori e redattori, anche solo simbolicamente, era (ed è) un sogno proibito. Proibito dalle troppe regole, che è giusto e necessario rispettare, che fanno sì che solo di tassazione saremmo andati a pagare il doppio (o il triplo) di quello che speravamo di ottenere in termini di ritorno economico. Siamo così rimasti, gioco forza, a un livello “amatoriale”, figli di un Dio minore, il web, che non riceve un euro di fondi in un mondo dell’informazione in cui l’Unità e l’Avvenire costano allo Stato, da soli, circa 10 milioni di euro l’anno.

In un’epoca in cui si chiede a gran voce l’abolizione di fondi pubblici (a partiti come a giornali…) la nostra riflessione è diversa: quegli stessi soldi darebbero da vivere e da lavorare a un centinaio di piccoli giornali on-line occupando decine di giovani. Giovani che oggi vivono una povertà e una precarietà che li rende più simili ai poeti simbolisti di fine Ottocento che a professionisti del terzo millennio. E il paragone non ha nulla di romantico. I fondi pubblici all’editoria servono, almeno idealmente, a garantire il pluralismo. Noi diciamo che cento nuove testate on-line sono pluralismo molto più di due dinosauri che restano invenduti nelle edicole (chissà perché). Di più: diciamo che grazie ai fondi sarebbero libere e indipendenti, non condizionate da questo o quel gruppo di potere politico-economico. E l’informazione libera è un servizio, come gli asili o gli ospedali. Anzi, è un diritto del cittadino.

Ma sappiamo che ci stiamo stroncando contro i mulini a vento. Eppure non smettiamo di credere di poter svolgere, nel nostro piccolo, un servizio. Per farlo abbiamo stabilito di seguire una linea editoriale liquida (da bravi allievi del polacco Bauman) che fosse una e molteplice, capace di farsi delle domande se non già di dare risposte. Capace di contraddirsi, di evitare la verità come una peste, rimestando nel dubbio. Soprattutto, pur parlando di temi apparentemente distanti dai problemi quotidiani, non perdiamo il contatto con la realtà. Non siamo di quelli che vivono beati e pasciuti nella torre eburnea dell’intellettualità. Il nostro cervello si sporca le mani. Viviamo sulla nostra pelle i problemi e le tensioni del secolo, e nel parlare di Ungheria o Bielorussia cerchiamo di raccontare una realtà che ci riguarda da vicino: quella europea. Mai come oggi i nostri destini nazionali sono intersecati a quelli continentali: la moneta unica, la politica comunitaria, risentono degli eventi politici d’Ungheria come di Francia. A quell’Europa in crisi guardiamo: ai suicidi degli imprenditori in Grecia, alle camice brune di Budapest, ai culti “etnici” dei Balcani, alla corruzione in Romania, per guardare ai suicidi in Veneto, ai populismi nostrani, ai regionalismi xenofobi e padani, alle corruttele endemiche del nostro Paese. E lo facciamo esprimendo opinioni, talvolta prendendo posizione, ma mai una sola opinione o un’unica posizione. Il pluralismo per noi è anche la capacità di accogliere al nostro interno dissonanze che sanno armonizzarsi.

Ecco, questo terzo compleanno – che tiene a battesimo anche la nascita di un nuovo progetto, il quadrimestrale Most, e che vedrà presto East Journal costituirsi in associazione culturale – è all’insegna della consapevolezza e della tenacia: il tempo, ora lo sappiamo, non è galantuomo. I sogni non sono fatti per essere realizzati. Ma questa epoca asfittica richiede di essere raccontata con boccate d’aria. Speriamo, nel nostro piccolo, di essere per voi una finestra sempre aperta. Anche se aperta sulla nebbia.

Fonte_ Wikimedia commons

Tags: compleanno, east journal Categories: Opinioni ed eresie, Slider


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :