Economics for dummies/3

Da Iomemestessa

Cito, alla lettera, una parte dell’intervento di Renzi a Bruxelles: ‘Non accettiamo lezioni di morale da nessuno: è vero che l’Italia ha un debito molto alto, ma è anche vero che ha una ricchezza privata quattro volte superiore’.

E’ una affermazione, probabilmente (per dire certamente vorrei avere almeno i dati alla mano) veritiera.

Lasciamo perdere i soliti commenti populisti e un po’ del cazzo, del tipo quelli son soldi nostri, lo Stato vorrà mica pure quelli.

Lo Stato, quel debito, l’ha fatto per foraggiare comportamente illeciti, penalmente o anche solo  eticamente, perpetrati da amplissime aree della popolazione, non da sacche ridotte di politici e boiardi di Stato, e finchè non vi sarà una presa di coscienza di ciò, questo Stato non ha speranze

Il nostro debito pubblico ha una radice antica che affonda nella nostra atavica capacità di pensare che lo Stato ci debba tutto, mentre noi non gli dobbiamo niente.

Questa ricchezza privata è figlia di decenni di tasse non pagate, di secondi e terzi lavori rigorosamente in nero, e di porcherie assortite.

Siamo tutti colpevoli.

Sono colpevoli parecchi pensionati al minimo, che piangono miseria e mungono tutto quel che si può mungere alla sanità pubblica e all’INPS (ticket, accompagnamenti) e che poi hanno seconde e terze case propriamente intestate a figli e nipoti.

Sono colpevoli parecchi agricoltori, che per avidità e per non pagare le tasse hanno sempre sottostimato le loro produzioni agricole e latteo-casearie, impedendoci di accedere a molti fondi europei e riducendo di fatto le quote produttive di pertinenza italiana (salvo poi lamentarsi e rompere i coglioni a tutti coi loro trattori e le loro mucche)

Sono colpevoli moltissimi imprenditori, che hanno ripartito utili da favola negli anni buoni (per tacere, in molti casi, dei proventi dell’evasione fiscale indiscriminata) depauperando le aziende e riducendo al minimo gli investimenti nell’innovazione (di prodotto, di processo) salvo poi disperarsi quando non erano solo scappate le vacche, ma anche i fattori.

Sono colpevoli una fetta enorme di artigiani e commercianti, che emettono scontrini fiscali e ricevute sino al raggiungimento degli studi di settore e tutto il resto è guadagno. Quei bei fenomeni che piangevano miseria al grido di ‘L’IVA al 22% ci distruggerà’, quando loro, l’unica IVA che conoscono è la Zanicchi.

Sono colpevoli molti dipendenti pubblici, che facevano timbrare il vicino di scrivania e poi via al mercato a far la spesa, o in giro a farsi i cazzi propri. E’ lavoro, cazzo, non volontariato.

Sono colpevoli parecchi insegnanti, che hanno scambiato la scuola per un parcheggio e una fonte di reddito addizionale a più o meno floride libere professioni private, col bel risultato che hanno mille impegni, e a scuola non insegnano lo stretto indispensabile, lasciando come indelebile marchio formativo ai loro alunni il concetto che la furbizia paga sempre

Sono colpevoli moltissimi lavoratori dipendenti, quegli stessi che ogni volta stracciano le palle ricordandoci che loro son gli unici a pagare le tasse (ma solo perchè obbligati da prelievo forzoso, sia chiaro). Quegli stessi che per anni si sono opposti ad ogni cambiamento pur di conservare le proprie comodità e status quo, fosse questo status quo l’inutilissimo ospedalino locale con dieci posto letto, un medico per mancanza di prove, dei servizi al di sotto di ogni standard (e poi andavano a farsi curare nella città grande comunque, ma almeno l’ospedale era salvo, eh). Oppure che lottavano per la scuola nel micro paesino, a 4 fottuti chilometri dalla città più vicina, perchè insomma non si può togliere ai bambini (10 di numero) la loro scuola. E pazienza che riscaldare, pulire e manutenere (male) quella cazzo di scuola si spendesse molto più che ad assumere nuovi insegnanti.

Quella ricchezza privata, così orgogliosamente sbandierata dal renzi, dovrebbe indurre a riflettere, anziché inorgoglire. E tutta questa acrimonia verso la politica (che intendiamoci, per insultarli non c’è manco bisogno di prendere informazioni) dovrebbe trasformarsi in un’autocritica che ci faccia prendere in mano una ramazza e dare una pulita in casa nostra.

Perchè solo così questo paese può trovare una risorsa per ripartire. Altrimenti, seriamente, non ci resta che partire (noi).


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