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ECONOMIA - Crisi, le banche centrali tagliano i tassi. E ora?

Creato il 28 dicembre 2011 da Calcisulcalcio
ECONOMIA - Crisi, le banche centrali tagliano i tassi. E ora?
Sicuramente stiamo vivendo un periodo che passerà alla storia come il "Lustro delle Crisi": prima la crisi dei Subprime, poi il fallimento di Lehman Brothers e ora la crisi dell'economia mondiale caduta in una spirale recessiva.
Nessun leader politico è riuscito a risolvere o, per lo meno, ad arginare il problema di una crisi economica di natura finanziaria. In Europa è diffusa la voce, confermata poi da agenzie di rating come Standard & Poor's, di una Recessione.
Cos'è la recessione? I Sintomi delle fasi di recessione possono essere la diminuzione del tasso di crescita della produzione e la conseguente diminuzione del Pil, l'aumento della disoccupazione, la diminuzione del tasso di interesse in seguito alla riduzione della domanda di credito da parte delle imprese e il rallentamento del tasso di inflazione causato dalla diminuzione della domanda di beni e servizi da parte dei consumatori. Con l'abbassamento dei tassi di interesse e con l'aumento dell'inflazione, possiamo arrivare alla così detta stagflazione.
A proposito di tassi di interesse, proprio recentemente abbiamo assistito al taglio dei tassi da parte della BCE, poi a quello della Fed americana seguito dal taglio della SNB (Banca Nazionale Svizzera) e a quello a sorpresa della Norges Bank (Banca di Norvegia). Solitamente i tassi vengono abbassati per favorire gli scambi sul mercato interbancario e per far sì che ci sia più liquidità all'interno del sistema.
L'effetto di questa strategia porta ad un innalzamento del livello dei prezzi al consumo (aumento dell'inflazione) e, nel caso di una crisi come questa, alla riduzione della domanda di beni e alla conseguente diminuzione della domanda di lavoro da parte delle imprese viste le aspettative al ribasso dei profitti.
In poche parole, nel biennio 2012-2013, assisteremo ad un aumento della disoccupazione, alla diminuzione degli stipendi e, causa inflazione, alla riduzione drastica del potere d'acquisto che, se avesse effetti sulla domanda di beni primari, potrebbe far cadere l'economia in una spirale deflattiva. Quale soluzione al problema in atto?
Di certo, le banche centrali e i politici, non contribuiscono al processo di incentivazione alla produzione e al progresso. L'aumento della tassazione e le restrizioni portano solamente al lento decadimento della classe media, vero e proprio motore delle principali variabili macroeconomiche di riferimento.
I nuovi governi, come il governo Monti, si stanno muovendo in una direzione sbagliata a causa del futuro soffocamento fiscale che dovrà subire il popolo. Sommiamo a queste "riforme" i futuri effetti di un nuovo taglio dei tassi da parte della BCE che contribuirebbe all'accentuarsi del rallentamento dell'economia. Incentivi fiscali, incentivi alle imprese e la promozione di piani di sviluppo, porterebbero l'economia verso la luce in fondo ad tunnel lunghissimo.
Roosvelt negli anni '30, con il "New Deal", dimostrò l'esatto contrario di ciò che sta accadendo: promosse un piano di opere pubbliche dove coinvolse milioni di disoccupati proprio in un momento di crisi. Come si direbbe in questi casi, "riaccese il motore con nuovo carburante". A quanto pare la storia, in questo caso, non insegna.
di David Pascucci

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