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Eccellenze dalla Terronia: da Lampedusa, con amore

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Eccellenze dalla Terronia: da Lampedusa, con amore

Lampedusa

Dall’inizio dell’anno c’è un filone dell’attualità che, “a sprazzi”, quando non c’è un bunga-bunga o una pontida di cui parlare, i giornalisti italiani tirano fuori dal cassetto delle “idee di scorta”, sfoggiando titoloni sensazionali. E pare così che “la catastrofe umana”, “l’emergenza umanitaria”, “l’esodo biblico” e altre definizioni dal sapore epico simili siano una novità a Lampedusa. Poi le si dimentica per un po’, salvo poi tornare a parlarne nei ritagli di tempo. “Agli immigrati pensateci voi, che noi c’abbiamo da lavorare” diceva tempo fa un “simpatico” omino verde a Radio Padania.

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Angelina Jolie a Lampedusa ieri, 19 giugno 2011

Ma oggi (in realtà ieri, in occasione della Giornata mondiale dei Profughi di oggi, come ambasciatrice ONU insieme all’Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite, Antonio Guterres) che Santa Angelina da Hollywood è andata ad imporre le mani miracolose sull’undicesima piaga d’Egitto, dicendo “Prendetemi le impronte: sono una profuga anch’io”, l’argomento torna alla ribalta. L’hanno portata al CIE di Contrada Imbriacola a visitare i  profughi. Questo centro ha una storia interessante: nel 1998 (alla faccia dell’emergenza… come la munnezza napoletana, è un’emergenza cronica… ergo uno status, non più emergenza… ma soprassediamo) nasce un CPTA, Centro di Permanenza Temporanea e Assistenza, una parola che trasuda solidarietà e umanitarismo, nei pressi dell’aeroporto. Nel 2007 diventa CSPA, Centro per il Soccorso e la Prima Accoglienza, e nello stesso anno lo si sposta in Cda

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Imbriacola: capienza 381 posti, estensibili fino a 804. Il centro serve ad accogliere ed identificare gli immigrati, distinguendoli in immigrati irregolari e richiedenti asilo politico, e infine smistati negli altri centri italiani. Ma attenzione, nel 29 dicembre 2008 c’è una svolta: il Ministro dell’Interno Maroni blocca i trasferimenti da Lampedusa agli altri centri e annuncia pattugliamenti congiunti lungo le coste libiche: erano i tempi in cui l’amico Gheddafi era ancora un amicone utile e democratico. Ed ecco che arriviamo ai CIE, Centri di Identificazione ed Espulsione: parole che sanno un po’ meno di solidarietà ed umanitarismo (chissà se Berlusconi quando voleva il nobel per la pace pensava a questo…): il 21 gennaio 2009 viene identificata la vecchia base Nato Loran come un ottimo punto CIE, e qualche giorno dopo, il 24, con un decreto “temporaneo”, anche il CSPA di Cda Imbriacola viene trasformato in CIE. Nel frattempo trascuriamo il fatto che 1300 “detenuti” (ma la capienza massima non era 804??? Mah) di Cda Imbriacola si uniscono ai manifestanti Lampedusani schierati contro il nuovo CIE. E trascuriamo i tafferugli con la polizia, gli incendi…

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Arriviamo ai giorni nostri: finchè l’amico Gheddafi faceva il comodo suo, al pari dell’amico Ben Ali (quando fai gli interessi della maggioranza “democratica” del mondo, siamo tutti amici), andava tutto bene. Peccato che al popolo arabo i soprusi, chissà perchè, ad un certo punto non son andati più bene. Colpa di Facebook, dicono. Ad ogni modo, tra dicembre 2010 e gennaio 2011 in Tunisia scoppia la cosiddetta Rivolta del Gelsomino ed è la goccia che fa traboccare il vaso del mondo arabo: seguono a ruota Egitto, Libia, Siria e Yemen. Mentre in Tunisia ed Egitto la destituzione del capo avviene rapidamente, in Libia le cose vanno per le lunghe (e le male lingue insinuano che la “maggioranza democratica”, che ha improvvisamente deciso di fare scompagno con Gheddafi, avrebbe i suoi interessi affinchè non si risolvano presto): quegli sbarchi “normali”, cronici, quelle “emergenze abituali” (nel 2010 in totale circa 8000 profughi) a Lampedusa diventano più che biblici, olimpionici: a scaglioni di mille-duemila al giorno sulle famigerate “carrette del mare” (quando riescono ad arrivare) sbarcano sull’isoletta siciliana, che si scopre assediata. E sola. I geniali
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decreti leghisti per “contenere” l’immigrazione diventano un capestro, e Maroni si scopre sirena umana: riesce a dire solo “Europa, Europa, Europa”, come se la Comunità Europea solo dando una manciata di soldini possa magicamente risolvere l’impiastro organizzativo italiano. Nel frattempo il caos: barconi che si ribaltano, dispersi, una signora tedesca in mezzo ai profughi libici (ex moglie di un libico, il regime non le consentiva di tornare a casa), la rivolta dei lampedusani che rovesciano cassonetti e bloccano il porto alle Motovedette, profughi accampati sul porto e nelle grotte…

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Protesta al molo di Lampedusa

Lampedusa, la più estesa delle isole Pelagie, 20 km quadrati di superficie, 6000 abitanti in tutto, si ritrova ad affrontare, sola e abbandonata a se stessa, nel mezzo del Mediterraneo, l’invasione dei disperati, dei “cerca libertà”. Non ce l’hanno coi profughi i lampedusani, non riescono ad avercela: sono siciliani, anche loro sanno cosa vuol dire salire su una barca senza sapere se riuscirai ad arrivare vivo dall’altra parte, in cerca di qualcosa di migliore rispetto a ciò che hai lasciato. Ce l’hanno col Ministro Maroni che temporeggia con la scusa leghista “Eh ma stiamo attenti, che là in mezzo potrebbe esserci Al Qaeda”, che tradotto vorrebbe significare: stiamo attenti che i terroristi potrebbero venire in “Italia” (o in Padania, a seconda dei casi), ma se stanno lì fermi nella colonia italica, quell’isoletta dimenticata da Dio, ce ne frega poi tanto… Ce

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Le proteste dei lampedusani alla visita di Berlusconi il 30 marzo scorso

l’hanno con la perfetta disorganizzazione del Governo, che col solito coup de theatre, è arrivato un bel giorno a promettere miracoli e casinò (Berlusconi, 30 marzo 2011) salvo poi scoprire che le bufale dopo due o tre volte stancano. E ce l’hanno anche con la Comunità Europea, che fa “Comunità” quando le è comodo, e quando no si limita a dare agli italiani degli asini (vista la tanta considerazione che hanno in Europa della nazione Italiana) “Chi ve l’ha detto di far entrare tutti quei profughi? Mò ve la sbrogliate voi” (Friederich, Ministro dell’Interno tedesco: “Ventitremila profughi non sono un problema rispetto alla popolazione totale di un Paese grande come l’Italia”, 11 aprile 2011: qualcuno dovrebbe spiegare a Friederich che l’Italia fa finta di essere un Paese grande, in realtà è un Paese piccolo, con una grande colonia, che pensa solo a mantenere lo status quo nel Paese e nella colonia).

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Fuga da Manduria

Nel frattempo i giochi di prestigio “sposto il profugo da qua a là” si decidono sempre sul territorio della colonia: Manduria, in provincia di Taranto (dove il 31 marzo 2011 arriva una nave con 1450 profughi, ad aggiungersi ai 1300 che già affollavano il centro al collasso – motivo di dimissioni, ideali nel momento più opportuno, del sottosegretario all’Interno

 
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fuga da Manduria

Mantovano, che solo qualche giorno prima aveva detto che a Manduria non si sarebbero superate le 1500 unità, e del sindaco Tommasino del PdL), che fece scuola di “fuga”, Porto Empedocle (AG) dove a fronte di 100 posti se ne sono stipati 200, Potenza, Capo Rizzuto, nel crotonese, dove a fronte di 1300 posti se ne sono stipati 2500 in container luridi e contando, in tutto, su dieci toilettes e dieci docce (cinque per gli uomini e cinque per le donne), Mineo in provincia di Catania, dove il 26 maggio sono state filmate le centinaia di persone in fuga dal centro, che poi avrebbero devastato i campi, in quanto affamati, Caltanissetta, Santa Maria Capua Vetere nel casertano… queste le sedi più “spettacolari” e intasate, coadiuvate da altri centri in tutta Italia (come a Genova, dove la Capitaneria di porto ha regalato giocattoli ai bambini; o in Toscana, dove alcuni manifestanti si sono opposti all’apertura dei centri a Calambrone e Coltano “a poche settimane dall’apertura della stagione turistica”… …….).

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L'arrivo a Genova degli immigrati

Fatto sta che, mentre a Ventimiglia i profughi rimbalzano sulla frontiera con la Francia (maestra di accoglienza e solidarietà, ai profughi e all’Italia) come palline da ping-pong, la lezione di umanità la dà la cittadinanza di Lampedusa, che nonostante la rabbia e l’isolamento, reagisce collaborando: la cooperativa che si occupava delle forniture alimentari poteva coprire un’utenza di mille persone, ma non le cinquemila presenti sull’isola. Allora la popolazione ha risposto donando denaro per cibo, coperte e vestiario, i pescatori

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Don Stefano Nastasi

 regalando il pesce ai profughi accampati al porto, dividendo qualunque cosa in loro possesso e rinunciando a beni superflui (una coppia ha fatto a meno di rinnovare l’abbonamento a Sky) pur di aiutare i “fratelli” d’oltre mare. E attraverso la parrocchia, Legambiente e le associazioni s’è cercato di far il possibile, anche per i minori, che in maggio erano circa 270 a Lampedusa, per proteggerli dalle bagarre degli adulti. «Molti lampedusani portano gli immigrati in casa propria, per fare la doccia. Al centro di accoglienza ci sono 80 docce, loro sono cinquemila [...] Nei panifici ogni giorno fanno appositamente maggiori quantità di pane, per lasciarne una parte a disposizione per le donazioni: quando si va a fare la spesa, gli isolani ne comprano apposta un po’ di più da regalare» dice don Stefano Nastasi, parroco della chiesa di S. Gerlando a Chiara Rizzo di Tempi.it.

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Ora che l’argomento si stava “raffreddando”, arriva la Giornata Internazionale del Profugo a ricordarcelo, mentre la Jolie ricorda che “C’è bisogno di più tolleranza”. Messaggio, forse, diretto all’UE e agli omini verdi che si esprimono a forza di educatissimi e tollerantissimi “fora da i ball”? Di sicuro la lezione più importante, bella e memorabile ce l’hanno data i lampedusani, che con poco hanno fatto tutto ciò che era possibile, e anche di più, una lezione per quei geni dell’umanità che lottano per uno sputo di terra, dimenticando che siamo solo in prestito a questa vita, e tutti uguali, tutti uomini… nel bene e nel male, con propri limiti e virtù. Una razza, una specie, un pianeta. Non lo diciamo per propaganda noi, ma il Nobel alla Pace davvero Lampedusa se lo merita: Eccellenza della Terronia di umiltà e solidarietà.

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mare di Lampedusa

Fonti:

- Sbarchi a Lampedusa Fallimento del governo dell’irresponsabilità – L’Unità, 18 marzo 2011

-  Mille tunisini sbarcati a Lampedusa, Maroni: “Emergenza umanitaria” , La Stampa.it, 11/02/2011

-  Lampedusa: la storia recente del Cie di contrada Imbriacola, Affaritaliani.it, 15/04/2009

-  L’ urlo di Lampedusa: “Ora basta”, Sei navi svuoteranno l’ isola , Apocalisse laica.net, 28/03/2011

Il racconto di Saif: «In gabbia come animali» di Alessia Arcolaci, Vanity fair.it, 18/03/2011

-  Lussemburgo, l’Europa divisa sui profughi: incontro tra i ministri dell’Interno italiano e tedesco, Peace reporter.net, 11/04/2011

Lampedusa, in serata ancora sbarchi, Sciopero della fame e tensione a Manduria, Il fatto quotidiano.it, 4/04/2011

Emergenza immigrati a Lampedusa. Pronti centri di accoglienza in tutta Italia, Italy News.it,  31/03/2011

-  Don Stefano, parroco di Lampedusa: «La gente aiuta gli immigrati spontaneamente ma nessuno lo dice», di Chiara Rizzo, Tempi.it , 25/03/2011

-  A Genova la Capitaneria dona giocattoli ai bimbi immigrati, Giocattoli10.it,  14/05/2011

Angelina Jolie a Lampedusa lascia le impronte “Un onore essere qui, necessaria più tolleranza” , La Repubblica.it, 20/06/2011

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