Parliamo di due prototipi presentati al CES (Consumer Electronics Show), il salone internazionale della tecnologia, che lo scorso Gennaio ha riunito a Las Vegas i cervelloni hi-tech di tutto il mondo con i magnati dell’industria dell’elettronica e delle telecomunicazioni.
L’israeliana Lumus Opticas ha presentato un prototipo di occhiali che, oltre a poter essere utilizzati come una TV (è come avere un televisore largo tre metrie posto a meno di mezzo metro dalla nostra faccia, ndr), permettono di sovrapporre alla visione dell’utente immagini, video, applicazioni GPS e tutta quella marea di applicazioni che oggi usate sul telefonino. Un computer di ultima generazione direttamente sulle lenti.
“La nostra tecnologia cambierà le cose. Attualmente stiamo lavorando con varie aziende di dispositivi di consumo posizionate tra le prime dieci a livello mondiale, interessate a commercializzare la nostra tecnologia – afferma Ari Grobman, responsabile della Lumus Opticas – al momento non posso dare più dettagli per questioni di confidenzialità [...]. Possediamo un’incredibile quantità di potenza informatica e larghezza di banda nei nostri dispositivi cellulari, nonostante siamo ancora incapaci di ottenere un’utilità completa da essi”.
“Questi occhiali – continua Grobman – utilizzano un computer od un cellulare per ottenere le immagini attraverso un collegamento Bluetooth. Aggiungendo sensori e telecamera agli occhiali, stiamo creando applicazioni altamente sofisticate come il riconoscimento facciale, che permette di accedere ad informazioni utili sulle persone che ci troviamo di fronte [...]. Questa tecnologia è già disponibile, Facebook e Google utilizzano il riconoscimento facciale per aiutare gli utenti ad etichettare foto e la israeliana Face.com offre un servizio di riconoscimento facciale, che può essere integrato in altri programmi [...]. Una volta disponibili, i nostri dispositivi permetteranno alla comunità di sviluppatori di creare cose a cui non siamo ancora abituati a pensare, così come successe con l’avvento del touch-screen e dell’IPhone. Penso che tutto ciò sarà disponibile sul mercato in meno di due anni”.
Dagli occhiali della Lumus Opticas passiamo alla realtà aumentata presentata al CES dalla newyorkina Vuzix, anche quest’ultima convinta che in meno di due anni i suoi prototipi saranno disponibili sul mercato. Da questa mega impresa nordamericana arriva uno schermo mono-oculare con analoghe funzioni agli occhiali della Lumus Opticas e che per circa 5mila/10mila dollari potrete portarvi a casa a partire dalla fine del 2012. “La versione industriale dell’occhiale Vuzix – sottolinea Clark Denver, direttore marketing dell’azienda – è destinata ad un usuario tecnico. Permette, ad esempio, la sovrapposizione dei piani di una macchina nella visione di un meccanico”.Due considerazioni personali.
Uno. Queste tecnologie sono già popolari nel mondo militare e paramilitare da anni, con particolari sofisticazioni realizzate ad hoc per utenti particolarmente esigenti e situazioni limite.
Due. Se è certo che i nuovi occhiali Lumus o Vuzix saranno molto utili per tecnici del mondo della meccanica, medici e così via, è anche vero che queste tecnologie potranno friggere ancora più cervelli. Quando saranno sul mercato per noi tutti comuni mortali, deciderete voi se rincoglionirvi ancora di più con realtà aumentata, GPS e riconoscimento facciale o usare la tecnologia che vi servirà, senza abusarne e continuare a preferire la realtà in carne ed ossa. Insomma, chi oggi passa mezza giornata curvo sul cellulare a scrivere e fare cazzate con l’IPhone, in futuro, con questi tipi di occhiali sempre addosso, si sentirà come Terminator, un uomo convinto che questa tecnologia sia quello di cui ha bisogno per sentirsi bene e soddisfatto dei progressi dell’umanità. La verità, invece, è che quell’uomo con i super-occhiali non saprà o non vorrà più relazionarsi, non si fermerà più a chiedere informazioni ad un passante, si dimenticherà del piacere di chiacchierare con uno sconosciuto solo per il gusto di scambiare quattro parole, in fin dei conti sarà convinto di sapere tutto, non sapendo poi niente… e così, piano piano, perderà anche l’uso della parola e probabilmente pure la felicità.Insomma, spetta a te, come sempre, usare od essere usato, caro homo tecnologicus.
Matteo Vitiello
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