Edilizia sostenibile e Green Economy, ANCE: ecco come e dove intervenire

Creato il 28 novembre 2013 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT

Il 22 novembre si è svolta l’audizione dell’ANCE presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sulla Green Economy. La delegazione associativa ha evidenziato che il modello di sviluppo basato sulle fonti energetiche di origine fossile e sul consumo di materie prime non rinnovabili è divenuto una via non percorribile per crescita: è necessario favorire la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, e di edilizia sostenibile.

L’edilizia può contribuire al risparmio energetico e deve prestare attenzione al tema della sostenibilità, in quanto è per natura energivora.

La Commissione Europea ha individuato nell’edilizia sostenibile uno dei sei mercati con grandi potenzialità di sviluppo anche in termini di occupazione e nuove figure professionali, insieme alle energie rinnovabili e al riutilizzo dei materiali.

A proposito delle potenzialità “green” del settore delle costruzioni, tre gli ambiti su cui intervenire in modo mirato.

Nuove costruzioni
Il primo ambito di intervento riguarda le nuove costruzioni, in cui da una parte occorre muoversi nella direzione degli “edifici a energia quasi zero”, dall’altra è necessario favorire l’utilizzo di materiali costruttivi il cui impatto sull’ambiente sia sempre più ridotto, anche attraverso la pratica del riciclo dei materiali da costruzione e demolizione. È necessario quindi:
- incentivare l’utilizzo di materiali provenienti da recupero di rifiuti da costruzione e demolizione, prevedendo l’istituzione di sistemi incentivanti già nel disegno di legge collegato alla Legge di Stabilità recante disposizioni in materia ambientale;
- implementare il Green Public Procurement, completando il quadro regolamentare con riferimento al settore delle costruzioni;
- aggiornare gli operatori del settore edile, per facilitare la transizione verso i cosiddetti “green jobs”.

Riqualificazione dell’esistente
Secondo ambito di intervento è il patrimonio edilizio esistente, cui sono imputabili la gran parte dei consumi di energia, oltre a carenze funzionali come le barriere architettoniche e l’inadeguatezza alla normativa sismica. Al riguardo, ha espresso la necessità di:
- rendere stabile la detrazione fiscale del 65% per le riqualificazioni energetiche, rimodulandone l’entità in funzione della maggior efficacia dell’intervento;
- prevedere nuove misure di sostegno alle attività di efficientamento energetico degli edifici esistenti, indirizzate a risolvere in particolar modo le situazioni “critiche” come quelle degli immobili in affitto o dei condominii;
- avviare il terzo ciclo del Fondo rotativo Kyoto, tornando all’impostazione originaria del primo ciclo, ovvero a una procedura di accesso più semplice e a una concentrazione dei fondi sugli interventi prettamente energetici;
- promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione sui benefici derivanti dal miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, indirizzate al pubblico, alle aziende e alla Pubblica Amministrazione.

Lo sviluppo della città
Il terzo ambito è rappresentato dalle città in senso lato. Al riguardo s’impone la necessità di:
- definire una legge quadro per il governo del territorio che consenta di avviare un’efficace azione per la riqualificazione urbana;
- incentivare fiscalmente i processi di riqualificazione urbana, favorendo la “rottamazione dei vecchi fabbricati” e la loro sostituzione con edifici di “nuova generazione”;
- riqualificare il patrimonio scolastico: è prioritario avviare un grande programma per l’efficientamento e la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica che privilegi la collaborazione pubblico-privata, prevedendo allo stesso tempo l’esclusione dal Patto di stabilità interno dei fondi pubblici destinati al programma;
-
rimuovere le barriere che ostacolano l’uso di capitali privati nella realizzazione di opere al servizio della collettività;
- dare certezza e velocizzare i processi di rifunzionalizzazione delle aree industriali dismesse, tenendo sempre in considerazione salute e della sicurezza.

Fonte: Ance.it


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