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Ecuador: Correa è presidente per la terza volta consecutiva

Creato il 18 febbraio 2013 da Eldorado

Una formalità. Le elezioni presidenziali in Ecuador si sono consumate seguendo un copione già scritto, dove il presidente in carica, Rafael Correa, ha ottenuto una vittoria schiacciante: 57% dei voti, secondo dati ufficiosi, con trentasette punti percentuale di vantaggio sul primo rivale, il banchiere legato all’Opus Dei, Guillermo Lasso. Un abisso.
Quella di Correa è una vittoria che viene da lontano, da due amministrazioni coerenti e combattive impegnate ad ottenere il riscatto morale di una nazione sottomessa per troppo tempo agli interessi corporativi e di casta. Una vittoria fatta di piccoli passi, in patria e fuori, spesso oggetto di critiche ma mai fuori dal personaggio. La questione dell’asilo concesso nell’ambasciata ecuadoriana di Londra a Julian Assange è stata un colpo mediatico senza precedenti, per un paese che anteriormente pochi sarebbero stati capaci ad inviduare nella mappa del Sudamerica. 
Correa domenica sera è apparso sul balcone del palazzo di Carondelet per ricordare, circondato da familiari, amici e alleati politici, come Esta revolución no la para nada ni nadie, che questa rivoluzione non la ferma niente e nessuno. Ha dedicato la vittoria a Chávez in convalescenza a Cuba, e poi ha ribadito che i prossimi quattro anni serviranno per stabilire un cambiamento irreversibile nella società ecuadoriana.
Parla bene Correa e si presenta bene, esagerando a volte i toni, infiammandosi quando si rivolge contro i potenti che negli anni passati si sono spartiti beni e tesori dell’Ecuador. I prossimi a cadere, dice, saranno i manipolatori delle coscienze, i padroni dei mezzi di comunicazione che gli hanno messo e continuano a mettergli i bastoni tra le ruote. I risultati di queste elezioni lo legittimano ancora di più di quel 51% rosicato quattro anni fa contro Lucio Gutiérrez (che questa volta, dopo il mancato ballottaggio del 2009, si è fermato ad un misero 6%). L’agenda parla ora di una rivalutazione della dipendenza dal petrolio, con massicci investimenti nell’industria estrattiva e dell’energia idroelettrica. L’Ecuador è paese dalle grandi risorse, ma per giungere all’equità sociale Correa si dice pronto a passare per la scure degli investimenti privati dei grandi capitali provenienti dall’estero. Le licitazioni per l’estrazione di oro, argento e rame sono pronte, il rischio è quello che con tanta carne al fuoco Correa segua i passi del suo vicino Humala piuttosto che del beneamato Chávez. Staremo a vedere.
Il nuovo mandato comincerà il prossimo 24 maggio; ad accompagnarlo, nella carica di vice presidente, ci sarà l’immancabile Jorge Glas, da tempo tra i suoi più stretti collaboratori.


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