Scrivere di internet è pericoloso. Soprattutto se non hai una conoscenza base di ciò di cui stai parlando. E capita, così, che anche firme importanti come Umberto Eco o Pier Luigi Battista possano addentrarsi in elucubrazioni sui pericoli che corrono sul web col risultato di scrivere, semplicemente, delle bufale. Partiamo da Umberto Eco. Sull'Espresso ha affrontato il problema dell'overdose di informazione che si può trovare navigando della rete. Overdose che impedisce ai giovani, secondo lui, di selezionare le informazioni corrette. Fin qui si potrebbe anche concordare. Il problema, però, come ha fattonotare anche Ciro Pellegrino è che Eco porta ad esempio Nonciclopedia. Sito che tutti, anche i sassi tranne Eco, conoscono come versione satirica di Wikipedia.
Scrive Pellegrino:
"Ecco. Dico io, ma quando manda i pezzi nessuno glieli rilegge? No perché anche un bambino sa che Nonciclopedia è universalmente riconosciuto come un sito di satira, di paradossi, scherzi. Insomma, un sito che le spara grosse. (…) A questo punto delle due l’una: o ha buttato lì la prima cosa che trovava, senza prendersi la briga di controllare o semplicemente la tesi fa acqua da così tante parti da sembrare un colabrodo".
Altro scivolone clamoroso è stato quello di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera. Titolo dell'articolo: “Google spia i nostri agenti segreti, se la trasparenza non ha confini”. Sotto accusa Street View che – secondo Battista - “può agiatamente riprendere con le sue telecamere luoghi targhe di macchine e spostamenti all’interno di Forte Braschi sede di alcuni uffici dell’”Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna”. Articolo smontato riga per riga da Massimo Mantellini che ha semplicemente fatto notare delle cose che tutti sanno.
“Street View come si puòfacilmente controllare non ha accesso a Forte Braschi, come a nessuna altra residenza privata, gli spostamenti di chiunque non possono essere seguiti (visto che le immagini sono fisse e vengono aggiornate ogni due o tre anni) le targhe delle auto parcheggiate e i volti dei passanti nelle strade limitrofe sono automaticamente oscurati da un software. Lo sanno tutti, tranne PG Battista e IlSecolo XIX”.
Su Internet si può scrivere di tutto, si può criticare e di materiale per farlo ne abbiamo fin troppo. Però per farlo bisogna prendersi la briga di conoscere il mondo di cui si sta parlando e controllare che le informazioni siano davvero esatte. In questi due casi sarebbero bastati dieci minuti per capire.