Quando Gianfranco Salvatore, l’etnomusicologo “che move il sole e l’altre stelle”, mi ha chiesto di scrivere un libro sul rap italiano, mi sono anzitutto fidato di lui. Uno che ha scritto cose illuminanti su Miles Davis ma anche su Lucio Battisti lo devi stare a sentire. Seguo il rap da quando è nato: non parlatemi di old school, io c’ero davvero, facevo il liceo a Latina e un mio compagno di classe (Massimiliano) arrivava trionfante con dischi come “Run Like Hell” dei Run DMC e “Bad” di LL Cool J, poi un giorno mi fece sentire “Colors” di Ice T e penso di essere stato totalmente dentro il rap da allora, da quando i frà ti rubavano il Woolrich sostanzialmente, e anche da prima.
Quello che sento intorno al libro, attualmente, è grande fermento, grande interesse, tanti stimoli, tanta fame di conoscere, sapere, confrontarsi. Poi vedo in giro anche tanti haters, gente che parla senza sapere e senza leggere; gente che agli incontri alza la mano ancora prima che io abbia aperto bocca; ma, citando un grande intellettuale del nostro tempo, “mi piace il rumore dei nemici”.
A voi dedico un bel FAQ, nel senso delle Frequently Asked Questions:
- Perché hai intervistato Baby K che non è assolutamente rap?
Ho intervistato ANCHE Baby K perché è bravissima, e il suo album è la cosa più nuova che sia uscita in Italia nell’ambito non tanto del rap, che di cose nuove ne ha viste proprio pochine, ma in generale della popular music. Se non lo avete ancora capito ve lo rispiego, ho tantissima pazienza.
- Perché in un libro sul nuovo rap c’è Fabri Fibra che non è nuovo per niente?
Nuovo Rap Italiano è una definizione storiografica che parte da una certezza: il rap italiano fra il 1999 e il 2000 era alle corde, un fenomeno passato di moda. A partire dal nuovo secolo, con album come “MI Fist” dei Club Dogo e “Turbe Giovanili” di Fabri Fibra, ha avuto inizio una nuova storia del rap in Italia. Quindi nuovo non significa per me “uscito stamattina”.
- Perché parli anche di Caparezza che non è per niente rap?
Perché invece lo è, e se uno passasse più tempo ad ascoltare la musica invece che a decidere cosa è rap e cosa non è rap, poi lo saprebbe riconoscere.
- Perché tu che non fai parte della scena, non scrivi sui forum, non scrivi sui blog di rap, poi te ne esci con un libro sul rap?
Sarebbe come chiedere a uno storico come mai scrive un libro sulla Seconda Guerra Mondiale pur non avendola combattuta. Rispetto profondamente chi ha scritto di rap italiano “dal di dentro” in questi anni sui blog, sui siti e sulla carta; ma ritengo che due prospettive diverse sullo stesso oggetto siano molto utili, l’una non toglie niente all’altra.
- Ma perché un libro sul rap, il rap si fa, non se ne scrive!
Bravo, se tutti la pensassero così non esisterebbe la storia come disciplina, e ogni cinque anni penseremmo di aver inventato il rap, l’acqua calda, e tante altre cose che invece è bene aver documentato.
- Perché ci sono le foto del rapper X che a me non piace e invece ci sono le foto del rapper Y che non mi piace?
Le foto (bellissime) sono di un giovane artista, Andrea Laudisa, che di rap e di immagine ne sa. Mi sono affidato a lui. Ovviamente i rapper presenti nella galleria fotografica, da Kiave a Tormento, sono tra i miei preferiti in assoluto, ma quello che contava era soprattutto proporre uno stile, a prescindere dai soggetti rappresentati, e Andrea è riuscito a farlo. Per le foto da mettere in cameretta, invece, ci sono i libri sugli One Direction.
Con questa per ora chiudo.
Ci sentiamo presto, ci vediamo in giro alle presentazioni o ai live set dei nostri artisti preferiti. Con l’occasione un GRAZIE cubitale a chi ha fatto qualcosa per far conoscere questo libro: in ordine di tempo Morris Borbone di Studio93, la redazione di THE FLOW (Deejay TV), il gentleman del rap Max Brigante di 105, gli amici di Luna Scarlatta a Cagliari, gli amici di Etnoblog a Trieste. Thnx guys.
El-Bee
Luca Bandirali, autore de Il Nuovo Rap Italiano, ora disponibile anche in formato ePub su Bookrepublic.it