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Edoardo Narduzzi spiega perché bisogna investire nel nucleare

Creato il 15 dicembre 2010 da Lorenzo_gigliotto

Pluralismo e diversificazione rappresentano un valore aggiunto in tanti settori dell’attività umana. La stessa cosa vale per l’energia: un mix di fonti con caratteristiche diverse potrebbe essere un’ottima soluzione al problema del nostro approvvigionamento. Ne è convinto Edoardo Narduzzi, imprenditore, giornalista, scrittore ed esperto di questioni energetiche, che espone il suo punto di vista su Italia Oggi.

Ben venga, allora, aprire le porte al nucleare, innanzitutto per ridurre la nostra dipendenza da un’unico tipo di fonte, come quella fossile: “Nel caso delle fonti energetiche, un Paese che decide di differenziarne le produzione su più fronti come combustibile fossile, rinnovabili e nucleare arricchisce la propria situazione. Non soltanto perché non dipende troppo da un’unica materia prima, ma perché si attrezza meglio a gestire il possibile futuro energetico”.

È ovvio, allora, che investire nel nucleare porterebbe altri benefici, sia per la nostra industria che per l’occupazione. Per quanto riguarda lo sviluppo economico, assistiamo a una fase di rinascita dell’industria mondiale nucleare, per cui, secondo Narduzzi, “se quella del nucleare è una partita talmente strategica da interessare tutto il globo, non è poi così disdicevole che anche l’Italia provi a fare la sua parte”.

Anche perché, come abbiamo già detto, il ritorno all’energia atomica creerebbe l’esigenza di formare personale specializzato e, quindi, le condizioni per nuovi posti di lavoro: “Riassorbire l’occupazione prodotta dall’ultima crisi non sarà facile e ogni opzione va colta al meglio per creare crescita e lavoro specialistico – continua il giornalista”. Gli effetti già si vedono: “Nel 2009 l’annuncio del governo di riaprire il dossier nucleare ha già prodotto un risultato positivo:le matricole delle cinque facoltà di ingegneria energetica e nucleare sono esplose. 15 iscritti a Bologna nel 2001 e 155 nel 2009;68 al Politecnico di Torino contro i 27 del 2003;98 al Politecnico di Milano contro i 59 del 2005”. Non resta altro che continuare su questa strada.



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