L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato la scorsa settimana che 10.000 persone in Guinea, Liberia e Sierra Leone sono state contagiate dal virus. Medici Senza Frontiere ha raddoppiato il suo staff di medici, ma non è in grado di far fronte da sola all’emergenza.
Al 20 agosto, sono stati segnalati dai quattro paesi, il totale di casi attribuibili a MVE nei quattro paesi si attesta a 2615 di cui 1427 decessi.
Dal 26 agosto, è notificato anche un nuovo focolaio probabilmente non correlato con l’epidemia negli altri quattro paesi africani, con 20 casi sospetti di cui 13 decessi.
Il virus dunque continua il suo cammino di morte e la battaglia per bloccarlo è sempre più faticosa.
In Nigeria, medici e infermieri scappano dagli ospedali perché temono d’essere infettati, come afferma il quotidiano locale Punch. Gli operatori sanitari sono stati spesso i più esposti al virus durante la cura dei pazienti con Ebola. Questo accade perché, in particolare nelle prime fasi di un epidemia, non indossano dispositivi di protezione individuale (ad esempio i guanti) quando assistono i pazienti.
Si aggrava intanto il bilancio dei morti a causa del virus nella Repubblica democratica del Congo, salito a 31 morti, ma l’epidemia resta circoscritta alla zona nordest del Paese dove la malattia è scoppiata.