Magazine Diario personale
Il tempo cambia in continuazione, comprese le temperature. È ritornato ad essere un gennaio tiepido e soleggiato dalle parvenze addirittura primaverili. Sono finite le feste con un po' di nostalgia. Le strade sono ancora illuminate anche se stanno già disfando l'albero di Natale allestito in piazza De Ferrari. Sono finite le feste, con un po' di nostalgia, ma pure con un po' di freddezza. Una volta sentivo maggiormente le feste natalizie. Non si faceva nulla di particolare ma il contorno della festa, semplice, le riempiva di significato. Prima della festa del Natale allestivamo il presepe in corridoio. Era semplice, di solito lo faceva mio papà, eppur così bello, illuminato con gusto. Là davanti m'immergevo nelle riflessioni più profonde. L'albero veniva posto in cucina. Il gatto aveva preso l'abitudine per lui assai gradevole, di masticare i fili dei capelli d'angelo. La sera della vigilia, consumavamo una cena a base di crostacei. Guardavamo i cartoni animati che trasmettevano in televisione. Sarà perché sono “cresciuta”... ma questa volta non ho sentito come un tempo la festa del Natale. Così, mi sono incamminata in questo deserto spirituale e dei sensi in cui non si sente neppure né la sete né la fame di Dio. Sembra un corpo destinato alla morte. Si cerca di stimolarlo ma pare affondare sempre di più nel buio di una notte sempre più fonda. Non sentire più sete non vuol significare logicamente che il corpo non ha più bisogno di acqua. L'acqua rimane un elemento fondamentale per la vita del corpo umano. Qualcosa si è guastato nei sensi: la connessione tra il reale bisogno del corpo e lo stimolo di soddisfare tale bisogno sembra essersi guastata. Come bisogna reagire davanti a questo torpore? Si deve prendere coscienza del fatto che il corpo ha bisogno di acqua ugualmente e quindi superare l'assenza di sensibilità, soddisfacendo tale esigenza. È difficile, perché il soddisfare una sete che non c'è potrebbe pure nauseare il corpo, ma il soddisfare il non sentire sete potrebbe portare alla morte.Fra le due situazioni, il male minore è senz'altro il primo che non porta alla morte ma, altresì, conduce al vivificare il corpo. È chiaro che in queste condizioni non si riesce nemmeno a pregare con il cuore. Si cerca di dire quelle preghiere per dovere perché altrimenti la coscienza rimorde, ma sono senza vita...Quand'è così, la vita dello spirito si complica maggiormente. Consiglio? Poche preghiere ma buone, facendo tacere quella parte che ci sprona a compiere un dovere che assomiglia a un parlare velocemente rischiando di non far capire nulla al nostro interlocutore...Deve esistere una mezza misura, anche nelle cose dello spirito. Infatti se riprendiamo il suddetto esempio, potremmo benissimo ribattere che uno dei “passatempi preferiti”, ovvero torture che alcuni regimi sottoponevano i “ribelli”, consisteva proprio nel riempire lo stomaco dei poveri malcapitati di acqua fino a farli scoppiare. Si deve stare attenti a non morire di sete, a ravvivare quello stimolo che ci ha abbandonato, ma pure a non esagerare con i rimedi nel timore che Dio, vedendoci così aridi, si sia dimenticato di noi!
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