L’e-book, il libro digitale, si è presentato da subito nelle sue due facce opposte. Da un lato, una potenziale e rivoluzionaria ri-mediazione della forma libro, trasformato in una sua versione implementata, versatile, liquida, sganciata da tutte le possibili problematiche legate alla carta; dall’altro, e proprio in virtù dell’aspetto rivoluzionario, una generalizzata diffidenza verso questo nuovo media che, almeno nella forma e nelle modalità di fruizione, è andato ad affiancare il tradizionale romanzo di carta.
In Italia, in particolare, le resistenze sono state notevoli, tanto che l’e-book ha avuto un’impennata solo negli ultimi due anni, grazie alla diffusione sempre più capillare degli appositi reader. Il più comune motivo di diffidenza addotto dai lettori italiani è legato proprio al passaggio dall’oggetto-libro all’oggetto-reader, con tutto ciò che ne consegue in termini di “esperienza sensoriale”. Il libro di carta ha un peso, una consistenza, addirittura un odore (chi – come me – compra vecchi libri usati ai mercatini non indicherà mai l’odore della carta come pregio, eh eh); insomma, tutto un bagaglio sensoriale che lì per lì, passando al reader, va perso.
Con un po’ di Chanel n.5 sullo schermo, ecco che anche il libro digitale avrà il suo odore.
C’è da dire che, a fronte del bagaglio sensoriale, l’e-book snellisce moltissimo le pratiche di acquisto: non occorre uscire di casa, guidare, parcheggiare, arrivare in libreria e magari scoprire che non hanno ciò che cerchiamo; né, nel caso di acquisti on-line, occorre pagare le spese di spedizione e sperare che il pacco non vada perduto: l’e-book, una volta acquistato, può essere immediatamente scaricato e letto.
Possibile, però, che il problema stia tutto lì? Vediamo allora di analizzare altre problematiche legate all’e-book e alla sua diffusione, muovendoci da un punto di partenza diverso: chi possiede già un e-reader, non ha problemi a leggere su un supporto non cartaceo e parte armato di buone intenzioni per acquistare un e-book.
“Acquistare”, esatto. Questo ci porta a un’altra diffidenza verso l’e-book, stavolta da parte degli editori: il timore generalizzato verso una nuova forma del libro che lo rende facilmente “piratabile” e, quindi, scaricabile gratuitamente tramite un qualunque peer-to-peer.
Ed ecco quindi che moltissimi editori faticano a introdurre gli e-book nel loro catalogo, sia per quanto riguarda le nuove uscite, sia per quanto riguarda la conversione delle vecchie pubblicazioni. Io, lettore armato di lettore e-book e di buone intenzioni, cerco un libro e non lo trovo. Problema numero #1: difficoltà nel reperire i testi in e-book.
Da questo punto di vista, ho notato che i più svegli e attrezzati sono i piccoli editori, quelli giovani (anche dal punto di vista anagrafico), gli editori di nicchia e di genere (es. nell’ambito fantasy e sci-fi è quasi scontato trovare l’e-book che affianca il cartaceo, forse perché questo specifico fandom di lettori è più recettivo verso le nuove tecnologie).
Il timore verso lo scaricamento selvaggio ha portato molti editori ad adottare il problema #2, ovvero i DRM (Digital Rights Management), la cosiddetta “filigrana digitale”: un sistema di protezione del file digitale che ne limita la riproduzione a pochi dispositivi, o addirittura uno solo. Nella pratica, i DRM si sono rivelati un disastro. Spesso complessi da usare (non tutti i lettori che usano l’e-reader sono pratici di internet, download e installazioni), rendono difficile e fastidioso sbloccare i file acquistati; nel caso dei DRM che impediscono l’uso del file su più dispositivi, ci si può trovare ad aver pagato regolarmente un e-book senza poterlo spostare da pc a e-reader, o tra due pc di proprietà dello stesso acquirente.
Sono davvero utili i DRM? Conosco molti editori che li aborriscono tanto quanto i lettori. Che senso ha limitare lo spostamento di un e-book tra più dispositivi? E perché il problema deve porsi proprio per gli e-book? Forse i libri di carta non venivano prestati o scambiati, senza per questo adottare dei sistemi di restrizione?
Torniamo al nostro entusiasta lettore che naviga alla ricerca del libro scelto. Finalmente riesce a trovarlo, ma… possibile? Il cartaceo costa 15 euro, l’e-book 12 euro! Ecco il problema #3, segno che moltissimi editori pubblicano e-book, ma non hanno capito una fava di quello che stanno facendo: il prezzo vergognoso di alcuni e-book rispetto al cartaceo. Su cosa un editore mi appoggia un prezzo di 8-10-12 euro per un libro digitale? Costi di magazzino? Di stampa? Di spedizione? La carta? Fortunatamente non è sempre così, ma non è raro trovarsi davanti a e-book a questi prezzi inverosimili.
E ora veniamo all’ultima, storica problematica dell’e-book: il formato. Da questo punto di vista, il mondo del libro digitale è sempre stato un Far-West: molteplici formati, nessuno standard condiviso, reader che leggono un formato ma non l’altro, mega-portali (come Amazon) che scelgono di vendere un solo formato leggibile solo dal loro specifico e-reader.
Al momento il formato più diffuso, e per certi versi il migliore, è l’e-pub. Per realizzare un e-pub occorrono specifiche competenze di HTML che conferiscano al file le giuste proprietà. Ho notato che spesso si tende a considerare e-book un banale .pdf, ma non è così. (Sul mio lettore, per esempio – un Sony Prs-T2 – i .pdf diventano praticamente illeggibili quando ingrandisco i caratteri: pagine tagliate a metà, tempi di attesa inaccettabili per scorrere le pagine ecc. Questo rende faticoso leggere libri in .pdf, dilatando all’inverosimile i tempi di lettura).
Adesso abbiamo studiato le problematiche: ma è bene precisare che l’e-book e la lettura su reader digitali hanno pregi che superano di gran lunga i difetti. Questo articolo non ha come obiettivo condannare l’e-book, ma, al contrario, analizzarne le problematiche nella speranza che, presto, verranno risolte dagli editori e dal mercato. L’e-book è una rivoluzione, può far paura ma porta innanzitutto nuove e ampie possibilità (pensiamo a quanti piccoli editori, per esempio, verrebbero schiacciati dal mercato del cartaceo, ma possono fiorire in quello del libro digitale). La prossima volta andremo ad analizzare questi pregi, spiegando perché non bisogna temere il libro digitale, ma, anzi, accoglierlo senza timori.