20.03.2015, ore 09:30
«Un’eclissi di Sole offre uno spettacolo indimenticabile, che merita l’attenzione anche di chi non osserva il cielo abitualmente» ci racconta il direttore dell’Osservatorio Astronomico di Napoli dell’INAF, Massimo Della Valle. «In passato le eclissi di Sole, in particolare quelle totali, erano fenomeni che rivestivano grande interesse astrofisico. Permettevano di studiare gli strati esterni della fotosfera solare e la sua corona, e non dimentichiamoci che negli anni ’20 misurando l’entità della deflessione dei raggi luminosi provenienti dalle stelle prossime al bordo solare (visibili in cielo durante la fase di totalità), Arthur Eddington fu capace di verificare sperimentalmente una delle previsioni della Relatività Generale di Einstein. In epoca recente l’importanza scientifica delle eclissi è andata via via scemando. Tuttavia, al di là degli aspetti scientifici, la graduale diminuzione di luminosità del disco Solare, che avviene in pieno giorno e senza segni premonitori, non ha mai smesso di generare nell’uomo antico, apprensione e paure».
Nel caso dell’eclissi del 20 marzo, l’occultamento del disco sarà solo parziale, circa il 56% alla latitudine di Napoli (la vedranno meglio a Milano con il 64% di oscuramento). Il fenomeno inizierà verso le 9.30 e terminerà poco prima di mezzogiorno. Il massimo dell’oscuramento del disco si avrà tra le 10.15 e le 10.45. La specola napoletana è pronta, con i suoi ricercatori e con i propri strumenti, a far osservare il disco solare e a spiegare l’evento astronomico, che non è raro ma più frequente di quanto genericamente si pensi.
All’Osservatorio si prevede un enorme afflusso di persone. Si sono già registrate 200 persone tra studenti dei licei napoletani, Cadetti dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli e turisti stranieri. Per chi non potesse recarsi a Capodimonte, c’è la possibilità di collegarsi qui su Media INAF (o sulla pagina facebook dell’Osservatorio di Capodimonte) e seguire il live streaming del fenomeno ripreso dal Celostato con filtri in luce Hα. Un’osservazione unica che consentirà di osservare gli aspetti più violenti del Sole, quali le protuberanze e le facole. Per l’occasione, lo streaming è anche ripreso dal portale italiano dell’Anno Internazionale della Luce.
Il celostato dell’OAC ha due specchi piani del diametro di 30 cm ed una lunga storia che si intreccia con le eclissi dello scorso secolo. Costruito nel 1950 presso l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri dal tecnico Fosco Tantulli, su disegno del sig. Carlo Ferri e sotto la supervisione del prof. Gugliemo Righini, direttore dell’Osservatorio, ha partecipato a molte campagne osservative: nel 1952 a Khartoum (Sudan), nel 1954 in Svezia, nel 1961 ad Arcetri, nel 1966 a Saronis (Grecia), Bagé (Brasile) e infine nel 1973 nella spedizione in Mauritania del prof. Mario Rigutti allora direttore dell’Osservatorio di Napoli e Collurania. «Oggi il celostato è un vero e proprio laboratorio solare dove è possibile osservare il Sole in luce bianca, oppure con filtri Hα, H-K Calcio e continuo a 5400 Å» dicono gli astronomi Luciano Terranegra e Maurizio Oliviero, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Napoli. «Inoltre è in via di completamento la remotizzazione della strumentazione di banco ottico per consentire le osservazioni del Sole a scopi principalmente didattici».ATTENZIONE: un’eclissi del genere non potrà essere osservata a occhio nudo o con dei normali occhiali da sole. Si rischiano danni importanti alla retina. Bisogna dotarsi o di occhialini specifici, acquistabili a poco prezzo nei negozi di materiale astronomico, o guardarla attraverso la proiezione indiretta di un telescopio, dotato di appositi filtri.
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Fonte: Media INAF | Scritto da Maria Teresa Fulco