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Ecowas, una realtà in espansione

Creato il 25 settembre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Ecowas, una realtà in espansione

Istituita il 28 maggio del 1975 con la firma del “Trattato di Lagos” da parte di 15 paesi dell’Africa Occidentale, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) oggi rappresenta uno dei più importanti tentativi d’integrazione regionale del continente africano. Un attore che a partire dagli anni ’90 ha accresciuto il proprio ruolo nell’ambito dei rapporti economici e nel mantenimento della stabilità politica negli Stati membri colpiti da conflitti civili attraverso missioni di peacekeeping e interventi armati. Tuttavia, il percorso dell’Ecowas non è stato semplice e ancora oggi una completa integrazione monetaria e politica non è stata raggiunta per motivi interni ed esterni alla regione africana.

Il cammino dell’Ecowas inizia grazie all’idea di una “comunità africana occidentale” pensata nel 1964 dal presidente della Liberia William Tubman. Il processo di formazione, dopo un decennio di tentativi che non portarono a nulla di concreto, riprese tra il 1972-1973 grazie alle iniziative del Generale nigeriano Gowon e del Generale togolese Eyadema che portarono alla firma di una road-map per la realizzazione dell’accordo istitutivo di Lagos del 1975. Attualmente i membri dell’organizzazione regionale sono 15: Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. Ecowas è composta da un quartier generale sito ad Abuja in Nigeria e da diversi organi che concorrono allo svolgimento delle sue principali funzioni. La più alta autorità di governo è la Conferenza dei Capi di Stato e di governo che si riunisce annualmente per determinare le linee guida e le priorità, a seguire vi è un Consiglio dei ministri responsabile delle attività dell’Ecowas e fonte di raccomandazioni che si riunisce due volte l’anno, una Commissione, la Corte di Giustizia della Comunità, il Parlamento della Comunità, la Banca per l’Investimento e lo Sviluppo, un Fondo per la cooperazione e lo sviluppo e un presidente della Comunità eletto periodicamente dai rappresentanti degli stati membri in seno all’Ecowas.

In verde i paesi dell'Ecowas
Ecowas nasce con il compito di promuovere e incrementare gli scambi commerciali tra gli Stati membri, la cooperazione, sostenere la crescita e sviluppo nell’Africa occidentale e la creazione di una zona di libero scambio e circolazione di beni e persone. Inoltre Ecowas, affondando le sue radici nel pan-africanismo, mira a smantellare il protezionismo portato avanti dagli Stati dopo l’indipendenza, ritenuto un ostacolo per lo sviluppo della regione africana. Il 24 luglio del 1993, il trattato istitutivo fu modificato per evidenziare la volontà degli Stati membri di voler spingere più velocemente la Comunità verso la strada dell’integrazione economica, la cooperazione politica e l’unione monetaria. Nel 1993, accanto a queste modifiche, al fine d’irrobustire il processo d’integrazione, i 15 Stati membri decisero di dotarsi di un parlamento dell’Africa Occidentale, di consigli economici e sociali e una corte di giustizia. Gli obiettivi dell’Ecowas dagli anni ’90 in poi hanno avuto un’espansione inglobando, tra quelli già elencati, la necessità di consolidare nella regione la democrazia e la pace, portare avanti programmi economici per la riduzione della povertà, lo sviluppo delle infrastrutture e garantire una sempre maggiore sicurezza alimentare.

Ecowas opera in una regione di 5.112.903 km² con una popolazione che si aggira intorno ai 300.000.000 di abitanti, i cui Stati membri sono tutti, esclusa la Liberia, ex-colonie francesi, inglesi e (soltanto due) portoghesi. L’eredità coloniale nell’Africa Occidentale è stata e continua ad essere, come nel resto del continente, un elemento che ha creato divisioni e problemi sia dal punto di vista etnico-religioso, che della stabilità politica ed economica. Nel caso degli Stati membri dell’Ecowas, il lascito coloniale più evidente è quello che divide la regione in Stati anglofoni e francofoni. Questa divisione vede gli Stati francofoni (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Niger, Senegal e Togo) ancora legati all’ex-madrepatria dal punto di vista monetario con l’utilizzo del CFA francese e dal 1994 sono membri dell’Unione Economica e Monetaria dell’Africa Occidentale (UEMAO). Dal punto di vista politico l’influenza di Parigi continua ad essere presente nell’Africa Sub-Sahariana per garantirsi l’approvvigionamento di materie prime quali l’uranio, il petrolio e terre rare ma anche per avere un ruolo di prim’ordine negli equilibri regionali.

I paesi dell'Ecowas
Gli Stati membri anglofoni, invece, come il Ghana, la Nigeria, Guinea, Sierra Leone e Gambia, hanno dei rapporti con l’ex-madrepatria opposti all’area francofona tanto da optare dopo l’indipendenza contro l’adesione al Commonwealth. Dal punto di vista economico, Stati come la Nigeria e il Ghana o come la stessa Sierra Leone nell’ultimo decennio hanno intrapreso un percorso di crescita economica che ha migliorato le condizioni di vita delle loro popolazioni e attratto investimenti provenienti dall’estero. Il Ghana, ad esempio, ha avuto un livello di crescita del PIL nel 2009 pari al 4% e ha continuato questo trend positivo raggiungendo nel 2010 la soglia del 7,7% e il 13,6% nel 2011. Inoltre, dal 2010 al 2011, il livello delle esportazioni è quasi raddoppiato passando da 7,96 a 12,75 mld$. Il livello degli investimenti diretti esteri (FDI) nell’ultimo decennio ha avuto un aumento continuo per il paese. Ad esempio, tra il 2000 e il 2002, gli investimenti diretti esteri (FDI) sono stati pari a 351,2 ml$ e nel 2006 hanno raggiunto i 636 ml$. Nonostante la crisi internazionale il Ghana è rimasto uno dei paesi più ricercati per gli investimenti e nel 2011 il paese ha accolto 500 nuovi progetti per un totale di 7,68 mld$. Nel 2012 il Centro per la Promozione degli Investimenti in Ghana ha affermato che i dati sul primo trimestre dell’anno hanno evidenziato un ulteriore aumento rispetto al trimestre del 2011 pari al 67,98% con un valore complessivo di 1,18 mdl$ e 95 nuovi progetti.

I paesi francofoni in Africa
Un altro esempio positivo è la Nigeria che, nonostante la crisi internazionale e i problemi di natura etnica interni, ha mantenuto livelli di crescita pressoché costanti: 7% nel 2009, 8% nell’anno seguente per poi peggiorare lievemente nel 2011 con una crescita del PIL pari al 6,9%. Nel settore delle esportazioni la Nigeria dal 2010 al 2011 è passata da 73,7 miliardi $ a 103,9 miliardi $. Grazie a questa crescita economica lo Stato nigeriano è divenuto un attore regionale di grande influenza e all’interno dell’Ecowas e mira ad essere il motore propulsivo dell’intera regione. Gli elementi di divisione nella regione hanno influito nell’opera dell’Ecowas rallentando e in alcuni momenti bloccando il raggiungimento dell’obiettivo principale dell’organizzazione, ossia l’unione economica e monetaria per lo sviluppo e la crescita dell’Africa Occidentale. I paesi francofoni non valutano positivamente questo processo d’integrazione monetaria, poiché andrebbe contro i loro interessi legati all’UEMAO e alla forza del CFA.

I paesi anglofoni dinanzi al blocco dei paesi francofoni uniti dalla moneta CFA hanno lanciato dal 2000 la Zona Monetaria dell’Africa Occidentale (WAMZ) che mira entro il 2015 a unire tutti i paesi membri dell’Ecowas in un’unione monetaria coesa funzionale agli interessi dell’organizzazione regionale con una moneta capace di rivaleggiare con il franco CFA presente nell’Africa Occidentale. Nonostante questi contrasti tra anglofoni e francofoni, l’UEMAO ed Ecowas il 5 maggio del 2004 hanno firmato un accordo generale di cooperazione al fine di armonizzare i loro programmi e coordinare le loro attività in aree d’interesse comune come: la creazione di un’unione doganale dell’Africa occidentale, la convergenza delle politiche economiche e finanziarie degli Stati membri attraverso il meccanismo di sorveglianza multilaterale, e l’armonizzazione delle politiche settoriali, tra cui l’agricoltura, trasporti e l’energia.

Il contesto regionale in cui Ecowas opera non è omogeneo, a partire dalla geografia, che divide la parte nord della regione per lo più desertica dalla parte sud ricca di vegetazione e foreste, alla stabilità politica ed economica interna. Ogni Stato membro evidenzia delle particolarità e necessità che hanno spinto negli ultimi anni la Comunità regionale a d’individuare sei obiettivi fondamentali per raggiungere il processo d’integrazione regionale e lo sviluppo dell’Africa Occidentale.
I sei obiettivi che Ecowas intende raggiungere sono:

  1. 1. una buona governance, giustizia e prevenzione dei conflitti
  2. 2. lo sviluppo infrastrutturale e un’economia competitiva
  3. 3. uno sviluppo sostenibile accompagnato dalla cooperazione nella regione
  4. 4. l’integrazione economica e monetaria
  5. 5. rinforzare il ruolo delle istituzioni
  6. 6. il rafforzamento dei meccanismi d’integrazione nel mercato globale

 
Dal punto di vista della prevenzione e risoluzione dei conflitti, Ecowas nel suo trattato istitutivo possiede l’art.58 che impone agli Stati membri di prevenire e risolvere i conflitti interni della regione occidentale africana. Per adempiere a questi compiti l’art.58 prevede la possibilità per gli Stati membri di creare forze di peacekeeping e utilizzare i mezzi necessari al fine di garantire la pace e la stabilità politica ed economica nella regione. La prima applicazione dell’art. 58 è avvenuta il 24 aprile del 1990 quando il presidente liberiano Samuel Doe dinanzi ai tentativi di colpo di stato militare, organizzati dal Fronte Nazionale Patriottico di Charles Taylor, fece richiesta presso Ecowas di un intervento armato in difesa del suo governo. Con l’intervento in Liberia, Ecowas, si ritrovò divisa tra paesi anglofoni favorevoli alla missione e quelli francofoni ostili a qualsiasi intrusione negli affari della Liberia. Guidati dalla Nigeria, i paesi anglofoni dell’Ecowas riuscirono a riportare l’ordine in Liberia e attraverso una missione di peacekeeping ad aiutare le parti a raggiungere un accordo di pace nel 1996 e a svolgere delle elezioni nel 1997.

I paesi della WAMZ
Contemporaneamente all’intervento in Liberia, nel 1990, Ecowas sotto la spinta della Nigeria e degli altri stati anglofoni si è dotata dell’Ecowas Gruppo di Monitoraggio degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOMOG). ECOMOG è un accordo formale per la creazione di una forza multilaterale degli Stati dell’Ecowas, i quali s’impegnano ad inviare le proprie truppe ove necessario per mantenere la stabilità e la pace nella regione ed evitare il ripetersi di nuovi conflitti. Fino al 2005 i paesi aderenti ad Ecomog sono stati soltanto quelli anglofoni, con la Nigeria come punto di riferimento per risorse e unità militari messe a disposizione. Dal 2005 ad Ecomog hanno aderito il resto dei paesi membri dell’Ecowas rendendo così la forza multilaterale africana-occidentale uno strumento credibile e rilevante nella gestione strategica della sicurezza regionale. Nel maggio del 2000, al fine di rendere le operazioni di Ecomog più credibili e forti istituzionalmente, gli Stati membri dell’Ecowas a Monrovia hanno creato il Consiglio di Sicurezza e Mediazione. Questo organismo dalla natura sub-regionale ma similare al Consiglio di Sicurezza ONU ha una funzione di raccordo dei vertici politici e diplomatici dell’Ecowas. Inoltre, si occupa dell’analisi e approvazione degli interventi militari e di peacekeeping da mettere in atto all’interno della regione nell’ambito della politica di sicurezza e mantenimento della pace.

Di rilevante importanza è il collegamento che il Consiglio di Sicurezza dell’Ecowas mantiene con l’Unione Africana e l’ONU ogni qual volta vengono deliberati interventi militari nell’Africa Occidentale sotto l’egida dell’Ecowas. Dopo la missione in Liberia, l’azione di Ecowas è risultata determinante anche negli interventi in Sierra-Leone (1994-1999), nella gestione del cessate il fuoco in seguito ad una guerra civile e nella mediazione dell’accordo di pace tra ribelli e il governo raggiunto il 7 luglio 1999. Un altro intervento, seppur di minor portata, essendo una missione di polizia, è stato quello in Guinea-Bissau nel 1998 dopo l’ennesimo tentativo di colpo di stato organizzato dall’ex generale Ansumane Mané. Nel 2001 Ecomog ha stanziato, lungo il confine tra la Guinea e la Liberia, 1,700 uomini con l’obiettivo di bloccare l’infiltrazione di ribelli verso la Liberia intenti a destabilizzare il sistema politico liberiano. Dal settembre del 2002 le truppe dell’Ecowas sono state utilizzate nell’ambito del mantenimento della pace e della sicurezza dell’Africa Occidentale a seguito di una ribellione militare in Costa d’Avorio. Successivamente la missione nello Stato ivoriano (ECOMICI) è stata integrata il 28 febbraio del 2004 nell’operazione delle Nazioni Unite (UNOCI). Nel 2003, durante la seconda guerra civile liberiana, dopo le pressioni degli Stati Uniti, Ecowas ha avviato una nuova missione chiamata (ECOMIL), con l’obiettivo di liberare la città di Monrovia dalle forze ribelli e, una volta raggiunto l’accordo di pace, dal 9 settembre del 2003, 3.563 truppe inviate dall’Ecowas si sono occupate di mantenere la pace e il ritorno alla normalità in Liberia.

Accanto ad Ecomog, nell’ambito della prevenzione e gestione dei conflitti interni alla regione africana, Ecowas ha istituito l’Ecosap (Ecowas Small Arms Program). Un organismo volto al controllo e alla limitazione del traffico di armi illecite nell’Africa Occidentale. Nato nel 2006, il programma ha avuto l’adesione e il sostegno di tutti gli Stati membri dell’Ecowas, confermando la volontà della Comunità dell’Africa Occidentale di continuare ad investire sulla sicurezza regionale e nella diffusione dei principi della buona governance come base per uno sviluppo sostenibile. Nel 2012, a partire dai primi mesi dell’anno, il ruolo di Ecowas nell’ambito della sicurezza e della stabilità regionale è stato rilevante nella crisi interna del Mali. Il rischio di una possibile disgregazione dello Stato maliano in seguito al colpo di stato militare e agli scontri armati tra ribelli tuareg del Movimento Nazionale per la Liberazione del’Azawad (MNLA) e governo nelle province del nord del paese, ha spinto Ecowas attraverso il Consiglio di Sicurezza e Mediazione ad intervenire in difesa della pace e dell’integrità territoriale del paese. Contemporaneamente alla crisi ancora irrisolta del Mali, la Guinea-Bissau ha richiesto nuovamente l’aiuto delle forze armate dell’Ecowas per gestire la difficile situazione interna creatasi dopo le elezioni presidenziali avvenute nel gennaio 2012. Per entrambe le recenti crisi il Consiglio di Sicurezza ha preso delle posizioni in favore di un intervento in favore del ristabilimento dell’ordine.

Riguardo alla situazione maliana, che risulta essere la più pericolosa per la stabilità della regione africana, il 29 marzo del 2012 in risposta ad un colpo di stato militare che ha destituito l’ex presidente Amadou Toumani Toure, l’autorità dei Capi di Stato e di governo dell’Ecowas ha emesso delle sanzioni economiche e la sospensione del Mali dalla Comunità. Contemporaneamente, approfittando del vuoto di potere, la ribellione tuareg nel nord del paese ha portato il Consiglio di Sicurezza e Mediazione dell’Ecowas, supportato dalla diplomazia europea e statunitense preoccupata dalle possibili infiltrazioni terroristiche nella regione da parte del Movimento Unità per la Jihad in Africa Occidentale (MUJAO), ad esprimere la propria volontà d’intervenire anche militarmente per porre fine agli scontri armati. Ecowas, al fine di alleviare le conseguenze negative della ribellione, ha inviato 3 ml$ al governo legittimo del Mali e 1,5 ml$ agli Stati confinanti (Burkina-Faso e Niger) per i danni collaterali subiti. Il 17 giugno del 2012 l’ambasciatore Kadre Desire Ouedraogo ha inviato presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu la richiesta d’approvazione e sostegno del piano d’intervento armato in Mali. Ouedraogo, evidenziando l’incapacità dell’esercito maliano di ripristinare l’ordine nel nord del paese, ha dichiarato la volontà di Ecowas di risolvere la crisi interna al Mali attraverso un’azione rapida ed efficiente, con l’obiettivo di evitare qualsiasi tentativo secessionistico proveniente dal nord attraverso l’assistenza militare al governo legittimo del Mali. Il rappresentante dell’Ecowas ha infine posto l’accento sulla necessità di ristabilire l’ordine in Mali per garantire sia il rispetto dei diritti fondamentali sia l’assistenza umanitaria. Al fine di realizzare questo progetto di salvataggio, Ecowas ha espressamente richiesto la collaborazione e l’approvazione dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite. Sul fronte della crisi istituzionale maliana, Ecowas in luglio ha ottenuto un accordo con la giunta militare golpista per il ritorno di un governo civile di unità e di transizione. Quest’ultimo dovrebbe svolgere le funzioni necessarie per la preparazione delle nuove elezioni presidenziali fissate per il marzo del 2013 e contemporaneamente arginare la ribellione islamista nel nord. Al momento il governo del Mali, fortemente influenzato dalle forze militari che occupano ancora 5 ministeri, non ha ancora inoltrato una richiesta verso l’Ecowas in favore di un intervento armato. Inoltre, Ecowas non è ancora riuscita ad ottenere l’appoggio dell’ONU che, prima di avallare un possibile intervento militare in Mali, ha chiesto maggiore chiarezza e un piano ben preciso. Il Palazzo di Vetro ha esortato l’organizzazione regionale a continuare a lavorare sul piano della cooperazione e del dialogo con il governo di transizione maliano. Nonostante la situazione di stallo nella crisi maliana, il ruolo di Ecowas e dei suoi organi dediti alla sicurezza regionale e alla gestioni delle crisi resta ragguardevole e in continua espansione tanto d’aver ottenuto un alto grado di considerazione da parte dell’UA, dell’Unione Europea e dell’ONU.

L’altro settore in cui Ecowas ha investito molte risorse e in cui risulta esserci una continua volontà di miglioramento è quello economico. L’Africa Occidentale, seppur in maniera non omogenea, è una regione ricca di materie prime con un settore agricolo che in ogni paese membro occupa rispetto al secondario e al terziario la percentuale più alta in produzione e occupazione. Ecowas nell’ultimo decennio ha ottenuto importanti risultati su questo fronte tanto da avere nel 2004 e nel 2005 il 5% di crescita, passata al 7% nel 2007. Nel 2009 la crisi economica internazionale non ha escluso l’Africa Occidentale facendo registrare una diminuzione della crescita attestatasi al 5,6%. Nel 2010 il tasso di crescita è tornato ad essere positivo registrando un 6,5% di crescita del PIL, tanto da classificare Ecowas tra le più prospere comunità economiche dell’Africa. Nel 2011 i dati economici legati alla crescita del PIL regionale hanno evidenziato una leggera flessione (5,9%) legata all’instabilità dei prezzi delle materie prime e dei prodotti agricoli nel mercato internazionale. Gli Stati membri dell’Ecowas, escludendo la Nigeria e il Ghana, sono per la gran parte paesi sottosviluppati, la cui economia è attanagliata da crisi dovute principalmente alle questioni dell’elevato debito estero, alla carenza d’infrastrutture interne e agli elevati tassi di disoccupazione e d’inflazione. Nonostante ciò, nel complesso Ecowas negli ultimi decenni ha ottenuto risultati positivi nella gran parte dei settori economici che ancora oggi risultano essere problematici per gli Stati membri della Comunità. Infatti, Ecowas ha come obiettivo primario quello di armonizzare le politiche economiche dei paesi membri in modo da ottenere una convergenza economica capace di sostenere la crescita e lo sviluppo sostenibile.
Gli sforzi portati avanti dalle istituzioni dell’Ecowas sono stati premiati sopratutto sul campo dell’abbattimento del livello del debito estero. Dal 2000 al 2012 il livello percentuale di debito estero rispetto al PIL è diminuito in maniera costante passando dal 94,1% del 2000 al 13,3% nel 2012.

Analizzando singolarmente i settori economici è possibile evidenziare che circa il 60% del PIL regionale è derivato dall’agricoltura, il settore minerario e dell’energia invece sono al secondo posto con il 19,3%, e infine, il terziario rappresenta il 15,7% del PIL aggregato dell’Ecowas. Nel settore primario l’agricoltura rappresenta il 79% delle attività economiche con paesi come la Costa d’Avorio, Nigeria, Ghana e Togo produttori di prim’ordine di caffè, cacao e banane; Benin e Burkina-Faso invece concentrano la loro produzione agricola nel settore del cotone. In generale i prodotti provenienti dal settore agricolo su cui Ecowas basa la propria produzione ed esportazione sono: riso, cacao, manioca, legno, gomma, frutta, caffè. L’agricoltura è di primaria importanza per Ecowas, da qui dunque la volontà della Comunità regionale d’investire nella modernizzazione produttiva e infrastrutturale del settore. Di rilevante importanza in questo ambito è stato il Forum Regionale sulle bioenergie regionale promosso da Ecowas nel marzo del 2012 con l’obiettivo di avviare a livello regionale un processo di dialogo e di apprendimento peer-to-peer per sostenere e facilitare lo sviluppo da parte degli Stati membri dell’Ecowas di strategie bioenergetiche tanto regionali quanto nazionali che mirano a soddisfare i bisogni energetici e a creare un dinamico e sostenibile settore delle bioenergie moderne per la promozione della crescita economica, dello sviluppo rurale e della riduzione della povertà. A livello comunitario, Ecowas al fine di migliorare il settore agricolo e la sua produttività ha istituito nel 2005 Ecowap, ovvero la politica agricola comune dell’Africa Occidentale. Questo strumento vuole essere il punto di riferimento per l’agricoltura regionale attraverso la diffusione di politiche volte alla modernizzazione, all’implementazione del settore privato, al miglioramento della produttività e della competitività, con il fine ultimo di garantire l’indipendenza e la sicurezza alimentare di ogni paese membro.

Sul versante delle attività minerarie e delle risorse energetiche, l’Africa Occidentale rappresenta un bacino d’estrazione di fondamentale importanza. Nonostante occupi il 60% delle attività economiche della regione, l’estrazione di pietre preziose e fonti energetiche è concentrata soltanto in alcuni Stati membri dell’Ecowas. La Nigeria ad esempio, oltre ad avere la popolazione più numerosa della regione con 170.123.740 di cittadini ed un PIL nel 2011 di 413.402 mdl$, è anche il più importante produttore ed esportatore di petrolio e gas. Nel 2010 la Nigeria ha prodotto 2,458.000 di barili e nel 2011 la produzione è aumentata del 2,85% raggiungendo i 2,525,29 barili. L’altro gigante della regione nel settore minerario è il Ghana che possiede diverse miniere di oro, diamanti, magnesio e bauxite. Il settore minerario occupa il 37% delle esportazioni del paese e il 90% di questo è occupato dall’esportazione all’estero dell’oro. Storicamente, la produzione dell’oro ghanese e la sua esportazione rappresenta una voce importante nell’economia del paese. Nel 2008 la produzione aurifera è stata di 80,5 t, e nel 2011 rispetto al 2010 vi è stato un incremento del 14% con un output produttivo di 796.797 t per un fatturato di 1,19 mdl$. Insieme al Ghana e alla Nigeria anche Costa d’Avorio, Guinea, Sierra-Leone, Mali e Liberia sono produttori sia di metalli preziosi come diamanti e oro siadi petrolio e gas naturale.

Il commercio interno alla regione è un elemento di fondamentale importanza per Ecowas e i suoi piani d’integrazione economico-monetaria. Nonostante ciò, uno dei problemi che ancora oggi sussiste all’interno della comunità è la presenza di dazi e restrizioni commerciali che impediscono l’ascesa di un mercato interregionale competitivo. Il livello del commercio all’interno dell’Ecowas, nonostante gli incentivi e le politiche portate avanti nell’ultimo ventennio, come l’istituzione nel 1990 dell’Ecowas Trade Liberalisation Scheme (ETLS) volto ad azzerare i dazi e le barriere non-tariffarie, resta deficitario rispetto agli obiettivi della Comunità. Negli anni ’70 il commercio regionale dell’Ecowas era intorno al 3% del totale del commercio degli Stati membri, questa percentuale è progressivamente aumentata raggiungendo negli anni ’90 la soglia del 10% ma non ha mai superato il 15% dal 2000 ad oggi, con un picco negativo del 4% nel 2010 pari a 6705,09 ml $. Nello specifico, il valore monetario degli scambi commerciali nell’Ecowas nel 2008 è stato 6,9 mdl$ mentre quello con il resto del mondo pari a 64,4 mdl$. Il 2009 è stata la miglior annata in questo ambito economico tanto da raggiungere i 9.9 mdl$ e crollare negli anni successivi.
Nel 2010 la Commissione dell’Ecowas ha espresso preoccupazione per i bassi livelli di commercio regionale, annunciando l’obiettivo di aumentare entro il 2030 del 40% il commercio interregionale e abbandonare il 4% del 2010. I leader dell’Ecowas puntano a migliorare i livello del commercio interregionale anche per stimolare la crescita e ridurre i livelli di povertà negli stati membri. Dietro a questi numeri poco incoraggianti per una organizzazione regionale che mira ad istituire un mercato comune ed una moneta unica in tutta l’Africa Occidentale,vi sono problemi legati principalmente all’eccessiva burocrazia, ad una rete infrastrutturale stradale precaria, ad alti tassi di corruzione e ad una scarsa competitività nel settore industriale. Un esempio di tali ostacoli è l’itinerario commerciale Ghana-Togo-Benin-Nigeria caratterizzato da: 18 check-point di controllo presieduti da polizia e funzionari doganali, una rete stradale precaria, costi di trasporto elevati a cui aggiungere il problema dilagante delle tangenti, gravose tasse amministrative e il mancato rispetto delle norme dell’ETLS in materia di restrizioni quantitative.

Se il commercio regionale stenta a decollare quello internazionale è di tutt’altra natura. Infatti, dal punto di vista delle relazioni politiche ed economiche con Stati Uniti, Cina, Unione Europea e paesi BRICS, Ecowas ha nel tempo acquisito un ruolo di tutto rispetto. Francia, Gran Bretagna e USA in diverse situazioni hanno evidenziato il loro interesse e supporto in favore dello sviluppo dell’Ecowas e in particolar modo dell’Ecomog. I motivi di questa attenzione risiedono nelle importanti risorse naturali presenti nell’Africa Occidentale che fanno di questa regione uno snodo di vitale importanza per gli interessi geopolitici di Usa, Ue, Cina, India e i nuovi paesi emergenti. L’interesse e lo sviluppo di relazioni politico-economiche tra le potenze mondiali e l’Africa Occidentale è evidenziato anche dalla presenza di numero compagnie petrolifere inglesi, americane e francesi ed elevati livelli di scambi commerciali accompagnati da importanti investimenti nei settori della sicurezza, delle telecomunicazioni e dell’industria. Le relazioni tra l’Europa e l’Africa Occidentale dopo la decolonizzazione sono rimaste molto importanti, sia dal punto di vista economico che politico. Gli strumenti più comuni in questo rapporto sono stati e continuano ad essere l’aiuto estero, il commercio, operazioni di peacekeeping. Per quasi tutti i paesi dell’Ecowas l’Ue rappresenta il primo partner commerciale e nel 2008 questo rapporto ha raggiunto il 40% sul totale del commercio con il resto del mondo. L’Ue esporta nell’Africa Occidentale principalmente materiale elettrico (9%), macchinari e mezzi per il trasporto (29%), prodotti chimici e medicine (10%), animali e prodotti caseari (11%), manufatti e beni (9%), prodotti petroliferi (32%). Il commercio tra Europa ed Ecowas è dominato da Francia e Gran Bretagna, importatori di prim’ordine di minerali (50%) e prodotti agricoli. Dal 2004 al 2008 le esportazioni dall’UE verso l’Ecowas sono state contrassegnate da un aumento costante che nel 2009 ha raggiunto i 18.665 ml di euro e nel 2010 i 22.110 ml di euro con una crescita del 18,5%. Anche le importazioni hanno seguito questo trend positivo principalmente grazie all’acquisto di materie prime come il petrolio da paesi come Nigeria, Ghana e Costa d’Avorio. Nel 2005 le importazioni dell’Ue dall’Ecowas sono state pari 13.738 ml di euro e nel 2009 questo valore è aumentato raggiungendo i 16.496 ml di euro. Il 2010 è stato contrassegnato da un ulteriore surplus delle importazioni con una crescita rispetto al 2009 del 28,3% per un valore di 21.169 ml di euro. I partner europei dall’Africa Occidentale, secondo i dati del 2010 dell’Eurostat, concentrano le loro importazioni in combustibili fossili (67%), animali e prodotti agricoli (22%), materiali grezzi (6%), manufatti (5%).

I rapporti commerciali tra l’Ue ed Ecowas sono stati disciplinati all’interno degli accordi commerciali tra UE e paesi ACP, di Lomé dal 1975 al 2000 e successivamente con quelli di Contonou in vigore fino al 2020. L’accordo di Contonou ha aperto la strada per un nuovo modello di partenariato con l’Ecowas chiamato APE che ha l’obiettivo massimo di creare una zona di libero scambio tra l’Ue e l’Ecowas e che permetterebbe una maggiore apertura alle importazioni europee e alle esportazioni dell’Africa Occidentale in Europa. I negoziati per la creazione dell’APE sono stati avviati nel 2002, tuttavia, ancora oggi non è stato trovato un accordo a causa delle preoccupazioni dei governi degli Stati membri dell’Ecowas che temono la nascita di grandi squilibri commerciali regionali ed una drastica riduzione della produzione locale in favore dei prodotti europei.Oltre a ciò, l’Ue in Africa Occidentale porta avanti diversi progetti utili allo sviluppo della regione. Ad esempio, nell’ambito del miglioramento dell’integrazione regionale, Ue ed Ecowas nel febbraio del 2011 hanno firmato un accordo in base al quale l’Ue fornirà 37 ml di euro per la costruzione di 3 posti di frontiera tra il Ghana e il Togo e tra la Nigeria e il Benin sotto la responsabilità dell’Ecowas. Questo progetto mira a migliorare e velocizzare il traffico transfrontaliero. Inoltre, nell’ambito del 10° Fondo europeo per lo sviluppo (2008-2013), l’Ue ha stanziato 597 ml di euro per il sostegno e lo sviluppo del processo d’integrazione regionale in Africa Occidentale. All’interno di questo progetto di cooperazione tra Ue ed Ecowas, Bruxelles ha stanziato 119 ml di euro nell’ambito del consolidamento della buona governance e della stabilità regionale nella regione africana. Un altro settore di collaborazione tra l’Ue e l’Ecowas è quello della sicurezza alimentare e nel settembre del 2012 con la partecipazione del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) è stato sottoscritto un accordo di cooperazione che prevede lo stanziamento di 20 ml di euro per lo sviluppo e il sostegno della produzione alimentare regionale.

Un altro attore di fondamentale importanza sono gli Stati Uniti, il cui rapporto in ambito commerciale con Ecowas è regolato dall’African Growth and Opportunity Act (AGOA) che dal 2000 permette a Washington l’accesso ai mercati di 39 paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Gli Stati Uniti dopo l’11 settembre hanno iniziato a differenziare i propri approvvigionamenti energetici e già dal 2005 il mercato petrolifero dell’Africa Occidentale e in modo particolare quello nigeriano è diventato un rilevante bacino energetico negli interessi strategici statunitensi. Le importazioni degli Stati Uniti dai paesi membri dell’Ecowas sono: legname, prodotti agricoli, risorse energetiche, minerali e metalli. La fetta delle importazioni più grossa è ricoperta dal settore energetico da dove gli Stati Uniti importano principalmente petrolio e gas naturale. Circa il 14% del petrolio importato dagli Stati Uniti proviene dall’Africa Sub-Sahariana e la Nigeria per Washington è il principale partner regionale in questo settore. Nonostante ciò il livello delle importazioni dall’Ecowas dal 2009 ad oggi non hanno avuto un andamento costante. Infatti, nel 2009 le importazioni statunitensi dai paesi membri dell’Ecowas hanno raggiunto il valore di 19.899.799 $ e nel 2010 questo livello è aumentato sensibilmente con 30.596.036 $ seguito nel 2011 da un ulteriore incremento pari a 35.185.780 $ ma nel primo quarto del 2012 queste sono crollate attestandosi ad un valore di 4.283.989 $. Le esportazioni statunitensi nell’Africa Occidentale sono invece contrassegnate da: prodotti agricoli, chimici, abbigliamento, macchinari, equipaggiamenti e prodotti elettronici. Nel 2010 il livello delle esportazioni nell’Ecowas è ammontato a 6.097.769 $ con un leggero aumento nel 2011 pari a 7.446.281 $, nel primo quarto del 2012 il flusso è deficitario rispetto agli anni precedenti con un totale di 1.700.817 $. Dal punto di vista geopolitico, Washington soltanto negli ultimi anni ha riscoperto vivo interesse verso l’Africa Occidentale. Questo avvicinamento pone le basi nella volontà della politica estera statunitense di contenere l’espansionismo del fondamentalismo di matrice islamica nell’Africa Occidentale ed evitare nuove destabilizzazioni in una regione ricca di risorse energetiche e minerarie di fondamentale importanza. Inoltre, negli ultimi l’espansione commerciale e l’influenza politica della Cina in Africa sono state motivo di apprensione per le amministrazioni statunitensi. Da qui la decisione da parte del presidente Bush nel 2007 di creare l’African Command (AFRICOM), operativo dal settembre 2008, con il fine di coordinare gli interessi e le strategie della Casa Bianca nel continente africano. Una delle politiche dell’Africom nei paesi dell’Ecowas è quello di rafforzare la democrazia e le sue istituzioni. Questa strategia ha trovato subito il sostegno del Ghana che attraverso il suo presidente il 14 giugno del 2012 ha affermato: “L’Africa non ha bisogno di uomini forti, ha bisogno di istituzioni forti”. In Nigeria invece, il Generale dell’Africom Carter F. Ham, nel corso di un forum militare nell’ottobre del 2011, ha confermato i buoni rapporti tra l’organizzazione statunitense e il paese dell’Ecowas nell’ambito del lavoro di contenimento e d’aiuto contro il terrorismo del movimento estremista nigeriano Boko Haram. Un importante accordo tra l’Ecowas e l’Us Agency International Development (USAID) è stato concluso il 7 settembre del 2012 in materia di cooperazione allo sviluppo, sicurezza sanitaria e alimentare. Questo accordo oltre a evidenziare i buoni rapporti tra l’Ecowas e gli Usa, rappresenta la volontà delle parti di voler incrementare la cooperazione e l’integrazione regionale per lo sviluppo economico e la sicurezza della regione dell’Africa Occidentale.

Il terzo partner che nell’ultimo decennio ha avuto importanti rapporti con l’Africa Occidentale è la Cina, la quale ha identificato nel continente africano uno degli obbiettivi strategici dove poter estendere la propria influenza politica ed economica. Nel 2011 il totale degli investimenti cinesi in Africa ha raggiunto i 15 mdl$, questi hanno contribuito a sostenere progetti economici in 50 paesi del continente con oltre 2000 investitori. La partnership tra la Cina ed Ecowas è iniziata ufficialmente nel 2008 grazie al Forum Economico e del Commercio Ecowas-Cina di Pechino. Durante questo incontro la Cina ha evidenziato l’interesse nell’investire nella regione nei settori dei prodotti chimici, energetici, minerari, nell’edilizia, nell’agricoltura e in quello farmaceutico. Un piano strategico generale che ha avuto avvio con la firma di alcuni accordi e intese con il Ghana, la Nigeria e la Sierra Leone per la costruzione d’infrastrutture e in favore degli scambi commerciali. Il Ghana,ad esempio, è uno dei paesi dell’Ecowas che ha intrapreso importanti scambi commerciali con la Cina. Nel 2009 le importazioni cinesi dal Ghana hanno superato l’1,6 mdl$ e nel 2010 questa cifra è aumentata raggiungendo i 2 mdl$. Nel 2012 il 20,5% delle importazioni ghanesi proviene dalla Cina, ormai attestatasi come primo partner commerciale in questo settore. Le esportazioni del Ghana verso la Cina dal 2009 al 2010 sono aumentate del 74% e gli investimenti cinesi nel paese africano nel 2011 hanno avuto un valore 2,5 mdl$. Nel 2011 la Commissione dell’Ecowas insieme ai governi del Ghana e della Sierra Leone hanno avviato un importante progetto di collaborazione con la Import-Export Bank of China per il finanziamento della costruzione e miglioramento di alcune reti infrastrutturali. L’accordo prevede il finanziamento di 320 ml$ per l’autostrada ghanese trans-occidentale dell’Africa Occidentale, 100 ml$ per la costruzione della strada che collega la Sierra Leone alla Guinea ed infine 105 ml$ per l’ampliamento dell’aeroporto di Lungi in Sierra Leone. Con la Nigeria invece, Pechino, nel 2010 ha firmato un importante accordo per la costruzione di tre importanti raffinerie petrolifere dal costo di 23 mdl$. Una mossa che permetterà negli anni futuri una maggiore presenza cinese nel mercato petrolifero nigeriano. Nel 2010, per la Cina la Nigeria è stata il secondo miglior partner commerciale in esportazioni con una percentuale sul totale del continente africano pari al 13%. Nel 2011 questo il livello delle importazioni dalla Cina è aumentato raggiungendo il 17,5%. L’87% delle importazioni cinesi dalla Nigeria sono in petrolio e gas, nonostante ciò, la Cina oggi non rappresenta ancora uno dei partner più importanti in questo settore.
Tra il 2011-2012, nell’ambito dell’Ecowas Vision 2020, un progetto con l’obiettivo di creare un area sicura e altamente sviluppata dal punto di vista economico, politico e sociale, la Cina ha assicurato il proprio sostegno attraverso investimenti mirati e finanziamenti.

Nel 2012 l’evento che ha più inciso nelle relazioni tra i due partner è stato il secondo Forum Cina-Ecowas. Svoltosi il 20 e il 21 marzo ad Accra il Forum ha visto la presenza di numerosi investitori privati cinesi e africani con l’obiettivo di rilanciare gli investimenti in sei settori chiave: energetico, minerario, agricolo, sanitario, farmaceutico, informazione e comunicazione. Il Forum economico e commerciale del 2012 è stato orientato verso la massimizzazione dell’afflusso di investimenti diretti esteri (IDE) provenienti dalla Cina nei paesi dell’ECOWAS, attrarre fondi agevolati a lungo termine per lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche, la promozione degli scambi commerciali tra la Cina e l’Ecowas, per estendere il commercio all’interno della regione e ampliare la portata delle istituzioni finanziarie in Africa occidentale. Il presidente della Commissione Ecowas al termine dei lavori ha espresso soddisfazione e ottimismo per l’alto livello dei rapporti intavolati con la Cina. Il Vice Presidente del Consiglio cinese Yu Ping per la promozione del commercio internazionale invece, all’apertura della cerimonia ha evidenziato sia i forti interessi della Cina nella regione africana sia la necessità di continuare ad approfondire la cooperazione in tutti i settori con il partner africano.

Nei prossimi anni, le previsioni economiche sull’Ecowas, nonostante la crisi internazionale, sembrano essere in favore di una crescita economica sia per il settore agricolo che quello energetico. Questo sarà possibile grazie sia agli investimenti diretti esteri provenienti da Stati Uniti e Cina che da importanti finanziamenti posti in essere dalla Banca per l’Investimento e lo sviluppo dell’Ecowas (EBID). Questa, già nel marzo del 2012 ha affermato di aver investito 45,5 ml$ per vari progetti di sviluppo economico in Nigeria. Per assicurare questa crescita economica, orientata verso il rafforzamento del settore privato, dovrà essere garantita nella regione quella stabilità politica e sociale che le istituzioni dell’Ecowas oggi giorno tentano di mantenere e prevenire attraverso le missioni dell’Ecomog. In questo ambito, il ruolo dell’Ecowas potrà essere di vitale importanza nelle crisi regionali ancora aperte come in Mali, Guinea Bissau. Di fondamentale importanza risulterà anche l’appoggio politico e militare delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana in modo da legittimare i possibili interventi ed evitare divisioni e attriti tra i paesi membri della Comunità.

Riguardo alla questione della Nigeria e il problema del terrorismo portato avanti dal movimento Boko Haram, Ecowas in questi mesi ha avuto una posizione di attesa nel rispetto dell’opera del governo di Abuja in materia di anti-terrorismo. Nonostante ciò, se la situazione in Nigeria degenererà, i vertici dell’Ecowas hanno affermato, già nel luglio del 2012, la disponibilità ad un intervento armato per porre fine agli attacchi terroristici contro i cristiani. Dal punto di vista dell’integrazione economica-monetaria regionale, l’Ecowas non sembra poter raggiungere nel breve risultati tali da poter imporre una moneta unica e la creazione di un mercato comune competitivo. I motivi oltre che interni, legati alla presenza di politiche protezionistiche e all’eterogeneità delle condizioni economiche dei vari paesi membri, sono anche legati alla crisi internazionale che in questo momento scoraggia importanti aperture politiche ed economiche da parte dei governi nazionali che preferiscono difendere la propria sovranità monetaria e fiscale portando avanti politiche nazionaliste.


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