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Ecco come la Thatcher ha sconfitto gli Hooligans

Creato il 07 maggio 2014 da Aplusk

Thatcher Hooligans Il modello inglese e i provvedimenti di Margaret Thatcher come soluzione ai problemi che l’Italia ha ri-scoperto di avere, guarda a caso, dopo l’ennesimo episodio di violenza legata al calcio.
Con una premessa: sono due sistemi diversi, culture diverse e pertanto non si può fare copia e incolla alle soluzioni trovate oltre la Manica; è possibile comunque trarne ispirazione. Il presidente del Coni Malago auspica che questo venga fatto: “Basta vedere quello che ha fatto la Thatcher con gli hooligans. Punto. Questo bisogna fare. Io non legifero, auspico che questo avvenga”. E allora, andiamo a rivedere cosa fece l’ex primo Ministro britannico a partire dalla metà degli anni 80′, anni intervallati da tragedie consumatesi proprio negli stadi.

Ecco come la Thatcher ha sconfitto gli Hooligans: i provvedimenti dal 1989

La grande repressione iniziò con i 39 morti dell’Heysel e una squadra inglese, il Liverpool, coinvolta. Fu l’anno dello Sporting Events Act che andò a limitare il quantitativo di alcolici venduti e consumabili su treni e pullman (e non solo) che trasportavano i tifosi, per ridurne il consumo all’interno degli stadi. Anno successivo, altro provvedimento: il Public Order Act. Questo permise di tenere lontani dagli impianti quei tifosi ritenuti violenti dalla magistratura grazie all’obbligo di firma nelle stazioni di polizia. Da quel momento, inoltre, era possibile fermare anche chi fosse ritenuto potenzialmente violento in quanto aveva tenuto comportamenti o compiuto atti definiti allarmanti. Per avere un’altra accelerata verso la dura repressione si attese un’altra tragedia, quella di Hillsborough dell’aprile 1989 in cui morirono 96 tifosi del Liverpool rimasi schiacciati nella calca che si era venuta a formare.

Fu adottato il Football Spectators Act che proibiva l’accesso agli stadi al di fuori del territorio inglese e del Galles per quei tifosi già condannati per reati da stadio. A differenza della task force istituita qui in Italia nel novembre 2013 che ancora oggi mi domando a cosa serva e quale ne sia la reale efficacia, lì crearono una squadra speciale interna a Scotland Yard: La National Crime Intelligence Service Football Unit. Ma importante fu continuare l’inasprimento delle sanzioni e l’adozione di misure anche dopo l’era Margaret Thatcher; fu il momento del Football Offences Act del 1991 che conferiva alla polizia il potere di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per uso di linguaggio osceno.

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Si è passati poi per l’obbligo di ristrutturazione degli impianti imposto alle società, per l’individuazione dei responsabili facinorosi grazie all’utilizzo delle telecamere a circuito chiuso poste negli stadi e per il divieto alle società di avere rapporti con i propri tifosi. Altro punto da noi molto discusso.

Ecco come la Thatcher ha sconfitto gli Hooligans: le critiche

Ma non sono mancate dure critiche al modello Thatcher, come quella rivolta dallo storico John Foot dalle pagine del Manifesto, nel 2007: “La signora Thatcher non ha avuto nulla a che fare con la sconfitta degli hooligans in Inghilterra. Odiava il calcio e non ne capiva granché. Lei era parte del problema, non della sua soluzione”.

Lo storico britannico scatta poi una fotografia della difficile, quanto criticabile, situazione che si era venuta a creare in quel tempo negli stadi: “Tutti i tifosi iniziarono ad essere trattati come dei criminali. Negli stadi, alcuni già vecchi e pericolosi di loro, furono erette barriere di metallo. Qui, in spazi strettissimi, venivano relegati i tifosi. Seguire la propria squadra in trasferta era diventato come stare in uno zoo”.

Furono commessi degli errori e diverse decisioni appaiono ancora oggi criticabili. Ma si decise di agire e risolvere un problema radicato. Partire da qui sarebbe già un successo.


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