Franco Forte è uno scrittore di successo: l’ultimo dei suoi romanzi “Il segno dell'untore” (Mondadori 2012) si è aggiudicato il Premio Fiuggi Storia 2012, uno dei più importanti premi letterari dedicati al romanzo storico.
È autore Mediaset per le serie TV "Distretto di Polizia" e "RIS: Delitti imperfetti", sceneggiatore, giornalista e direttore responsabile delle riviste "Writers Magazine Italia", "Robot" e "Delos Network", il network di siti di Delos Books.
Dal 2011 Franco Forte è anche Direttore Editoriale delle collane da edicola Mondadori I Gialli Mondadori, Segretissimo, Urania.
È in tale veste che Pinkafé lo ha contattato per rivolgergli alcune domande volte a comprendere il mondo della realtà editoriale rivolta al grande pubblico che acquista i propri libri in edicola.
Pinkafé è orgoglioso e felice di ospitare Franco Forte, al quale diamo il benvenuto.
La sua esperienza all’interno delle collane da edicola della Mondadori è iniziata anni fa come traduttore, autore e consulente editoriale. Oggi è direttore di collane storiche e di provato successo: vuole illustrarle ai nostri lettori?
Be’, direi che queste collane si raccontano da sole, grazie alla loro storia. I Gialli Mondadori hanno più di 80 anni, e sono la collana che ha dato il nome a questo genere letterario: il giallo lo chiamiamo tale proprio in riferimento al colore delle copertine di questa collana, non viceversa. Urania, dedicata alla fantascienza, ha compiuto quest’anno il 60° compleanno, ed è ormai un’icona della science fiction nazionale. Segretissimo, infine, è l’unica collana di romanzi dedicati alla spy story e all’action non solo in Italia, ma in gran parte del mondo.
Il volume è molto grande, da una parte perché pubblichiamo moltissimi titoli (sessanta gialli all’anno, una trentina fra le varie proposte di Urania e un’altra trentina fra quelle di Segretissimo, quindi parliamo di 120 romanzi ogni anno), e poi perché il parco edicole è vastissimo e per coprirne quante più possibile le tirature sono molto alte, ben superiori alla media di quelle fatte registrare dai romanzi destinati alle librerie. D’altra parte, i nostri libri hanno prezzi di vendita molto bassi, pur presentandosi come romanzi di qualità a tutti gli effetti, e questo sta attirando molti lettori che, in tempo di crisi, preferiscono contenere le spese per la narrativa (senza per questo rinunciare a prodotti ben fatti).
Il suo ruolo comporta delle scelte: come “si sceglie” un’opera da pubblicare? Quali requisiti deve soddisfare?
Questa è la parte più delicata e difficile del lavoro. Si cerca di pubblicare gli autori consolidati, quelli che dimostrano (numeri di vendita alla mano) di avere un pubblico, e al contempo si va a caccia di nuovi talenti, di promesse capaci di stimolare l’interesse dei lettori, magari per allargare il ventaglio di acquirenti. Naturalmente, a volte si seguono le correnti letterarie del momento, altre gli autori che dimostrano la capacità di innovare, ma non sempre la risposta del pubblico è soddisfacente, così mese dopo mese, fascicolo dopo fascicolo, la collana muta e si adatta a seconda delle esigenze dei lettori, che sono piuttosto variegate, visto che il pubblico dell’edicola è quello che passa e acquista per un impulso del momento (coloro che fanno acquisti regolari sono la minoranza, purtroppo).
A quale pubblico si rivolgono principalmente i romanzi venduti in edicola?
Come ho detto più sopra, a quello più vario ed eterogeneo che ci sia, perché in edicola ci vanno tutti, e se ci cade l’occhio su qualcosa magari lo acquistiamo, altrimenti no. C’è poi uno zoccolo duro di appassionati che acquista regolarmente le nostre collane, ma a quel punto preferiscono abbonarsi, così da avere la certezza di ricevere i volumi a casa spendendo quasi la metà rispetto agli acquisti singoli.
Quali sono le differenze o i punti in comune fra il pubblico che legge i romanzi da edicola e quello che acquista solo in libreria?
La mia esperienza mi dice che c’è una differenza enorme. Chi compra in libreria è più abituato a guardare sugli scaffali, a cercare, a giudicare le copertine e a leggere le quarte, a soffermarsi un attimo fra i bancali per vedere se qualcosa attira lo sguardo, se un libro incuriosisce. Il cliente dell’edicola è quello che passa di fretta, che non ha tempo da perdere mettendosi a guardare che cosa sfavilla sugli scaffali, e quindi bisogna catturarlo all’istante, altrimenti lo perdiamo. Una clientela più di consumo spicciolo, possiamo dire, di difficile catalogazione. Il che rende più difficile anche realizzare un prodotto che possa soddisfarla come si deve.
Quanto l'avvento di Internet ha modificato il pubblico e le collane?
C'è qualcosa che è mutato in modo rilevante nel corso degli anni, oppure le collane rimangono, salvo modifiche fisiologiche, sempre le stesse?
Abbiamo cambiato tutto, nell’arco di due anni. Formato, grafica di copertina, interni, autori. Ultima in ordine cronologico Urania, che ha festeggiato i 60 anni di vita con un cambio di grafica e formato, come già era successo per i Gialli nel 2011 e per Segretissimo all’inizio del 2012. Dopodiché, ci sono sottocollane che muoiono e altre che nascono, in un continuo tentativo di variegare l’offerta e cercare di captare le istanze di questo frenetico pubblico da edicola che non si ferma mai.
I gusti dei lettori come si sono evoluti?
Molto poco, direi. I classici, infatti, sono quelli che vanno sempre per la maggiore, in tutte le nostre collane.
Gli autori che pubblicano nelle collane da edicola hanno una grande diffusione e un pubblico assai vasto; tuttavia, nonostante non rappresenti più il luogo di vendita delle “eccellenze”, ogni scrittore aspira a vedere il proprio lavoro collocato sugli scaffali di una libreria. Scrivere per l’edicola rende il passaggio alla libreria più facile o, al contrario, vincola l’autore a questo settore?
Gli autori italiani devono confrontarsi con la maggiore offerta rappresentata dal mercato internazionale e con una certa esterofilia dei lettori: questo può comportare che – pur sulla base di una parità qualitativa – sia preferito l’autore straniero a quello di casa nostra?
E’ sempre così, purtroppo, anche se da qualche anno le cose stanno migliorando. Del resto, non c’è altro modo per dimostrare ai lettori che anche gli italiani sanno scrivere bene, se non quello di proporre romanzi di valore. E per farlo l’edicola mette in campo delle iniziative uniche nel loro genere, come per esempio il Premio Tedeschi per il giallo e il Premio Urania per la fantascienza, che consentono di valutare dattiloscritti italiani con grande attenzione, e scegliere il migliore da pubblicare, che viene regolarmente premiato da pubblico, che lo acquista con lo stesso interesse dei tanti stranieri che vanno per la maggiore.