Non ci credo nemmeno io, è una cosa molto strana ed inconsueta. Non lo facevo da anni ed era ora di riprovarci. E’ stata una bella esperienza, costruttiva ed istruttiva, che vorrei rifare molto presto per assaporare tutte le sfaccettature che offre. Ha colmato un granellino della mia grande ignoranza in fatto di lettura di libri importanti. Mi sono ritrovata a casa, avvolta in un plaid scozzese, quando rannicchiata sul divano o a letto, leggevo un romanzo d’amore o d’avventura. Cosette di poco conto, tipo Harmony, storie d’amore con un inizio difficoltoso ma con il lieto fine quasi sempre in agguato. Erano amori struggenti, impossibili da realizzare, ambientazioni paradisiache, situazioni che difficilmente ritrovo nei film o sceneggiati a puntate d’oggi, che amo moltissimo. Ricordo però che gli autori o le autrici fecero grandi numeri di vendite per il genere che erano e divennero famosi per l’epoca, partendo da quelle fiabe d’amore inaccessibile ed infinito, nelle quali noi ragazzine ci perdevamo e ci scioglievamo come dentro ad una bolla di sapone. Eravamo verso la fine degli anni ottanta, ed io sfogliando un giornale che si chiamava “Amica” o “Duepiù” (erano sul tavolino delle parrucchiere di allora…) rivista scandalosa per l’epoca, mi accorsi che c’era un cartoncino, staccabile, per iscriversi ad un club, nel quale si potevano ordinare i libri per corrispondenza: compilando l’apposito tagliando ti recapitavano a casa i libri. Per me era una cosa trascendentale, dal momento che potevo comprare solo Topolino in edicola. Compilai così il tagliando, divenni socia e per anni mandai a prendere tutti i romanzi possibili ed immaginabili. Era il famoso “club degli editori”, acquistai così tanti libri che a volte, ne ebbi in regalo alcuni come fedele socia. Tornando ai giorni nostri, ho voluto leggere un libro di tutt’altro genere, scritto da Detlef Berthelsen, dal titolo “Vita quotidiana in casa Freud”. La prima edizione fu del 1990 ed il titolo originale era: Alltag bei Familie Freud. Die Erinnerungen der Paula Fichtl. Oserei dire che ho ripreso la mia antica passione per la lettura non con un libricino qualunque e leggero, ma con un concentrato della vita quotidiana di Sigmund Freud descritto dalla sua cameriera, governante e badante, una donna con una personalità molto complicata, tale Paula Fichtl, nata a Gnigl (Salisburgo) il 2 marzo 1902 e morta nel 1989. Questa donna, rimase per ben 53 anni al servizio della famiglia Freud, entrando nella loro dimora a Vienna, nella Berggasse n. 19. Prima di lavorare per ora, aveva svolto le sue mansioni per alcuni anni, al servizio di Dorothy Burlingham Tiffany, figlia del milionario americano, allieva di Sigmund Freud e in seguito compagna di vita della figlia di Sigmund, Anna Freud. Paula conoscerà da vicino, ogni dettaglio della vita intima e privata di Herr Professor, della figlia Anna, della moglie Martha, degli altri figli di Freud, degli amici di casa Freud. Ebbe modo di conoscere da vicino anche Marilyn Monroe, paziente del professore. Il libro si snoda nel racconto di questi densi 53 anni di vita, nei quali a poco a poco Paula, rimasta orfana della mamma all’età di sei anni, vuole diventare per i Freud una figura insostituibile e unica. E’ lei e solo lei che sa esattamente come ricostruire il Museo nella Berggasse 19, conoscendo l’esatta collocazione di ogni più piccolo oggetto, statuina, libro,quadro, indumento di questo grande uomo e grande collezionista. La figura di Paula, donna dedita esclusivamente al lavoro manuale, mi ha colpita profondamente per diverse ragioni, prima tra le quali l’esclusione totale degli uomini dalla sua vita e la dedizione maniacale ad ogni incombenza domestica. Non fa mai un giorno di ferie, non conosce soste e studia come fare per lavorare sempre di più e sempre meglio, allo scopo di farsi amare dai componenti della famiglia. Freud si affezionerà molto a lei, chiamandola “la mia piccola”, ma alla sua morte il 23 settembre 1939, Paula farà di tutto per farsi amare e considerare anche dalla figlia Anna. Credo di aver compreso che non riuscirà mai completamente nell’intento e questo fatto contribuirà a distruggerle del tutto i suoi già provati nervi. Questi ed altri fattori la porteranno ad una sorta di manie e psicosi ossessivo compulsive, che la faranno gravemente ammalare. Seguiremo attraverso la lettura, l’esilio, il carcere, il carcinoma alla mandibola di Herr Professor, l’amore e le cure mediche praticategli solo dalla figlia Anna, un susseguirsi di quotidianità e vita realmente vissuta, raccontata con dovizia di particolari e un filo di nevrosi, da una domestica solo all’apparenza ignorante ed innocua. Non vorrei rovinarvi la lettura se qualcuno avrà l’intenzione di leggerlo e mi fermo qua, conscia che è un genere di nicchia, che per molti sarà considerato un “mattone”. Come ritorno alle origini sono soddisfatta ed il prossimo sarà un libro di Patricia Cornwell e la sua famosissima anatomopatologa, Kay Scarpetta.
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