Magazine Cultura
È ora al vaglio del presidente Napolitano la legge che limita gli sconti sui libri, approvata il 20 luglio dal Senato con il consenso quasi unanime delle forze politiche (unici astenuti due radicali). (Qui il testo della legge) Si tratta di un cambiamento molto importante, che regolamenta la vendita dei libri al consumatore finale, effettuata «da chiunque e con qualsiasi modalità », ivi compresa la cessione tramite corrispondenza e internet. In generale, rispetto al prezzo di copertina stabilito dall’editore, viene permesso uno sconto massimo del 15%, mentre promozioni superiori, considerate del tutto eccezionali, possono essere praticate fino al 25% per un periodo massimo di un mese (escluso dicembre) e fino al 20% in fiere e manifestazioni internazionali. Sconti liberi invece per libri antichi, rari, usati, fuori catalogo o pubblicati da almeno 20 mesi. Nelle intenzioni del legislatore il provvedimento dovrebbe risollevare le sorti dell’editoria italiana, da tempo in forte crisi, ma in realtà sono molti i punti contestabili, che non hanno mancato di suscitare accese polemiche. In primo luogo per effetto della legge il mercato dei libri viene sottoposto a interessi e vincoli che nulla hanno a che fare con la lettura e la cultura in sé. Il prezzo dei libri non viene più stabilito dal principio della libera concorrenza, ma imposto dall’alto in modo anacronisticamente rigido. Viene così clamorosamente leso il principio di libera iniziativa economica con una norma sostanzialmente anticostituzionale. Senza pensare poi che l’equazione “meno libri = più cultura” è assolutamente inverosimile. Con l’aumento dai prezzi diminuiranno le vendite e la diffusione dei libri, in barba alle finalità di protezione del "pluralismo dell'informazione" e di "diffusione della cultura" sbandierati dai promotori della normativa. E ad esserne danneggiati non saranno solo i singoli lettori, che non avranno più sconti importanti, ma anche i piccoli editori e librai. Questi infatti, solo apparentemente beneficiati dalla legge, rischiano invece di divenire più vulnerabili, in quanto sopravvivono grazie alla possibilità di immaginare strategie di mercato diverse, parallele e alternative. Si pensi ad esempio alle promozioni attuate in occasione di qualche evento o anniversario, alle misure di fidelizzazione di clienti affezionati, ai vantaggi offerti dal commercio elettronico, insomma a tutti quei modi che permettono di concepire un mercato libero e atipico. Che dire poi della biblioteche, private della possibilità di ampliare le proprie acquisizioni e fare fronte alle richieste degli utenti, sempre più pressanti e varie con l’acutizzarsi della crisi economica. Inoltre, fatta la legge, trovato l'inganno. Qualsiasi venditore potrà registrare un dominio Internet in uno stato straniero e vendere a sconti liberi la produzione italiana. A meno che non si pensi di far controllare dalla polizia postale tutti i pacchi contenenti libri per verificarne il prezzo, fermare una tale pratica sarà impossibile. Anzi, se qualcuno provasse a fare questo, contravverrebbe al Trattato Ue, che proibisce ogni restrizione al libero scambio tra gli Stati membri.
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