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Easy (bodaboda) rider Uganda_5 posted by Giacomo Babaglioni

Da Parolesemplici

Easy (bodaboda) rider Uganda_5 posted by Giacomo BabaglioniNonostante tutte le cautele e le misure preventive descritte in precedenza una volta per strada, sulla moto, occorre comunque stare allerta e al solito quattro occhi vedono sempre meglio di due. Questo vale in particolare di notte e quando c’è meno traffico dove la velocità di tutto il sistema è più elevata. Capitale impedire al bodaboda di farsi i cavoli suoi e cioè; andare troppo forte, fare tratti contromano, ingaggiare le rotonde al contrario e rispondere al cellulare… qualche moccolo all’occorrenza -anche in italiano- possono essere veramente utili. Tollero, controvoglia, di salire sui marciapiedi -ma comunque piano e senza rompere le palle ai pedoni- e di zigzagare nelle lunghe colonne di macchine ferme nei pressi di rotonde o semafori altrimenti non si arriva veramente… mai.Certo ogni viaggio è diverso; a volte può essere una mezza avventura se non una disavventura tutta intera. Mi è capitato di non giungere a destinazione per colpa di noie meccaniche, forature e benzina finita. Una volta ci siamo pure persi ma il pilota non era del posto -io tanto meno- era notte, pioveva, non c’era in giro neanche un cane e i cellulari non funzionavano. La scarrozzata però è solitamente piacevole in particolare se schiena e culo ci hanno fatto un po’ il callo e se non si rimane troppo a rimorchio dietro matatu o camion che sputano gigantesche e pestilenziali nuvole nere dai tubi di scappamento.

Come ogni viaggio che si rispetti, e se si è di buonumore, permette conoscenza e incontro. Kampala è molto variegata nell’orografia -si estende su oltre venti colline- e in certi posti, anche vicino al centro, sembra veramente di stare in campagna. S’imparano un sacco di scorciatoie e nuovi modi per arrivare, si vedono posti che si cercavano mentre nella nugola di bodaboda con relativi passeggeri durante le lunghe pause in attesa del verde si può tirare una zuppa o farsi inbottonare da chi ti sta intorno.

Anche qua, come in tutto il mondo, ai piloti piace personalizzare la moto ma non modificano marmitta, carburatore o cilindro alla ricerca di prestazioni super -probabilmente i kit non esistono o non possono permetterselo nell’economia anche per il conseguente aumento dei consumi di carburante. Quasi tutti però aggiungono dei poggiapiedi supplementari per accomodare meglio il terzo passeggero e un parafango allungato di gomma alla ruota posteriore per scrivere qualcosa in special modo riguardo alla religione di appartenenza o il soprannome del pilota. Altri ritocchi abbastanza comuni sono delle paratie ai lati della ruota posteriore e davanti al motore per ripararsi dagli schizzi di fango e delle protezioni per fanale e frecce fatti con tondino pitturato in sgargianti colori agganciate sulla forcella. Per tre o quattro volte ho preso un bodaboda che sul pedale delle marce aveva innestato una vera leva del cambio di automobile, allungata alla bisogna, con cui si destreggiava nel traffico cittadino… ora è un po’ di tempo che non lo vedo peccato.

Alcuni bodaboda sono degli irresistibili romantici: scrivono frasi zuccherose sul serbatoio o disegnano fiorellini e cuoricini sulla marmitta il tutto -immagino- per attirare meglio i passeggeri del gentil sesso e aumentare così gli incassi. Altri, invece, aggiungono dei piccoli led UV -come quelli in discoteca- e l’effetto, vi assicuro, non è male. Una volta, tornando a casa con lo scuro, la mia ragazza è salita su uno di questi. Il bodaboda sembrava un’astronave proveniente da chissà quale sperduto universo che nel buio pesto della notte di Kampala si muoveva veloce come un insieme di lucciole e ben sapevo, anche se non vedevo chiaramente, cosa c’era fra quelle lucciole… la parte più bella di tutta la serata.


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