Mi è capitato spesso di sentir parlare degli ospedali di Napoli in modo negativo e polemico, che si tratti di gente comune o di media, il risultato è la sempre stesso: “La sanità a Napoli non funziona e per non rischiare nulla bisogna spostarsi altrove, magari al nord“.
Certo nella nostra città, così come nell’Italia intera, i casi di malasanità non sono mancati, ma Napoli non è fatta solo di brandine in corridoio, di posti letto sempre meno attrezzati e di scarafaggi nei bagni degli ammalati. Napoli è anche eccellenza, e questa volta l’eccellenza porta il nome Monaldi.
L’azienda ospedaliera dei Colli che raduna Monaldi, Cto e Cotugno ospiterà un innovativo sistema di monitoraggio del dolore percepito dal paziente durante interventi chirurgici in anestesia generale.
Il macchinario, unico in Italia, può essere considerato un vero e proprio «metro del dolore» in grado di fornire un continuo ed affidabile indice del tono parasimpatico del paziente, permettendo ai medici di constatare il grado di dolore percepito dal paziente.
Un simile aggeggio può rivelarsi vitale in caso di possibili complicazioni, segnalando in anticipo sintomi e disagi che potrebbero provocare un sostanziale aumento di frequenza cardiaca e pressione arteriosa.
A tal proposito il dottor Antonio Corcione, direttore della Uoc Anestesia e Terapia intensiva Post Operatoria del Monaldi spiega: «Dopo una sperimentazione eseguita in collaborazione con un’altra azienda ospedaliera del nord Italia, siamo gli unici ad aver introdotto questo monitoraggio tra quelli utilizzati nelle nostre sale operatorie. Prima la valutazione del parametro dolore in corso di intervento chirurgico avveniva in maniera empirica e il dosaggio dei farmaci antidolorifici si effettuava esclusivamente in base al peso corporeo e alla osservazione della risposta cardiaca e pressoria del paziente. Oggi non è più così».
Durante gli interventi i pazienti non provano dolore in maniera conscia ma nel loro stato incosciente riescono comunque a percepire uno stato di sofferenza di cui il corpo conserva comunque una memoria. Proprio tale memoria potrebbe alterare lo stato di salute del paziente che, per contrastarne gli effetti, potrebbe reagire con un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca.
Grazie a questo macchinario però i medici potranno valutare il grado di sofferenza del paziente e, attraverso l’analisi del segnale elettrico cardiaco, fornire il giusto dosaggio di farmaci antidolorifici evitando inutili sovra dosaggi.