Era una specie di rotocalco di 125 pagine, in cui comparivano 514 fotografie di Berlusconi.
Nella pagina di apertura del libretto, Berlusconi compariva fotografato nel giardino di Arcore, chinato in atto di osservare un campo fiorito di crocus.
C’aveva messo la faccia veramente, su tutte quelle fotografie, faccia in versione pre-trapianto capillare
Era descritto l’uomo, l’imprenditore, lo sportivo, il politico.
Il linguaggio usato era biblico.
“Nel nome del padre” era il capitolo che spiegava perché lui faceva (ed ancora fa) il tifo per il Milan.
Il periodo in cui era stato all’opposizione l’aveva chiamato “l’attraversata del deserto”.
Mentre gli “esercizi spirituali” erano quelli che lui trascorreva con i suoi amici alle Bermuda.
Le sue non erano proposte ma” missioni“.
Sapeva cantare le canzoni francesi, era amico di Mike Bongiorno e di Sylvester Stallone.
In ogni cosa in cui si era cimentato aveva sempre vinto, persino con il cancro, l’aveva sconfitto lui.
Non era un uomo, era un eroe, un eletto, un predestinato. L’evangelista Sandro Bondi firmava la pubblicazione.
Quando descriveva il racconto della sua vita privata era fantastico, aveva una moglie che si chiamava Carla, ma poi “qualcosa” si era rotto nel rapporto con lei. L’amore si era trasformato in amicizia e Silvio e Carla decisero di comune accordo di separasi e di divorziare. Molte cose continueranno ad unirli, innanzitutto i figli Marina e Dudi.
Questo era il regalo a tutti gli italiani, e cose simili non si erano mai viste in Europa, Ma solo nella Cina del Libretto Rosso.
Per questo fascicolo Berlusconi spese circa 3 miliardi delle vecchie lire, ma che gli ritornarono tutti indietro, perché carta e stampa fu pagata da Mondadori, che era sua.
Un cimelio che forse valeva la pena di conservare per confrontarlo 10 anni dopo con la vita, la politica del Berlusconi di oggi.
Sarà difficile che faccia “Una storia italiana 2- Missione compiuta” – dice Deaglio in un suo scritto su Vanity Fair – Ora pensa a difendersi dal bunga bunga, dalla delusione patria, dai magistrati, dai comunisti (gli unici che non ci sono più), da Ruby, dall’accusa di “culo flaccido”, dagli alleati, dalla moglie.
La sua linea di difesa “sempre meglio che essere gay”. Che sia lì il problema?
In questi dieci anni alcuni ci hanno spiegato che Berlusconi era un virus e che ci serviva per fabbricare anticorpi.
Altri ci hanno detto che era il sogno degli italiani o la pancia, o qualcosa che è in noi.
Sbagliavano tutti quella non era una storia italiana, era solo una truffa, in primo luogo nei confronti del protagonista, perpetrata dallo stesso.