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“Economia mondiale vulnerabile”. Il rapporto dell’FMI

Creato il 25 febbraio 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’allerta del Fondo monetario internazionale (FMI) è forte: l’attuale economia del mondo sta attraversando un periodo a rischio, derivato dalla crescita continua di instabilità economica e dalle turbolenze di mercato. Ormai siamo arrivati a un livello tale, per cui la fragilità del mercato internazionale si sta riflettendo in modo concreto nell’economia reale. Jack Lew, segretario del Tesoro negli Stati Uniti, ha tuttavia voluto smorzare i toni dell’allerta, affermando che “ad oggi non si può ancora parlare propriamente di una crisi” e pertanto il G20 non deve rispondere all’allarme dell’FMI come in una situazione di emergenza.

Il Fondo monetario internazionale ha lanciato l’allerta all’interno di un documento preparato per il G20. Un rapporto all’attenzione dei ministri delle finanze e ai governatori delle banche centrali. Il documento varrà per il summit del prossimo 26-27 febbraio a Shanghai. All’interno del documento l’FMI parla di un’economia a rischio, e nel sottolineare questa fragilità, fa presente che il magnitudo riguarda direttamente l’economia mondiale. “Le ripercussioni sull’economia reale” ha spiegato l’FMI, “si riflettono in un rallentamento notevole della ripresa globale”. Una sorta di freno a mano tirato, quando in verità si vorrebbe tornare a correre.

Il segretario del Tesoro americano, Jack Lew, ha evidenziato la necessità di non procurare allarmismi, dal momento che la situazione attuale non presenta i tratti propri dell’emergenza. Nel suo discorso Jack Lew ha spiegato di come l’economia degli Stati Uniti non possa fungere – da sola – come un “rimedio” per la debolezza dell’economia globale. E successivamente ha spiegato di come “le svalutazioni competitive siano una strategia tutt’altro che benefica”. Da un lato dunque un’economia rallentata, dall’altro l’esistenza di mercati altalenanti che scoraggiano gli investitori. Qualcuno ha già accennato alla possibilità di una “guerra delle valute”, che potrebbe ulteriormente affossare l’economia internazionale. Qualcun altro, invece, sta già aprendo la strada ad un “ribasso delle stime”. In un panorama simile – di ovvio deterioramento dell’economia – il Fondo monetario internazionale ha esortato i leader del G20 ad attuare manovre e strategie che sappiano quanto prima invertire la flessione in negativo del comparto economico mondiale. “Bisogna contenere i rischi di una deriva inarrestabile e sostenere ogni azione di ricrescita” ha spiegato l’FMI.

Il problema dell’economia è tuttavia inserito in un contesto variegato. Attualmente la necessità impellente è quella di studiare la crescita alla luce di fenomeni sociali non di natura economica, quali il terrorismo, le epidemie e le migrazioni. Il caso Cina non è certo di secondo ordine. E’ stato detto che bisogna pur tener presente la qualità dell’economia cinese, e non solo affidarsi alla sua quantità. Dalla parte dell’FMI trapelano le prime strategie, che vanno dall’incentivare gli investimenti pubblici al promuovere le riforme strutturali. Sul fronte della Bce, il Fondo monetario internazionale s’è detto disposto a promuovere il quantitative easing, ovverosia “una modalità con cui viene creata una moneta da una banca centrale e successivamente immessa nel sistema economico-finanziario”. Di rimbalzo, la Banca centrale europea dovrà impegnarsi a stabilizzare i prezzi.

In riferimento all’Unione europea una magra ripresa si sta ad oggi avvertendo in alcune aree per via del deprezzamento del petrolio. Tuttavia, gli alti tassi di disoccupazione e la percentuale bassa di investimenti inchiodano ancora la ripresa. Dai vertici, dunque, perviene l’esigenza di riforme strutturali, anche se l’Europa – ad oggi – non deve soltanto badare alla fragilità economica, ma anche ad ulteriori fenomeni esterni che ne alterano la stabilità.

Tags:allerta,Cina,Crisi Economica,disoccupazione,economia,eu,fmi,fondo monetario,quantitative easing,ripresa,rischio,tesoro,UE,Unione Europea

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