Intanto, altro evento importante di questa settimana, la presentazione del nuovo iPhone, con relativo iWatch. Sarei una pazza scriteriata, ad addentrarmi in analisi tecniche dei prodotti, attirandomi un’orda di commenti di chi ne capisce cento volte più di me. Poi, sinceramente, se ancora non hanno capito che l’iPhone la gente lo vuole anche in fucsia, verde, e col faccione di numerosi gattini serigrafati sulla scocca, non so che farci.
In molti hanno ironizzato sulle funzioni e sul reale bisogno di un iWatch sul mercato. Come l’attore britannico Ricky Gervais, che ha commentato la cosa con questa foto e un laconico “Mi sono appena risparmiato 350 sterline”.
Fatto sta che questa settimana – più del solito – si è parlato molto di nuove (nuovissime) tecnologie, e in queste ore a Rimini si discute anche del loro uso (si spera sempre più consapevole, ecco perché i panel dei ragazzi Schenardi sono assai utili). Ma anni prima di qualsiasi iCosa, c’era già chi impazziva per i computer, e parlo ovviamente dei Kraftwerk. Sobrî ometti tedeschi che sembrano un po’ dei robot, ma vi giuro che qualche volta sorridono, come in questa foto di repertorio.
Uno dei loro brani che amo di più è proprio questo che riascoltiamo oggi, “">Computerliebe”, “Computer love”: insomma, un inno all’amore per il computer, dal titolo fino a ogni singolo suono (e alla copertina del disco cui appartiene, “Computer world”).
La melodia probabilmente ricorderà qualcosa anche a quelli che – tra voi – non conoscono la produzione dei Kraftwerk. Il motivo è presto detto: quella linea melodica così accattivante, riconoscibile e che si attacca in testa come un fiocco di quaranta centimetri sui capelli di Marina Ripa di Meana è stata poi ripresa molti anni dopo dai Coldplay, che l’hanno usata nel brano ">“Talk”. Diciamo che tutta la canzone è costruita proprio attorno a quel motivetto lì.
Ora devo andare, devo cercare di capire se il nuovo iPhone e l’iWatch siano una cosa figa o una Corazzata Potëmkin della tecnologia (ovvero, “una cagata pazzesca”). Intanto, le dimensioni giocano già a loro favore, perché uno dei papà dell’informatica moderna – Steve Wozniak – ha detto “Non fidatevi mai di un computer che non possiate gettare dalla finestra”. Wozniak non teneva evidentemente conto dei rimorsi legati al costo dell’operazione