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“Ebano” di Ryszard Kapuściński: un insieme di saggi che raccontano gli stili di vita e le usanza dei popoli dell’Africa

Creato il 20 aprile 2015 da Alessiamocci

Ci sono pochi posti luoghi al mondo che conservano dentro di sé un universo diverso da come ce lo immaginiamo, legato ancora a chissà a quali epoche antiche e impenetrabili. C’è un posto simile, che insieme a questa sfera “magica” possiede anche un’altra faccia: quella della miseria, dell’orrore, dello sfruttamento di miserabili su altri miserabili. Un immenso spazio geografico che prende il nome di Africa.

Qui, dalla dine degli anni ’50 fino ai ’90, è stato corrispondente per l’agenzia di stampa polacca Pap Ryszard Kapuściński, giornalista e scrittore nato nel 1932 e morto nel 2007, innamorato del Continente Nero e a lui legatissimo. E da questa vita ne a tratto diversi libri, tra cui l’emozionante “Ebano” (Feltrinelli, 2000), edito per la prima volta nel 1998 e raccogliente alcune delle più incredibili esperienze che il corrispondente ebbe in Africa.

L’opera è un saggio, o meglio un insieme di saggi che raccontano gli stili di vita, le usanza, i cambiamenti che il popolo di queste terre ebbe dall’inizio della decolonizzazione fino ai tempi più recenti, spesso tristemente intrinsi di sangue innocente. Ne nasce così un diario di viaggio spezzettato nei Paesi e negli anni, partendo dal primissimo incontro che Kapuściński ebbe con il Continente, in Ghana nel ’57, fino al rapporto tu-per-tu con “lo spirito dell’Africa” sottofroma di elefante, terrorizzando a morte il giornalista per quell’incontro inaspettato.

Un’unica trama non c’è, come si è ben capito, ma in questo libro vive una collana intera fatta di micro-trame, tutte affascinati o grottesche quando prese singolarmente e incredibilmente uniche quando le si uniscono l’un con l’altra. Europeo in una terra che stava scacciando gli europei, bianco in mezzo a persone nere come il carbone, il giornalista cercò sempre di penetrare quel Continente da cartolina turistica, dalle spiagge paradisiache e con le villette immerse nel verde. Lui voleva entrare in contatto con i suoi veri abitanti, visitare tutti gli angoli dove poteva sentire la realtà di quel immenso posto.

La vita africana però era, ed è tutt’ora, caratterizzata da una profonda miseria: governi fantoccio erano governati da gente avida di denaro e insensibile verso il popolo, scatenando l’ira degli eserciti che, una volta al potere, seminavano ulteriore distruzione e morte. In tutto questo facevano le spese i civili, soprattutto donne e bambini, quest’ultimi i veri abitanti di molti Stati poiché, per colpa di guerre e carestie, erano sopravvissuti solo loro. E chi non finiva a mendicare e successivamente a morire nelle città, andava a infoltire i gruppi paramilitari dei wardlords, personaggi inumani capaci di rovesciare governi interi senza fatica.

Dai confilitti armati in Uganda al genocidio in Ruanda, passando per la guerra civile in Sudan alla carestia in Etiopia al tempo di Menghistu, Kapuściński racconta un Continente continuamente in bilico tra vita e morte, speranza e tragedia.

Ma descrive anche la complessità delle società che si alternano in questa immensa zona del globo, culla della vita e ridotta per secoli a “supermarket” di schiavi: ecco quindi un dettagliato reportage antropologico, che getta luce su modi di fare e tradizioni completamente inediti a un occidentale che guarda più nel suo che al mondo intero.

“Ebano” è quindi il viaggio all’intero di universo di simboli, credenze, usanze che non può essere assolutamente comparato con il nostro di europei. Per un semplice fatto: Europa e Africa vivono su piani diversi, a partire dalla concezione di tempo che noi inseguiamo e che, per gli africani, è molto più che relativo, si modella in base a ciò che fa l’uomo.

Nonostante parli di fame, malattie mortali, orrore il giornalista polacco riesce a riportare tutto con una poesia concreta, fatta di frasi semplici e al tempo stesso complicatissime. Perché è sempre così: quando vuoi conoscere l’altro, devi partire dalla quotidianità: camminando, soffrendo la fame e la sete, scoprendo con lui.

 

Written by Timothy Dissegna

 


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